Oli di scarto delle cucine: gli italiani non li riciclano e mancano i punti di raccolta, ma l’autonomia energetica parte anche dal loro riuso

Nel nostro Paese quasi la totalità dell’olio che usiamo per cucinare nelle nostre cucine non viene riciclato correttamente. Le colpe? La scarsa informazione ai cittadini e la mancanza di punti di raccolta. Ecco cosa emerge dal rapporto “Scusa, mi ricicli l’olio?” di Economiacircolare.com e l’app Junker.
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Francesco Castagna 13 Luglio 2022

Cosa fai quando friggi delle patatine in padella? Dove butti l'olio di scarto? La maggior parte delle persone lo versa in bagno o nel rubinetto della cucina. Questa è un'abitudine altamente sbagliata, che dobbiamo imparare a cambiare. Ma soprattutto, se ti sei chiesto in questi mesi cosa potessi fare per contribuire anche tu a diminuire la dipendenza dai combustibili fossili, sapevi che un modo è anche riciclare l'olio in modo corretto?

Gli oli di scarto infatti non vanno in nessun modo gettati nelle tubature, al contrario. Questo perché l'olio esausto non è un prodotto biodegradabile e nemmeno un rifiuto organico. Gli oli possono inquinare l'acqua potabile o inaridire i terreni dove vengono buttati.

Dovresti quindi raccogliere l'olio in bottiglia e recarti negli appositi punti di raccolta dove gettarli, una volta che la bottiglia è piena. Generalmente questi luoghi sono le isole ecologiche, a volte se sono dotati degli appositi contenitori puoi provare anche dal benzinaio o nei supermercati.

Sarebbe molto semplice, se non fosse che un report diffuso dal sito online economiacircolare.com e dall'applicazione Junker mostri il contrario. Secondo il rapporto, infatti, "1 chilogrammo di olio vegetale esausto può inquinare una superficie d’acqua di 1.000 metri quadrati, per non parlare dei danni alla rete fognaria e al sistema di depurazione".

Oggi viene raccolto solamente il 5% dell’olio immesso sul mercato. 80mila tonnellate delle 200mila immesse. Questo è sicuramente uno spreco, dal momento che stiamo cercando di ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili e potremmo migliorare la nostra autonomia anche salvando tutto lo spreco di risorse. Gli oli infatti, se non lo sapevi, se riciclati correttamente potrebbero essere riutilizzati sotto forma di biocarburanti, con un risparmio di 16 milioni di euro persi per la mancata raccolta.

Ma ciò che più conta è che la filiera degli oli di scarto non è circolare, questo vuol dire che ci sono numerosi errori che complicano la raccolta. Il primo è il non fornire al cittadino le corrette informazioni su come si raccoglie l'olio, sia a livello comunale che nazionale. Infatti, grazie alle segnalazioni dei cittadini sull'app Junker, esistono 1550 punti di raccolta di oli esausti in Italia. Uno ogni 39mila abitanti, un dato ancora troppo basso. Questo perché gli oli esausti a differenza di altri prodotti possono essere riciclati completamente. Il loro riutilizzo serve a creare, secondo il report, biodiesel, bio-lubrificanti per macchine agricole o nautiche, saponi, prodotti cosmetici e inchiostri.