Perché alle Faroe si effettua la Grindadrap? Scopri il significato e le origini di una tradizione ormai impossibile da giustificare

La caccia ai cetacei, precisamente balene pilota e alcune specie di delfini, nota come Grindadrap è una pratica diffusa alle Isole Faroe da diversi secoli; se un tempo, però, era necessaria al sostentamento degli abitanti di un territorio isolato, oggi non è più fondamentale per la sopravvivenza della popolazione, motivo per cui è difficile tollerare le immagini cruente che fanno regolarmente il giro del mondo. Cerchiamo di capire dove nasce questa tradizione e perché i faroesi sembrano esserci così legati.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Alessandro Bai 30 Settembre 2021

Della Grindadrap (o Grindadráp), purtroppo, ti abbiamo già parlato spesso, per raccontarti quei terribili episodi che si ripetono ogni anno, provocando l'uccisione di centinaia di globicefali, detti anche balene pilota, e delfini. È probabile quindi che tu sappia già che questa pratica è diffusa soprattutto alle Isole Faroe, una nazione appartenente al Regno di Danimarca, e che negli ultimi anni molti attivisti ambientali, tra i quali spicca l'Ong Sea Shepherd, stanno compiendo grandi sforzi per imporre uno stop a questa crudeltà, spesso semplicemente descritta come caccia alle balene.

Questo non toglie però che tu possa avere ancora molte domande a riguardo. Ad esempio, perché si effettua la Grindadrap e come si svolge esattamente? Ma soprattutto, cosa può fare l'Unione Europea per porre fine a questo massacro? Proviamo a capirlo, partendo dalle origini di quella che, purtroppo, è da considerarsi a tutti gli effetti una tradizione.

Cos'è

Per spiegarti esattamente cos'è la Grindadrap dobbiamo partire dalle sue origini o, ancora meglio, dal significato di questa parola. Si tratta di un termine composto che appartiene alla lingua delle Faroe: il prefisso "grind" si riferisce alle balene, mentre "drap" vuol dire macello, o uccisione. Grindadrap può essere tradotto quindi "macello delle balene", un'espressione che descrive piuttosto fedelmente quanto accade ogni anno. Ma perché gli abitanti delle Faroe vanno così fieri di una pratica che, a prima vista, sembra essere soltanto crudele e priva di ogni utilità?

La risposta ha a che fare con la storia e con la posizione geografica unica di questo territorio. Pur dipendendo dalla Danimarca per quanto riguarda gli affari esteri, le Isole Faroe (o Fær Øer) sono una nazione autonoma dal 1948 e sono situate in un punto estremamente isolato rispetto al continente europeo, trovandosi circa a metà strada tra la Scozia e l'Islanda, nel nord dell'Oceano Atlantico. Dato che il clima ventoso e piovoso rende praticamente impossibile qualsiasi tipo di attività agricola, fatta eccezione per la coltivazione delle patate, la popolazione locale oggi è in larga parte dipendente dall'importazione, ma storicamente è stata costretta ad arrangiarsi con ciò che il territorio offriva, ovvero pesce, uccelli marini e carne di balena, un animale che in queste zone veniva cacciato già molti secoli fa e che rappresentava una fonte importante di sostentamento per la popolazione locale.

È in questo contesto, quindi, che va inserita la Grindadrap, una pratica che, per quanto crudele possa apparire, è stata per molto tempo fondamentale per la sopravvivenza della popolazione delle Faroe. Tuttavia, è facile comprendere i motivi che portano gli attivisti a cercare di fermare tutto questo: oggi la caccia delle balene pilota non è più essenziale per sostentare gli abitanti di queste isole, quindi perché continuare?

Una delle spiagge delle Isole Faroe autorizzate allo svolgimento della Grindadrap.

Di fatto, la Grindadrap attualmente ha a che fare molto più con la tradizione del luogo che con la necessità, e la percezione che si ha è ulteriormente peggiorata dalle modalità con cui viene svolta, dato che contrariamente a quanto accade in Paesi come Giappone e Islanda, nelle Isole Faroe i cetacei non vengono cacciati in mare aperto, bensì trascinati a riva per poi essere uccisi, con immagini orribili da vedere che purtroppo fanno ormai regolarmente il giro del mondo.

Nel corso dell'ultimo secolo, la Grindadrap è stata anche regolata dalle autorità locali, ad esempio attraverso licenze che stabiliscono chi può accedere alle spiagge predisposte alla caccia. Ciononostante, e pur sforzandosi di comprendere la situazione di necessità da cui nasce la tradizione, è difficile trovare oggi dei motivi validi che giustifichino ancora questa pratica.

Come si svolge

Probabilmente ti sarai già imbattuto nelle immagini cruente del mare delle Faroe che si tinge di rosso in seguito all'uccisione dei globicefali e avrai più o meno idea di cosa succede durante la Grindadrap.

Le modalità con cui avviene la caccia, infatti, sono sempre le stesse, quasi come in una sorta di rituale: anche se il periodo più propizio sembra essere compreso tra maggio e settembre, la Grindadrap non si verifica in un momento preciso, dato che può essere effettuata durante tutto l'anno.

Le regole in vigore alle Faroe, stabiliscono che gli animali debbano essere uccisi nel modo più veloce possibile, per ridurne al minimo la sofferenza, motivo per cui l'utilizzo di lance e arpioni è stato vietato dal 1985. La procedura della Grindadrap prevede che i globicefali o balene pilota, e più raramente altri cetacei, tra i quali una specie di delfino chiamata tursiope, vengano spinti da un gruppo di barche verso le acque poco profonde, fino a farli spiaggiare.

A questo punto, i cacciatori usano dei particolari coltelli con i quali recidono il midollo spinale degli animali, interrompendo il flusso sanguigno verso il cervello. Questo gesto uccide le balene in pochi secondi, oltre a causare enormi perdite di sangue che trasformano le baie in vere e proprie piscine rosse. Peraltro, la Grindadrap deve avvenire in spiagge specificamente autorizzate per lo svolgimento di questa pratica, che sono in tutto poco più di 20.

Al termine di queste mattanze, il bottino viene suddiviso tra i partecipanti alla caccia e distribuito anche alla comunità locale gratuitamente, mentre raramente la carne e il grasso delle balene si trovano nei supermercati del posto. Eccoci quindi ad un altro punto critico: anche se i Faroesi avrebbero motivo di procacciarsi del cibo localmente, dato i prezzi alle stelle di tutti i beni che sono costretti ad importare, i cetacei non vengono uccisi per ragioni commerciali o economiche, a dimostrazione del fatto che la Grindadrap continua oggi a svolgersi poiché strettamente legata alla cultura del posto.

L'Unione Europea può fare qualcosa?

Considerato il legame che unisce le Isole Faroe alla Danimarca, è lecito che tu ti chieda se l'Unione Europea possa intervenire per fermare l'uccisione immotivata di centinaia di cetacei. Purtroppo, la risposta è no, per più di una ragione.

Devi sapere infatti che le Faroe non fanno parte dell'Unione Europea e di conseguenza non sono obbligati a rispettarne la legislazione, che come stabilito dalla Direttiva Habitat del 1992 vieta la cattura e l'uccisione di tutte le specie di cetacei, all'interno però dell'UE. All'Europa appartiene invece la Danimarca, che controlla le politiche di difesa e gli affari esteri delle Faroe: ciononostante, il governo danese non ha mai mostrato un particolare disdegno verso questa tradizione, arrivando persino a inviare militari e forze di polizia per bloccare gli attivisti che cercavano di interferire con la caccia.

C'è poi un altro motivo, che potrebbe sembrarti assurdo: allo stato attuale, la Grindadrap è considerata una pratica sostenibile e non rappresenterebbe una minaccia alla conservazione dei cetacei, dato che sia i globicefali che i tursiopi non sono considerati a rischio dall'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).

Le Faroe affermano infatti di essere in costante contatto con la Commissione per i mammiferi marini del Nord Atlantico (NAMMCO) per ottenere informazioni sulla popolazione delle balene pilota, così da monitorarne il numero ed accorgersi di un eventuale calo degli esemplari: le ultime stime fatte dagli scienziati parlano di circa 380.000 globicefali soltanto nel Nord Atlantico, mentre negli ultimi 20 anni la Grindadrap ha portato all'uccisione in media di 600 balene pilota all'anno, mentre i delfini vengono uccisi in quantità molto minori. Tuttavia, è il caso di dirlo, in questo caso neanche la sostenibilità può cancellare una crudeltà troppo evidente e che avviene sotto gli occhi di tutti.

Possibili soluzioni

Negli ultimi anni, i report dei media e gli interventi degli attivisti hanno contribuito ad aumentare l'attenzione pubblica rivolta alla Grindadrap, con una lecita indignazione verso le immagini molto forti che circolano ogni anno e mostrano il mare delle Faroe tingersi di rosso attorno ai corpi senza vita dei cetacei.

Questa pubblicizzazione, come spesso accade, ha portato anche ad una eccessiva generalizzazione, con pesanti critiche verso la cultura e gli abitanti del luogo, a volte descritti semplicemente come dei "selvaggi" o "barbari". Tutto questo, però, ha provocato una reazione opposta a quella desiderata: molti faroesi si sono infatti uniti in difesa della propria storia e tradizione, dando vita ad uno scontro privo di dialogo che purtroppo difficilmente può portare al cambiamento.

Il primo passo, dunque, sarebbe quello di aprire un tavolo di confronto a livello istituzionale, per capire concretamente quali possono essere le alternative ad un'attività troppo cruenta per proseguire nelle stesse modalità di un tempo, in un mondo che si sforza di sensibilizzare sempre più persone su temi come la violenza commessa contro gli animali. Non è un dettaglio il fatto che gli animali uccisi durante la Grindadrap vengano consumati tutti a livello locale, e non sfruttati commercialmente, ma per quanto le Faroe siano un territorio con maggiori difficoltà a reperire delle risorse, è vero che il consumo della carne e del grasso dei cetacei non è più fondamentale per la sopravvivenza degli abitanti, pur aiutando la nazione a dipendere meno dalle importazioni dall'estero.

Come ti dicevo, però, un confronto costruttivo potrebbe aiutare a scoprire posizioni meno rigide del previsto, come quella del primo ministro delle Faroe Bárður á Steig Nielsen, che dopo le critiche ricevute in seguito ad una caccia che ha ucciso un numero sorprendentemente alto di una specie di delfino noti come lagenorinco acuto, ha pubblicamente risposto così: "Prendiamo la questione molto sul serio. Anche se queste pratiche sono considerate sostenibili, considereremo attentamente il tema della caccia ai delfini e al ruolo che questi animali dovrebbero avere nella società Faroese. Il governo ha deciso di avviare una valutazione dei regolamenti relativi alla caccia del lagenorinco acuto".