Perché l’olio d’oliva oggi costa così tanto (e non scenderà a breve)?

L’olio di oliva è il secondo prodotto del carrello della spesa ad aver subìto i rincari maggiori. Ma l’olio d’oliva costa così tanto non solo per l’inflazione. Il cambiamento climatico è tra i primi responsabili, in quanto ha causa una netta riduzione della produzione nei principali Paesi produttori ed esportatori.
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Maria Teresa Gasbarrone 21 Settembre 2023

Il cambiamento climatico, oltre a minacciare il futuro del Pianeta, pesa anche sulle nostre tasche. Per capirlo vi basterà fare un giro tra gli scaffali di un supermercato. Ovviamente, avrete già notato l'aumento di prezzi degli ultimi mesi, ma forse quello che non sapete è che non tutti i rincari sono dovuti (solo) all'inflazione.

Facciamo un esempio: tra i prodotti che hanno subìto i rincari maggiori c'è l'olio di oliva. Negli ultimi esempi i prezzi di questo simbolo della cultura gastronomica sono letteralmente lievitati, con un rincaro del 37% nell'ultimo anno. Peggio dell'olio ha fatto solo lo zucchero, il prodotto del carrello alimentare che in assoluto ha registrato il rincaro maggiore.

Ma veniamo al "nocciolo". Perché l'olio di oliva è aumentato così tanto? Certo, c'entra anche l'inflazione, ma quest'ultima da sola non basta a spiegare aumenti così sostenuti. Tanto si deve anche e soprattutto al cambiamento climatico che quest'anno, tra gelate anticipate, siccità e alluvioni, ha pesato molto sulla produzione di olive e di olio, non solo in Italia.

Perché l'olio di oliva costa di più?

A pesare molto sul prezzo dell'olio di oliva è stato infatti il pessimo raccolto di quest'annata in quelli che sono i due più importanti esportatori europei di olio di oliva, ovvero l'Italia e la Spagna.

L'anno si è chiuso con un un calo della produzione in Italia del 27%, e soprattutto con un tracollo del 56% della Spagna, che è il primo produttore mondiale. Tanto che sono aumentati anche i prezzi dell'olio di oliva di origine spagnola: ora è diventato praticamente impossibile trovare ancora olio spagnolo a 5 euro al chilo.

Se l'olio di oliva è aumentato, quello extravergine ha raggiunto prezzi da capogiro: se la media dei rincari dell’olio è stata del 38%, nel caso dell’extravergine l’aumento in un anno ha superato il 227%, con una media di 10 euro al litro.

Il ruolo del cambiamento climatico

L’ulivo – spiega Crea, il principale Ente di ricerca italiano dedicato alle filiere agroalimentari –  è considerato una delle specie più tipiche e adatte al clima di tipo mediterraneo, caratterizzato da estati lunghe, calde e secche, con inverni miti e umidi. Inoltre, gli uliveti del Mediterraneo sono solitamente esposti a livelli elevati di radiazione solare, in particolare durante la primavera e l’estate.

Tuttavia, sempre più spesso il cambiamento climatico in atto sta sottoponendo questa produzione a nuove sfide e minacce. L’aumento delle temperature, la siccità e gli eventi meteorologici estremi, come le ondate di calore, forti precipitazioni e ritorni di freddo, sono alcuni dei problemi che gli olivicoltori stanno affrontando e dovranno affrontare nei prossimi decenni.

Senza allargarci al contesto europeo – dove la situazione non è comunque migliore -, basta considerare che a causa del cambiamento climatico si prevede che il Italia, dal 2050 al 2070 la maggior parte delle aree olivicole saranno caratterizzate da una diminuzione della produzione di olive a causa delle variazioni di temperatura e precipitazioni improvvise.

Ma anche per i prossimi mesi le previsioni non sono buone. Le scorte di olive sono estremamente esigue e anche con annate ottime ci vorrà tempo prima che la produzione di olio di oliva torni a livelli tali da giustificare un ritorno a prezzi "nella media".

Fonte | Crea