
Piantare gli alberi può essere così divertente da diventare un gioco, anzi sarebbe meglio chiamarla una sfida. Tra il 2021 e il primo trimestre 2022 sono stati piantati quasi 2,5 milioni gli alberi. È questo il quadro raffigurato dall' Atlante per la forestazione messo a punto per il Sole 24 Ore da AzzeroCO2 (società per i servizi energetici) e Legambiente.
Quello che non viene considerato, perché non appartiene alle competenze dei report, è che spesso gli alberi messi a dimora in giro per l'Italia hanno una durata breve, questo perché spesso rimangono senza manutenzione o privi di cure. Capita spesso quindi che si verifichino casi di alberi secchi, alcuni morti, altri malati.
A pensarci sono le associazioni cittadine, che stanno prendendo sempre di più piede nelle città italiane, coinvolgendo ragazzi e ragazze, adulti e bambini. È il caso di Daje de Alberi a Roma, BagnaMI a Milano e Greenova161 a Genova. Esistono però anche delle realtà senza un vero e proprio spazio fisico di riferimento, perché il luogo dove piantare l'albero può diventare anche il giardino di casa tua, oppure uno spazio verde che hai vicino casa.
Con quest'ottica due ragazzi di 25 anni di Parma hanno dato vita a una challenge che ha l’obiettivo di reinventare la più semplice delle azioni, ovvero piantare un albero, e generare un flusso positivo sul pianeta e sulla comunità sfidando 3 amici. Abbiamo contattato Francesca Chiastrini e Philipp Bajorat per parlare di quest’attività senza scopo di lucro, per cui l’unico impegno richiesto è l’acquisto di una pianta e la sua cura.
Come è nata l'iniziativa?
L'idea era quella di fare la propria parte per combattere il cambiamento climatico, ci siamo detti "non possiamo aspettare sempre che la soluzione arrivi da qualcun altro, è giusto che tutti noi -indipendentemente da cosa facciamo nella vita- ci impegniamo per un risultato comune". Ci siamo chiesti cosa potessimo realizzare per fare la nostra parte, allora ci siamo inventati questa sfida. Secondo noi è possibile rendere la lotta al cambiamento climatico un gioco, al di là del piantare un albero e sfidare tre amici l'idea è di fare tante piccole azioni per arrivare a un risultato collettivo. Volevamo e vogliamo creare una catena virtuosa che coinvolgesse più persone possibili.
Il vostro gioco rientra tra i principi previsti dall'Agenda 2030 delle Nazioni Unite. L'obiettivo 17 parla di "partnership per gli obiettivi", secondo lei la vostra attività può fare la differenza in un contesto così grande?
Il 17° gol parla principalmente di collegamenti tra istituzioni e privati, tra industria e il singolo cittadino, infatti anche noi stiamo lavorando per creare più connessioni possibili perché il collaborare con enti pubblici è fondamentale, per avere il supporto di chi prende le decisioni da un punto di vista legislativo. Dall'altro punto di vista stiamo lavorando per convincere le aziende del fatto che non sia soltanto la solita iniziativa di greenwashing, ma al contrario cerchiamo di fare in modo che segua una serie di iniziative che diano un vero e reale impegno alla lotta al cambiamento climatico.
Per quanto riguarda invece le reali connessioni che noi creiamo, noi poniamo l'enfasi sul fatto che non facciamo questo nella vita quotidiana, noi ci occupiamo di tutt'altro. Io mi occupo di revisione dei conti e Francesca lavora in un'azienda. È un impegno extra che facciamo, ci piacerebbe comunicare proprio che chiunque può farlo. Quando cominceremo tutti a occuparsi dei nostri spazi allora forse a quel punto la crisi climatica sembrerà più affrontabile.
Che tipo di informazioni date e a cosa fate attenzione quando piantate gli alberi? Cosa ti sentiresti di dire a chi partecipa a questa sfida?
Questo è un punto fondamentale del nostro gioco, perché effettivamente non possiamo piantare qualsiasi pianta per non intaccare gli ecosistemi. Bisogna fare attenzione al tipo di pianta mettiamo a dimora, perché se lo facciamo con piante non autoctone, nel momento in cui diventano una grande quantità c'è il rischio che si verifichi un'alterazione del sistema.
Noi solitamente facciamo acquistare una pianta in un vivaio, abbiamo avuto modo di confrontarci anche con il Parco dell'Abruzzo e durante l'incontro c'è stata una grande attenzione sul tema e sul tipo di albero da piantare.
La differenza non sta tanto infatti nel numero, il nostro obiettivo non è questo, ma il dimostrare che chi si impegna lo fa attivamente.
Avete avuto modo di parlarne con le istituzioni?
Attualmente solo con l'Università di Parma, che tramite il Festival dello Sviluppo Sostenibile ci ha dato ampio spazio di presentare il nostro progetto e confrontarci con altre realtà molto belle del territorio emiliano. Con il Comune abbiamo cominciato ad avere qualche contatto, bisogna chiaramente aspettare i consueti tempi burocratici. Noi gli abbiamo proposto di creare delle aree verdi comunali, dove i cittadini possono partecipare attivamente con il loro impegno.
È fondamentale comprendere che ognuno, indipendentemente da cosa faccia, può fare la propria parte