Piano invasi: una soluzione contro la siccità esiste e ha più di quattro anni. Cosa aspetta la politica?

La gestione dell’acqua è un tema che finalmente comincia a diventare importante per l’agenda di governo. Regioni, Protezione Civile e Governo si stanno confrontando con Coldiretti e Anbi sul Piano Laghetti, un sistema di invasi per raccogliere l’acqua piovana e utilizzarla in condizioni di siccità, che si sta verificando in questo momento in tutta Italia. Ne abbiamo parlato con Alessandro Apolito, Capo servizio tecnico di Coldiretti.
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Francesco Castagna 24 Giugno 2022
In collaborazione con Alessandro Apolito Capo servizio tecnico di Coldiretti

Per combattere la siccità che sta colpendo sempre più zone del nostro Paese esiste un piano pronto da quattro anni. Si tratta del "Piano invasi", o più comunemente chiamato "Piano Laghetti". Mentre la politica internazionale aspettava un segno, poi arrivato con l'attivismo di Greta Thunberg e dei Fridays for Future, gli esperti di ogni settore si erano già accorti del degrado che il cambiamento climatico sta generando su scala globale.

In Italia non piove da tempo e, quando accade, avviene sempre con un fenomeno chiamato "bombe d'acqua": precipitazioni improvvise e intense che danneggiano le coltivazioni e non permettono una raccolta efficiente dell'acqua piovana. È sicuramente un problema di cui si sono accorti tutti gli enti dei diversi settori, dagli agricoltori a chi lavora nelle centrali idroelettriche, fino alle amministrazioni locali.

Oggi finalmente prende spazio un discorso che doveva essere fatto quattro anni fa: raccogliere l'acqua piovana non può più essere un vanto ma deve diventare un dovere. Per questo motivo, Coldiretti e Anbi Italia sono impegnate dal 2018 nel promuovere il "Piano Invasi". Di cosa stiamo parlando effettivamente?

Devi sapere che nel nostro Paese viene raccolto soltanto l'11% dell'acqua piovana. A ricordarlo è Alessandro Apolito, Capo servizio tecnico di Coldiretti, che ci ha spiegato il Piano Laghetti. "L'Italia non utilizza in forma attiva l'89% delle restanti piogge che cadono, a questo si aggiunge un fattore economico: dove c'è acqua per l'agricoltura la produttività per ettaro è triplicata".

Il Piano Invasi

Dalla mancanza di riserve d'acqua piovana nasce l'idea di creare un grande piano invasi, che abbia due scopi principali:

  • garantire l'acqua per i cittadini e per le attività agricole
  • creare il più grande progetto di energia pulita e rinnovabile attraverso il sistema dei pompaggi e la produzione di energia da pompaggio

"L'energia pulita e rinnovabile sarebbe creata con la batteria d'accumulo più pulita che c'è, ovvero l'acqua", spiega Apolito. Attraverso questo meccanismo Apolito ci spiega che l'acqua viene pompata verso l'invaso più alto e quando essa cade produce energia. L'invaso più basso diventa una batteria naturale d'accumulo dell'energia da produrre.

Per il piano non ci sono voci specifiche del PNRR che lo stiano finanziando in questa fase. Per le strutture irrigue sono stati previsti invece 2 miliardi, fondi EU.

"Con Anbi abbiamo già individuato 148 siti per creare questi invasi, che sono immediatamente cantierabili per realizzare questo tipo di opere. Diffusi in tutta Italia con una prevalenza nel Mezzogiorno". Questi sono i primi siti individuati, che permetterebbero di intervenire con urgenza per la situazione di siccità.

Ma se il problema sono le alte temperature, verrebbe naturale chiedersi perché anche i laghetti non possano essere a rischio siccità. Al contrario di quanto si possa pensare, Apolito spiega che "accanto a questo sistema, noi stiamo promuovendo un progetto di laghetti aziendali. I laghetti si prosciugano se ci sono problemi nella gestione. Oggi si stanno prosciugando le infrastrutture degli invasi perché si preleva l'acqua per gestire le situazioni d'emergenza. Se invece noi avessimo a disposizione più infrastrutture questo problema non ci sarebbe".

Un piano che ha bisogno di progettazione e sul quale il governo sta pensando di investire. Il processo di attuazione del piano non sarà breve (circa 10 anni per realizzare tutti i 10mila laghetti previsti), ma nei primi tre anni si potrebbero realizzare delle infrastrutture consistenti e operative. "Alcuni progetti riguardanti questi invasi si possono realizzare anche in pochi mesi, dopodiché se leggo le dichiarazioni dei climatologi di questi giorni, non avrei dubbi se fossi al governo di dare priorità alla gestione dell'acqua".