
Il pesce è un prodotto alimentare molto richiesto, ma non sempre facciamo caso alla sostenibilità della sua filiera di produzione. Ci limitiamo a comprare scatolette, a farci incartare del pesce o a buttare nel carrello confezioni di surgelati senza farci troppe domande. Eppure i nostri acquisti influiscono molto sulla salute dei mari del mondo e sullo stato degli stock ittici da cui viene prelevato il pesce che arriva sulle nostre tavole. Solo nel Mediterraneo, il 90% degli stock ittici è sovrasfruttato. Ciò significa che preleviamo più pesce di quanto dovremmo per garantire la sopravvivenza e la riproduzione delle specie. E nel resto del mondo la situazione è altrettanto grave.
Questo perché per rispondere all’altissima domanda dei mercati, le attività dei piccoli pescatori locali sono state nel tempo soppiantate da attività di pesca intensiva e industriale. Attività che prevedono l’uso di attrezzature invasive, poco attente alla stagionalità e alla necessità di rispettare i tempi di riproduzione delle comunità ittiche per non spopolare il mare. Tutto questo si traduce nella progressiva diminuzione della presenza di pesce nei mari del mondo e un maggior affidamento sull’acquacoltura, che al momento garantisce oltre il 50% del pesce al mondo.
Ma come capire, quindi, quale pesce comprare per non essere parte di questo spopolamento e contribuire invece a metodi di produzione sostenibile e rispettosi degli oceani? In quanto consumatore, il tuo potere consiste nel compiere una scelta giusta e consapevole al momento dell’acquisto. Per comprare il pesce consapevolmente, è importante saper valutare tutta una serie di fattori quali provenienza, grandezza, periodo di pesca, attrezzature utilizzate. Queste informazioni dovrebbero essere riportate sull’etichetta, la cui lettura potrebbe farti capire se l’acquisto che stai per fare è sostenibile oppure no. Per farti un'idea più precisa, ecco qualche consiglio da tenere in considerazione se vuoi mangiare pesce in modo più sostenibile: