Pubblicità ingannevole del carburante “green”: Eni multata per 5 milioni

Sotto i riflettori la pubblicità del carburante EniDiesel+, presentato sui media come carburante green per una componente di biodiesel HVO. Legambiente esulta, la multinazionale annuncia il ricorso al Tar.
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Sara Del Dot 21 Gennaio 2020

Un carburante pubblicizzato come prodotto “green” ma che continua a rappresentare una delle sostanze più inquinanti e dannose presenti sul mercato. E a dirlo non sono solo le associazioni ambientaliste ma la stessa Antitrust, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che il 15 gennaio 2020 ha inferto alla multinazionale Eni una sanzione da 5 milioni di euro. Il motivo? Presentare un carburante per autotrazione destinato alla combustione come “amico dell’ambiente” per una componente di biodiesel.

Sul banco degli imputati c’è EniDiesel+, un carburante il cui vanto ambientale è il fatto di presentare un 85% di gasolio minerale e una componente del 15% di Biodiesel HVO, (Hydrotreated vegetale Oil), prodotto nelle raffinerie di Venezia, che dovrebbe proteggere sia il motore sia l’ambiente con una considerevole riduzione delle emissioni. Tuttavia, secondo l’Antitrust  “Questo, che Eni definisce Green Diesel, è un ‘carburante diesel ottenuto da olio di palma e da olii esausti lavorati da grassi vegetali attraverso un processo di “idrogenazione” nella propria raffineria di Venezia, appositamente strutturata per questo tipo di trasformazione; tale carburante è perciò identificabile con la sigla, di uso comune nel settore, “HVO – Hydrotreated Vegetable Oil”.

Olio di palma, quindi, che sebbene venga considerata fonte rinnovabile rappresenta un prodotto la cui estrazione è una delle cause principali di deforestazione nel mondo e quindi poco considerabile “green”.

Nonostante questo, dal 2016 al 2019 la pubblicità del prodotto, presentato come l’alternativa ambientale per le automobili, ha affollato i media italiani. Fino all’inizio del procedimento che l’ha coinvolta, facendola fermare. Si legge sul testo del provvedimento dell’Antitrust:

“I messaggi e le informazioni sono, infatti, articolati in modo tale da indurre i destinatari a confondere la componente HVO denominata “Green Diesel” con il prodotto pubblicizzato EniDiesel+, nonché ad attribuire al prodotto nel suo complesso i vanti ambientali ascritti a tale sua componente, alcuni dei quali non risultano, peraltro, fondati alla luce delle risultanze istruttorie.

(…)

I messaggi in esame attribuiscono al prodotto, in maniera suggestiva ma anche assertiva, un impatto ambientale positivo, o addirittura un effetto di protezione e cura dell’ambiente. (…) Essi veicolano l’idea di un impatto ambientale positivo in termini assoluti e non relativi. Tali vanti ambientali vengono attribuiti a volte direttamente al prodotto EniDiesel+, a volte indirettamente allo stesso in virtù della presenza in tale prodotto di una componente HVO, che viene denominata da ENI “Green Diesel” e qualificata “green” e/o ‘rinnovabile'."

Il procedimento è scattato a febbraio dell’anno scorso a partire dalla segnalazione all’Autorità da parte di Legambiente, Movimento difesa del cittadino e l’European Federation for Transport and Environment che si sono opposte alla presentazione del prodotto come “green”, definizione che secondo loro potrebbe trarre in inganno i consumatori, illudendoli di poter preservare l’ambiente se decidessero di usare quel carburante.

“Per la prima volta in Italia si parla ufficialmente di greenwashing”, riferisce Legambiente in un comunicato. “La sentenza rappresenta un segnale forte nei confronti delle compagnie di combustibili fossili e dei loro tentativi di rappresentare al pubblico i biocarburanti come rispettosi dell’ambiente e addirittura come parte della soluzione alla crisi climatica.”

Dal canto suo, la multinazionale si è mostrata molto stupita della decisione presa dall’Autorità, come ha riferito in un comunicato stampa, nella cui conclusione dichiara l’intenzione di impugnare la sanzione presso il Tar del Lazio.

“In primo luogo, quanto ai rilievi sollevati circa la caratterizzazione del prodotto Diesel+ come “Green”, Eni ribadisce che il tratto distintivo del prodotto Diesel+ è la sua componente HVO (Hydrotreated vegetable oil) che, grazie a un rivoluzionario processo di idrogenazione degli oli vegetali, frutto degli sforzi di ricerca e della capacità innovativa dei laboratori Eni, attribuisce al combustibile Diesel+ proprietà assolutamente uniche sotto il profilo ambientale.

(…)

Quanto ai rilievi sulle descrizioni prestazionali del Diesel+ di Eni, i test di performance in sede di utilizzo dei veicoli sono stati condotti dal centro di rilevazione più accreditato a livello nazionale, ossia il CNRIstituto Nazionale Motori, e tali test hanno confermato come l’Eni Diesel +, anche in fase di utilizzo da parte dei consumatori, comporti una significativa riduzione dei consumi e delle emissioni gassose inquinanti misurate allo scarico, a conferma che tutti i benefici rivendicati sono effettivi e documentati.”

Fonti | Antitrust, Legambiente, Eni.