
In questi giorni, l’Australia sta andando a fuoco. Quattro morti, 100mila abitazioni a rischio, quasi 80 focolai in tutto il Paese, milioni di ettari di fiamme. Fiamme che si stanno propagando sempre di più, il caldo ha avvolto ogni cosa, gli animali stanno morendo, le persone fuggono dai luoghi in cui vivono per mettersi al riparo.
Ma la terra dei canguri non è affatto un caso isolato. Pochi giorni fa l’allarme incendi riguardava, come quasi ogni anno, la California. E tre mesi fa, Siberia e Amazzonia. Insomma, sebbene gli incendi ci siano da sempre e anzi abbiano il ruolo di rigenerare le foreste garantendone l’equilibrio, sembra che negli ultimi anni la loro azione sia un po’ sfuggita di mano e tendano a diventare meno gestibili prendendosi più di quanto dovrebbero.
Ma perché accade questo? Avrai sicuramente sentito dire che la colpa è “del cambiamento climatico”. E in parte pare essere vero. Ma in che modo il cambiamento climatico agisce sugli incendi del mondo? Di certo non è lui a innescarli direttamente. Sicuramente, però, il climate change fa in modo che i luoghi in cui si sviluppano e si propagano diventino corridoi preferenziali per il propagarsi delle fiamme.
Il concetto di partenza è sempre lo stesso e si riassume in due parole: effetto serra. L’aumento della temperatura globale provocato dall’eccessiva presenza dei gas nocivi in atmosfera, infatti, ha portato con sé diverse conseguenze, che hanno contribuito a un sempre maggiore aumento della drammaticità del fenomeno “incendi”. Questo perché temperature più alte implicano maggiore siccità, umidità ridotta, aridità dei terreni, meno acqua e natura (tra cui le foreste) più vulnerabile.
Così, gli inverni diventano più miti, le estati più torride e una sensazione diffusa di calore si trasforma nella normalità. Le precipitazioni non sono più regolari e presentano livelli di intensità differenti e imprevedibili, le ondate di calore sono sempre più frequenti, le stagioni calde (ma anche quelle fredde) presentano temperature oltre la norma, umidità ai minimi storici e venti eccessivi in grado di diffondere velocemente eventuali incendi.
Ed è proprio quello che sta accadendo in Australia, dove le temperature hanno superato i 30 gradi e venti fino a 80 km orari hanno propagato le fiamme per oltre un milione di ettari. Secondo gli scienziati, il Paese sta vivendo l’estate più calda della sua storia in seguito a un inverno eccezionalmente secco, il che ha contribuito a mettere a disposizione del fuoco materia prima estremamente combustibile, anche grazie al precoce scioglimento della neve e conseguente secchezza delle piante.
E queste cose non colpiscono solo l’isola. Anche la California, che non è nuova a situazioni di questo tipo, negli ultimi anni ha iniziato a riscontrare temperature eccessive e un clima secco che ha favorito la propagazione di una qualsiasi scintilla. Tutto questo unito a uno scioglimento della neve piuttosto precoce, che causa aridità del terreno e secchezza di piante e arbusti.