
Anche nel campo della cosmetica e della cura di sé ormai la sostenibilità è un aspetto impossibile da tralasciare. Perché, ormai è chiaro a tutti, la cura di noi stessi non può scindersi dalla cura per il luogo in cui viviamo. Così anche il settore della cosmesi, che da solo era valutato 500 miliardi di dollari nel 2018 e si stima che entro il 2024 raggiungerà gli 863 miliardi, inizia a necessitare un miglioramento nella propria impronta ecologica, miglioramento che deve toccare tutte le fasi in modo trasversale.
Negli ultimi anni, infatti, si è verificata una sempre maggiore attenzione da parte dei consumatori nei confronti della nascita (ma anche la vita e la morte) di questi prodotti in un’ottica di sostenibilità. Sono tantissime infatti le persone che prediligono cosmetici realizzati nel rispetto dell’ambiente.
Anche perché non si può dire che il loro impatto sul Pianeta sia trascurabile, considerando l’intero ciclo produttivo e anche l’utilizzo. Siamo abituati a ragionare sull’inquinamento derivante dai cosmetici soprattutto per quanto riguarda le microplastiche che contengono e che inevitabilmente finiscono per disperdersi nell’ambiente e raggiungere il mare. Ma forse non hai mai pensato che il settore cosmetico ha il suo effetto anche attraverso le emissioni di gas serra (tra lo 0,05% e l’1,5% del totale), l’impiego di risorse idriche e il packaging spesso realizzato in materiali plastici.
Lo si capisce molto bene dal rapporto Make Up the Future realizzato dalla società di consulenza Quantis che analizza l’impatto di questi prodotti sull’ambiente, considerando ogni aspetto che li coinvolge.
Il packaging del cosmetico è la prima cosa che si vede e il primo elemento in grado di veicolare il nostro pensiero e il nostro gusto. Inoltre rappresenta la componente in grado di segnalarci se quel prodotto può essere considerato sostenibile (almeno dall’esterno) oppure no. Infatti, secondo la ricerca Quantis il 78% delle persone intervistate ha affermato di ricercare un packaging privo di plastica, mentre il 75% opta per un packaging riutilizzabile o ricaricabile, come ad esempio i contenitori che è possibile riempire nuovamente in negozio. Per diminuire l’impronta ecologica delle confezioni dei cosmetici ci si può quindi indirizzare verso l’ecodesign, l’utilizzo di materiali omogenei in modo da consentire un conferimento dei rifiuto più semplice ed efficace, ma anche che siano biodegradabili o riciclabili. Un’altra alternativa efficace è la pratica del refill e del riutilizzo del contenitore, che consentirebbe non soltanto un ridotto impatto ambientale e un risparmio in termini di risorse idriche ma anche una minore produzione di rifiuti.
L’acqua è un elemento fondamentale nella cosmetica così come nella stragrande maggioranza dei settori produttivi. Il suo impiego riguarda infatti sia la produzione, sia la crescita degli ingredienti vegetali necessari per realizzare il prodotto, sia l’utilizzo del cosmetico stesso. Il 65% degli intervistati nell’ambito della ricerca ha dichiarato di tenere in alta considerazione la riduzione dell’impronta idrica e ciò implica le fasi della produzione del cosmetico ma anche quelle relative all’utilizzo, ad esempio se, come sapone o shampoo, il prodotto richieda necessariamente un risciacquo dopo l’uso.
L’ideazione e il design del prodotto cosmetico e della sua confezione sono strettamente legati anche all’impatto ambientale dovuto al suo trasporto. Questo perché un design più minale e ottimizzato consente di trasportare più pacchi nello stesso viaggio, oltre al fatto che un contenitore riutilizzabile e realizzato in ottica di “refill” può risparmiare diversi viaggi a nuove confezioni. L’ottimizzazione dei trasporti è senza dubbio uno degli aspetti che consente di risparmiare l’emissione di CO2 in atmosfera.
La fase dell’utilizzo è un altro aspetto relativo all’impatto ambientale di un cosmetico che troppe volte viene sottovalutato ma che invece potrebbe ridurre notevolmente gli effetti.
Infatti, secondo la ricerca citata fino ad ora pare che l’utilizzo rappresenti il passaggio della vita del prodotto con un’impronta maggiore sul Pianeta, responsabile infatti del 40% delle emissioni del settore. E si tratta di un aspetto, anche questo, che è possibile regolare e ottimizzare. Pensa soltanto a quanto potrebbe fare la differenza, in termini di risparmio del prodotto, una corretta modalità di dosaggio oppure quanto inciderebbe sulla produzione di rifiuti domestici la necessità o meno di utilizzare salviette o spugne struccanti, o ancora quanto incida sull’impronta idrica il già citato bisogno di risciacquare con acqua dopo l’utilizzo o per eliminare il prodotto dalla pelle o dai capelli.
Tutti questi fattori fanno parte di una concezione olistica del prodotto, considerandolo in ogni suo singolo aspetto. Perché per raggiungere la sostenibilità, anche nel mondo della bellezza, bisogna pensare a 360 gradi. Ed è questa la vera sfida.