Ogni giorno dieci milioni di pezzi di microplastiche vengono ingeriti dalle balene

Secondo i calcoli di uno studio condotto dai ricercatori della Stanford University e della California State University, ogni giorno le balene arrivano a ingerire 10 milioni di pezzi di microplastiche. Il rischio è che ne vengano alterati gli ormoni che regolano la crescita, lo sviluppo, il metabolismo e le funzioni riproduttive.
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Gaia Cortese 6 Novembre 2022

Ignorato per troppo tempo, l’inquinamento da plastica in mari e oceani sta diventando un problema sempre più urgente. Basta pensare che alcuni dati forniti dal WWF denunciano come ogni anno vengano prodotti 450 milioni di tonnellate di plastica e di queste, 8 milioni finiscano negli oceani. E a farne le spese sono ancora una volta le specie animali.

A questi dati si aggiungono quelli portati da uno studio condotto da alcuni scienziati della Stanford University e della California State University. I ricercatori hanno calcolato che le balene, che includono balenottere azzurre, megattere e balenottere comuni, arrivano a ingerire 10 milioni di pezzi di microplastiche al giorno e questo succede per diversi motivi.

Innanzitutto per il loro comportamento di filtraggio. Questi animali, infatti, si nutrono di plancton attraverso il filtraggio dell’acqua marina e nel far questo ingeriscono grandi quantità di microplastiche che non solo possono impedire loro di assorbire i nutrienti necessari alla loro sopravvivenza, ma possono anche avere gravi effetti collaterali sulla loro salute.

Le microplastiche, infatti, trasmettono anche delle tossine agli animali che la ingeriscono, come ha dichiarato al quotidiano britannico Guardian, una ricercatrice italiana, Maria Cristina Fossi, in tempi ancor meno recenti: “L’esposizione a queste tossine rappresenta una grave minaccia per la salute di questi animali poiché può alterarne gli ormoni che regolano la crescita, lo sviluppo, il metabolismo e le funzioni riproduttive”.

Maria Cristina Fossi è stata coautrice di un altro studio sui rischi derivanti dall’ingestione di microplastiche da parte di squali e balene, a dimostrazione che il problema è sotto gli occhi degli scienziati da diverso tempo, ma ancora poco si è fatto per risolverlo.

Tornando allo studio più recente dei ricercatori americani, questi hanno combinato i dati sulla microplastica della California Current con misurazioni del comportamento di foraggiamento ad alta risoluzione di 191 esemplari. È stato osservato che questi animali si nutrono principalmente a profondità di 50-250 metri, proprio dove si trova la maggior parte delle microplastiche.

È stato così stimato che le balenottere azzurre potrebbero consumare circa 10 milioni di pezzi di microplastica al giorno, mentre le megattere potrebbero ingerire fino a quattro milioni di frammenti ogni giorno. Purtroppo se le aree in cui vivono. corrispondono anche a quelle più inquinate, le microplastiche continueranno a rappresentare un importante fattore di stress per la popolazione di balene. Nonostante ancora non si conoscano gli effetti a lungo termine dell'assunzione di queste sostanze, gli scienziati allertano sui rischi fisiologici e tossicologici che le balene stanno correndo.