Che l'Italia vanti una biodiversità straordinaria non è certo una novità. Nel nostro Paese vive un numero elevato di piante di interesse comunitario, con 104 specie vegetali incluse nella Direttiva Habitat (Direttiva n. 92/43/CEE emanata il 21 maggio 1992 dalla Commissione Europea). Molte di queste sono endemiche, ovvero sono esclusive di un determinato territorio. Capisci quindi che si tratta di un patrimonio dal valore inestimabile tutto da proteggere.
Tuttavia, secondo l'ultimo report sullo stato di attuazione della Direttiva, 58 specie sono in cattivo stato di conservazione: per esempio, nell'arco alpino la testa di drago, la genziana ligure e la sassifraga del monte Tombea, o al Centro-Sud la primula di capo Palinuro, la bocca di leone di Linosa, il ginestrone delle Isole Eolie, la felce gigante della Sicilia e il ribes della Sardegna si trovano in condizioni sfavorevoli e il trend in atto indica un peggioramento della situazione in futuro.
Per dare una risposta a questo problema è nato allora il progetto LIFE Seedforce, finanziato dalla Commissione Europea con un budget totale di quasi 7,8 milioni di euro. Il sottotitolo dell'iniziativa è "Using Seed banks to restore and reinforce the endangered native plants of Italy", ovvero utilizzare le banche dei semi per recuperare e rafforzare le specie native italiane a rischio estinzione. Guidato dal Museo delle scienze di Trento, il progetto coinvolge 15 partner italiani e stranieri ed è implementato in 10 regioni italiane (Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Veneto), oltre che in Francia (Provence-Alpes-Côte d' Azur), Malta e Slovenia.
"Si tratta di una vera e propria rescue operation in grande stile, compiuta su 29 specie, di cui 28 in Italia, particolarmente rare e minacciate presenti in 76 hotspot di biodiversità, di cui 59 nel nostro Paese, dalle Alpi alle Isole maggiori passando per la pianura padana e l’Appennino", spiega Costantino Bonomi, conservatore di Botanica del MUSE e coordinatore del progetto Seedforce. "Grazie a un approccio integrato, verranno rimosse o mitigate le minacce che gravano su 139 siti di intervento, di cui ben 107 in Italia, dove verranno trasferiti oltre 25 mila individui di queste specie rare, di cui 20 mila in Italia, propagate massivamente in serra e in laboratorio per spezzare le catene dell’isolamento che oggi le condannano all’estinzione".
In sintesi, le attività del progetto LIFE saranno volte a migliorare significativamente l'habitat e lo stato di conservazione delle 29 specie di piante target di interesse comunitario. Infatti il rischio di estinzione per queste specie – si legge nel comunicato diffuso dal MUSE – , a parte i fattori intrinseci come la scarsità numerica degli individui delle popolazioni e l’isolamento, è causato dalle modifiche dell’habitat prodotte dall’uomo, tra le quali l’abbandono delle pratiche agricole e territoriali tradizionali (come la cessazione della ceduazione e della fienagione negli habitat selvatici e il pascolo eccessivo), l’invasione di specie aliene e il calpestio causato da attività ricreative ad alto impatto e dal turismo.
Per eliminare o attenuare queste minacce si procederà quindi al controllo della rivegetazione (rimozione di arbusti e alberi, taglio dell'erba), alla protezione dal pascolo eccessivo e dal calpestio con recinzioni e all’eradicazione sostenibile delle specie aliene invasive. Per combattere l'isolamento delle piante e la frammentazione degli habitat, Seedforce aumenterà infine le dimensioni della popolazione con un mix di genotipi selezionato che imiterà il flusso genico naturale, conservando così le caratteristiche delle specie e favorendone la diffusione.