Possibile imminente eruzione vulcanica in Islanda: evacuate oltre tremila persone

In Islanda, dopo migliaia di scosse e deformazione del suolo, individuata la zona di intrusione del magma. A rischio la cittadina di Grindavík: evacuata.
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Andrea Di Piazza Geologo specializzato in Green Management
14 Novembre 2023 * ultima modifica il 14/11/2023

Pochi giorni fa la cittadina di Grindavík, nella costa meridionale della penisola islandese di Reykjanes (a circa 50 km da Reykjavik), è stata evacuata preventivamente a causa di una possibile imminente eruzione vulcanica. I circa 3.000 abitanti sono stati fatti allontanare dalle proprie abitazioni verso altre destinazioni, tutte le strade di accesso all'area sono state chiuse ed anche la "Laguna Blu", famoso stabilimento termale nei paraggi, è stato chiuso. La dichiarazione dello "stato di emergenza" ha messo in moto la macchina organizzativa che ha liberato l'area in attesa che il magma possa fare breccia nel terreno. Nel frattempo continuano i terremoti, mentre il suolo nell'area si è abbassato di oltre 1 metro, segno che il magma è prossimo alla superficie. Nelle ultime ore una spaccatura da cui esce del vapore si è aperta nel suolo della cittadina di Grindavík. Ecco nel dettaglio cosa sta succedendo.

Fenomeni precursori

Il 25 ottobre scorso un intenso sciame sismico è iniziato nei pressi di Svartsengi a nord della cittadina di Grindavík. In poco meno di 12 ore si sono avuti più di 1.000 terremoti fino a magnitudo 4.5 e ad una profondità compresa tra 3 e 5 km. Inizialmente non si era osservata alcuna deformazione del suolo, tuttavia era nota agli scienziati un'intrusione magmatica attiva al di sotto del sistema vulcanico di Fagradalsfjall che aveva generato spettacolari eruzioni negli ultimi anni, in zone non lontane dalla cittadina e disabitate.

Negli ultimi giorni però la progressione dei fenomeni è stata piuttosto rapida e preoccupante con una continua attività sismica, anche superficiale, e con una deformazione piuttosto estesa e significativa centrata nell'area interessata dai terremoti. Da fine ottobre si sono contati oltre 24.000 eventi sismici. Recentemente poi i dati sismologici e geofisici sono risultati coerenti con l’intrusione di un dicco magmatico che si estenderebbe all'incirca dalla località di Stóra-Skógsfell a nord fino a Grindavík a sud, dove prosegue sotto il fondale marino.

Il magma sta risalendo attraverso le fratture della crosta verso la superficie: l'abbassamento significativo del livello del suolo delle ultime ore farebbe pensare al fatto che ormai il magma sia ad un livello molto superficiale. Secondo le elaborazioni degli studiosi le probabilità di un'eruzione sembrano essere legate ad un sistema di faglie che tagliano la periferia nord del piccolo abitato in direzione NE-SW, motivo per cui gli abitanti sono stati fatti evacuare. Inoltre, esiste una reale possibilità che il centro eruttivo si apra sul fondale sottomarino dove, a seconda del tasso di emissione e della colonna d'acqua, è possibile che si sviluppi attività freatomagmatica e dunque esplosiva.

Mappa dell’area di Grindavík che mostra la posizione del dicco (linea rossa) determinata sulla base di immagini radar satellitari combinate, misurazioni GPS e modelli geofisici (Fonte Icelandic Met Office).

Possibili effetti dell'eruzione

Non è ancora possibile definire con certezza la quantità di magma coinvolta nell'intrusione, la tipologia di eruzione e dunque effetti e conseguenze sulle zone limitrofe. Le eruzioni storiche nella zona sono state caratterizzate da emissioni di lava, attività esplosiva a bassa energia e fontane di lava, le preoccupazioni maggiori dunque sono legate alla localizzazione delle bocche eruttive rispetto alle infrastrutture esistenti, in primis le abitazioni di Grindavík. Sono storiche le immagini dell'eruzione sull'isola di Heimaey dove nella notte del 23 gennaio 1973, una fessura eruttiva si aprì proprio in prossimità dell'abitato principale, seppellendo varie abitazioni con la cenere mentre le colate di lava minacciavano le case. Speriamo di non dover assistere ad uno spettacolo simile, ma questo è il prezzo da pagare se si vuole vivere su dei vulcani attivi.

Il cono del vulcano Eldfell formatosi durante l’eruzione del 1973. Foto di Hjálmar R. Bárðarson

Importante anche considerare il possibile ruolo dell'acqua di mare. Come detto in precedenza, se il magma dovesse venire a contatto con l'acqua, a seconda dei volumi in gioco, l'esplosività dell'eruzione potrebbe aumentare considerevolmente portando alla ricaduta pesante di ceneri o al lancio di blocchi e materiale incandescente. Del resto, le eruzioni freatomagmatiche islandesi le ricordiamo un po' tutti per via degli effetti che hanno provocato – non sarà questo il caso: ricordate l'impronunciabile vulcano Eyjafjallajökull?

Le eruzioni islandesi degli ultimi anni

Negli ultimi anni l'area vulcanica di Fagradalsfjall è stata piuttosto attiva, avendo prodotto tre eruzioni rispettivamente nel marzo 2021, agosto 2022 e luglio 2023. L'attività è sempre stata caratterizzata da spettacolari fontane di lava, piccole esplosioni e colate laviche che si sono riversate in zone disabitate. Andando indietro nel tempo bisogna risalire al 2014-2015 per ricordare un'altra eruzione nella dinamica Islanda: il Bárðarbunga ha generato eruzioni fissurali anche sub-glaciali, che hanno tenuto con il fiato sospeso l'aviazione civile. Una delle ultime eruzioni più significative l'ha prodotta poi il Grímsvötn, nel 2011, con una potente attività esplosiva che ha generato anche alcuni problemi al traffico aereo nel periodo 22-25 maggio.

Immagine della nube eruttiva del Grímsvötn dal satellite il 22 maggio del 2011, si noti l’imponente mole delle ceneri disperse (Fonte: NASA)

L'anno prima però era stato l'Eyjafjallajökull a mostrarci quali possono essere gli effetti di un'eruzione subglaciale. L'interazione acqua-magma ha frammentato il magma in minuscole particelle, generando una densa nube eruttiva e incrementando l'esplosività dell'eruzione. L'attività vulcanica non solo ha creato localmente pesanti disagi, soprattutto legati al fenomeno delle colate di fango e acqua derivate dalla fusione del cuore del ghiacciaio (i cosiddetti jökulhlaup), ma ha anche mandato in tilt i cieli di tutta Europa provocando disagi per almeno una settimana e per circa 10 milioni di viaggiatori.

Nessuna massa glaciale in gioco per il vulcano nei pressi di Grindavík, ma l'eruzione merita sicuramente una certa attenzione vista la vicinanza del sito di intrusione con un'area abitata e il mare.

Dopo una laurea in Geologia ed un dottorato di ricerca presso l'Università degli Studi Roma Tre, ha lavorato come ricercatore presso altro…