Perché Sanremo 2024 non è un festival green: gli sponsor dell’evento non sono sostenibili

Viene presentato come “sostenibile”, ma siamo sicuri di non essere di fronte all’ennesimo caso di greenwashing? Ecco la vera faccia degli sponsor sanremesi.
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Francesco Castagna 5 Febbraio 2024

Durante la settimana di Sanremo 2024 sarà difficile non sentire parlare di cosa accadrà durante l'evento. Seduti sul divano di casa o in un locale, chi deciderà di seguire il festival molto probabilmente assisterà al green carpet live, un tappeto di erba verde dove gli ospiti e i cantanti della manifestazione sfileranno per partecipare all'evento.

Sanremo quindi si presenta come un evento sostenibile, ma si tratta di una scelta di facciata, o sotto il green carpet si nasconde tanta polvere? A farlo presente sono anche i maggiori gruppi ambientalisti italiani. Extinction Rebellion per esempio ha organizzato nei giorni che anticipano la manifestazione un sit in a Milano, in cui il gruppo di attivisti si è raccomandata con gli artisti per spingerli a sfruttare la piattaforma (il palcoscenico) e parlare dei problemi legati al riscaldamento globale.

Sanremo 2024: gli sponsor e il greenwashing

Eni

Legambiente ha lanciato il "Fantagreenwashing", seguendo le orme del Fantasanremo: "Anche quest’anno Eni sarà presente al Festival di Sanremo con la sua campagna Plenitude: ma il greenwashing suona male!", si legge in un comunicato dell'associazione. In quanto sponsor, Eni si presenta alla manifestazione con Plenitude, la piattaforma della società che dovrebbe mirare a investire sulle fonti rinnovabili. Una scelta che Legambiente definisce "di facciata", poiché la società continua a estrarre idrocarburi in diversi giacimenti situati in tutto il mondo. Il Golfo del Messico, il Venezuela, l’Oceano Indiano, il mar Caspio kazako, la Norvegia, a largo delle coste di diversi Paesi africani e nel Mar Mediterraneo: questi sono solo alcuni dei luoghi in cui Eni continua a fare profitto, insieme alle altre società straniere che operano nel settore.

L'estrazione di gas e petrolio tramite le tecniche di fracking è una delle principali cause dell'aumento della temperatura globale di origine antropica. Il principale documento da cui ricaviamo queste informazioni è il sesto rapporto di Sintesi sullo stato del clima terrestre dell'IPCC. Nel testo è presente un chiaro riferimento all'insostenibilità legata alle pratiche di estrazione di idrocarburi, eppure i piani di investimento di Eni e delle altre compagnie petrolifere non sembrano andare verso questo senso.

La scelta degli sponsor non è roba da poco, ma soprattutto non è casuale. Rai Pubblicità infatti seleziona i brand che sono interessati a sostenere economicamente l'evento e che vogliono comunicare i propri valori. La comunicazione è tutto infatti, perché se i valori comunicati non corrispondono alle azioni effettive delle aziende allora c'è qualcosa che non va.

Costa Crociere

Tra i partner istituzionali della manifestazione c'è anche Costa Crociere, appartenente al gruppo Carnival Corporation & plc. Secondo l'ong per la mobilità sostenibile Transport & Environment, il gruppo Carnival è tra le compagnie del settore più inquinanti al mondo. A dimostrarlo è un'analisi diffusa da T&E nel 2023, i dati mostrano come le navi della compagnia abbiano emesso una percentuale molto simile di ossidi di zolfo quanto 291 milioni di auto in Europa."Guardando alle società madri, come nel nostro rapporto originale 2019, la Carnival Corporation è in cima con le 63 navi sotto il suo controllo che emettono il 43% in più di SOX rispetto a tutte le auto europee nel 2022″, emerge dal report. Nello specifico, Costa Crociere ha emesso il 41% delle emissioni di SOX dei veicoli dell'Unione europea.

E Generali? La risposta della compagnia di assicurazioni a Ohga

Partner della manifestazione è anche il gruppo Generali, tra gli istituti assicurativi più conosciuti in Italia. Dopo numerose proteste da parte dei principali gruppi ambientalisti, tra cui Greenpeace, il brand aveva promesso di fare passi in avanti per abbandonare il carbone, migliorando la propria "strategia sui cambiamenti climatici". Generali infatti, fino al 2018, ha fornito una copertura assicurativa ad alcune centrali d'Europa. È il caso di Kozienice, in Polonia, Turow, che secondo Greenpeace "si calcola inquini l'acqua potabile di circa 30mila persone", e Opole, che passerà da circa 1.500 a oltre 3 mila megawatt di capacità e che già emette 5,8 milioni di tonnellate di CO2 l'anno. Generali ci ha risposto che, al termine del contratto (2018), non ha più rinnovato la copertura assicurativa con chi gestisce le centrali.

Coca Cola

Tra le novità di quest'anno c'è anche lei: Coca Cola. Nel 2021 la no-profit Break Free from Plastic, nel suo report annuale "Brand audit report", aveva già denunciato come la società fosse tra le più inquinanti al mondo nel settore. E il trend non si è ridotto in maniera significativa negli anni successivi. Infatti, secondo l'ONG Oceania, nel report "Break Free From Plastic Brand Audit", ha rivelato come Coca Cola abbia aumentato "il proprio utilizzo di imballaggi in plastica di oltre il 6% ovvero oltre 206.000 tonnellate, fino a raggiungere i 3,43 milioni di tonnellate nel 2022".

Fonti| IPCC; T&E;