PFAS nell’acqua in Piemonte, stop di 30 giorni alla produzione dello stabilimento chimico Solvay per mancato rispetto della legge

Due diffide invitano l’azienda a rispettare i limiti per gli scarichi di queste sostanze chimiche pericolose per la salute e per l’ambiente, dopo i test ARPA.
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Francesco Castagna 11 Giugno 2024

In Piemonte, lo stabilimento in provincia di Alessandra della Solvay, che produce PFAS per diversi utilizzi a livello industriale e commerciale, ha ricevuto un fermo di 30 giorni. È successo a seguito delle analisi condotte da ARPA Piemonte, che hanno mostrato come lo stabilimento chimico non stesse rispettando i limiti imposti dalla legge. Così l'azienda ha ricevuto due diffide con cui è stata intimata a rispettare i limiti per gli scarichi di queste sostanze chimiche pericolose per la salute e per l’ambiente.

A renderlo noto è Greenpeace, che in un comunicato ha spiegato come l'azienda abbia già dei precedenti quando si parla di inquinamento, comeil rilascio di schiume nel fiume Bormida. "A tal proposito, va fatto presente che alcuni reportage giornalistici in passato hanno testimoniato come il sito di Alessandria come il più inquinato da PFAS in Europa; inoltre, già nel 2007 la Solvay era stata individuata come la principale fonte di PFAS nel bacino del Fiume Po", segnala Greenpeace.

La notizia è stata commentata da Giuseppe Ungherese, responsabile della Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, che ha accolto con favore il provvedimento: "Dopo anni di silenzi e inquinamento, finalmente gli enti pubblici adottano un primo provvedimento per tutelare l’ambiente e la salute umana dalla produzione di PFAS da parte di Solvay". Ungherese auspica che questo sia solo il primo passo di una serie di iniziative volte a imporre limiti rigorosi agli scarichi di PFAS in aria, acqua e terreni.

Ora l'associazione ambientalista chiede una legge che, come negli Stati Uniti e negli altri Paesi europei, limiti l’uso dei PFAS, sostituendoli con alternative più sicure.