“Pesci d’Aprile”: perché accadono le morie di pesci e cosa possiamo fare per evitarle

La moria di pesci non è di certo uno scherzo, è un fenomeno che sta diventando sempre più frequente e che dobbiamo cominciare a conoscere affinché non si ripeta mai più. Per capirne di più abbiamo intervistato Sasha Raicevich, ricercatore ISPRA.
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Francesco Castagna 1 Aprile 2023
Intervista a Sasha Raicevich, ricercatore ISPRA Ricercatore ISPRA

Non è insolito ormai assistere in diversi periodi dell'anno alle morie dei pesci, sono fenomeni che si sono verificati sia per la laguna di Venezia a metà febbraio 2023, sia nella spiaggia Canottieri di Somma Lombardo, lungo il fiume Ticino a metà gennaio, ma anche in passato nel fiume Tevere nel 2021. Ma cosa ne sappiamo di questo fenomeno, quanto e in che modo possiamo evitarle? Ogni volta che capita un fatto del genere, assistiamo al triste scenario di centinaia di pesci morti, che poi peggiorano la situazione ambientale nei luoghi in cui accade.

Le cause

Per approfondire il tema abbiamo intervistato Sasha Raicevich, ricercatore ISPRA, che ci ha spiegato i principali motivi per cui assistiamo a eventi di questo tipo.

Nella maggior parte dei casi ci sono due motivazioni possibili: di natura ambientale o prettamente antropica. In parte le cose si mescolano perché il grado di naturalità degli ambienti è alterato dall'uomo, questa alterazione può fare in modo che anche alcuni fenomeni naturali determinino l'insorgere di condizioni negative o stressanti. Una prima distinzione è l'ambiente in cui siamo. Se parliamo di ambienti confinati, la probabilità che vi siano delle morie di pesci sono di fatto più alte, se invece parliamo di luoghi in cui si possono muovere tranquillamente i pesci nel momento in cui percepiscono che ci sono delle condizioni ambientali sfavorevoli  si spostano.

Se siamo sui fiumi o sui laghi le condizioni che possono essere ambientalmente sfavorevoli sono le temperature elevate, le fioriture sproporzionate di alghe, o la combinazione di queste che possono portare alla riduzione della presenza di ossigeno. Si parte dagli organismi più sensibili che quando muoiono contribuiscono, per via della loro decomposizione, ad assorbire ossigeno. Questo comporta una degenerazione del processo che può arrivare a una condizione di anossia (assenza di ossigeno).

Sono dei meccanismi che sono sicuramente intensificati da condizioni di eutrofia nell'ambito degli ambienti e comunque da condizioni di aumenti di temperatura che determinano anche l'aumento del consumo di ossigeno e l'accelerazione dei processi di decomposizione. Dall'altro lato possono esserci situazioni di presenza di sostanze inquinanti e sversamenti non controllati, a quel punto gli organismi non sono in grado di controllare determinate concentrazioni e quindi muoiono.

Recentemente ci sono state delle morie, come quella in Australia, in cui proprio per le temperature elevate e in presenza di un bacino fluviale si è innescato un meccanismo di riduzione della concentrazione di ossigeno e bloom algali che hanno portato a un meccanismo di mortalità di massa estremamente importante, perché ha attirato l'attenzione delle persone. Quando ci si sposta in ambito marino questo tipo di condizione è meno frequente.

Una cosa interessante che è stata studiata recentemente è proprio la connessione tra cambiamenti climatici e morie. C'è stato uno studio che è stato fatto in particolare sui laghi del Nord America, guardando prima a quelli che sono stati gli eventi passati in correlazione con i cambiamenti climatici in corso. Sono state fatte delle proiezioni nel futuro ed è stato visto che con gli scenari di cambio delle temperature previste di fatto in futuro è possibile prevedere un aumento estremamente importante di fenomeni di moria, perché legati a fenomeni termici degli organismi e ai cambiamenti nelle masse d'acqua di questi laghi che sarebbero determinati dall'aumento del calore. Il futuro, almeno per questi ambienti chiusi e semi-chiusi potenzialmente può preoccuparci. C'è un'analisi di questa sensibilità.

In ambito marino questo tipo di fenomeno per i pesci è meno frequente. Possiamo dire che in passato, come per l'Adriatico, c'erano state morie importanti in condizioni in cui l'eutrofizzazione aveva superato ogni limite. Non erano ancora state fatte le leggi per la riduzione del fosforo e quindi si verificavano situazioni di anossia nel fondo dei mari, che comportavano morie di pesci. Con le politiche di protezione ambientale si sono ridotte. Questi fenomeni però non sono semplici da analizzare. Recentemente a Venezia c'è stato un allarme, perché alcuni cittadini e turisti avevano visto che c'erano alcuni pesci morti nei canali. Le analisi che sono state fatte dai veterinari hanno permesso di verificare che non c'erano delle patologie su questi organismi.

Sono dei meccanismi articolati, da un lato una concentrazione dei pesci può aver portato a una detrazione di ossigeno. A quel punto l'innesco potrebbe essere non legato a situazioni patologiche o naturali, ma a condizioni ambientali.

Cosa si può fare per evitare una situazione del genere?

Una regola principe, che vale anche per tante tipologie di disturbo o di preoccupazione, mantenere un elevato grado di naturalità degli ambienti. Poi bisogna ridurre la presenza di inquinanti, ma anche sostanze che aumentano l'eutrofizzazione, ovvero la produttività del sistema che oltre un determinato livello diventa un problema.

Troppe alghe o animali possono produrre delle condizioni di stress ambientale. Chiaramente bisogna continuare a combattere i cambiamenti climatici, ciò significa fare in modo di ridurre il più possibile la produzione di gas serra, in modo che questi scenari non si realizzino. Inoltre bisogna cercare di ripristinare gli habitat naturali, dove è possibile. Il controllo continuo e il monitoraggio permettono poi di prevenire, capire e intervenire per evitare l'instaurarsi di condizioni che siano non favorevoli.

I pesci in proporzione, rispetto agli altri organismi, sono meno suscettibili. Ci sono stati anche degli studi sull'aumento della frequenza delle ondate di calore in mare. In particolare tra il 2015 e il 2019 i ricercatori hanno visto eventi di mortalità sui coralli e su altri taxa (raggruppamento di oggetti o organismi) che non si possono spostare.

È possibile prevederli?

Si è possibile, attraverso dei modelli matematici di previsione che permettono di analizzare i possibili andamenti delle temperature e, associati ad altri parametri ambientali, anche una comprensione di quelle che potrebbero essere alcuni dei livelli di criticità ambientale.