
Forse non lo sapevi, ma una gran parte della plastica che inquina i mari e gli oceani deriva dalle attrezzature utilizzate per la pesca e l’acquacoltura. Reti, lenze, trappole, ami e altri oggetti necessari per queste attività finiscono ogni giorno in acqua, compromettendo la salute degli ecosistemi acquatici.
E i dati sono allarmanti. Secondo un report di Greenpeace sulle reti fantasma, ovvero quelle reti che dalle imbarcazioni vengono disperse in acqua, ogni anno nel mare vengono scaricate circa 640.000 tonnellate di attrezzature per la pesca, con conseguenze devastanti dal momento che, se dispersi nell’ambiente, possono rappresentare delle vere e proprie trappole mortali per gli animali che ci entrano in contatto, essendo oggetti creati appositamente per questo scopo.
Per questa ragione, anche nel campo dell’acquacoltura si sta facendo largo l’intenzione di utilizzare materiali più sostenibili, che favoriscano il benessere dei pesci e non debbano essere sostituiti ogni due anni come avviene con i fili di nylon attualmente utilizzati.
A rendere l’itticoltura più sostenibile ha deciso di provarci il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria) con il progetto Perilbio, in collaborazione con Mipaaf, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, grazie al quale l’ente introdurrà in via sperimentale il rame al posto della plastica in alcuni allevamenti ittici italiani, nello specifico nella concessione di un’azienda dell’isola di Capraia, nel Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano. Con questo progetto, l’intenzione è quella di sperimentare per l’allevamento ittico un materiale più resistente rispetto alla plastica, in grado di aumentare l’ossigenazione dell’acqua e richiedente minore manutenzione. Inoltre, il rame può essere riciclato quindi anche in caso di sostituzione è possibile avviarlo a nuova vita.
Una transizione forse più dispendiosa a livello economico, eppure necessaria per evitare che la plastica continui a soffocare il mare e i suoi abitanti. Per un’acquacoltura più sostenibile e rispettosa.
Fonte | Crea