Qual è stato l’impatto della pandemia sul sistema della gestione dei rifiuti in Italia?

La fotografia scattata dal rapporto “l’Italia del riciclo 2020” ci restituisce una situazione in chiaroscuro: da un lato il settore ha retto l’urto dovuto all’emergenza Covid-19 ed è aumentata la raccolta differenziata domestica, ma dall’altro è diminuito il ricorso alle isole ecologiche e si sono ridotti gli sbocchi sul mercato per i materiali riciclati.
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Federico Turrisi 11 Dicembre 2020

Parlando dell'11esima edizione del rapporto "L'Italia del riciclo", realizzato da Fise Unicircular (l'Associazione delle Imprese dell'Economia Circolare) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e presentato nella giornata di ieri in streaming, c'è innanzitutto una buona notizia da dare: è vero, l'attuale emergenza sanitaria ha avuto delle ripercussioni anche sulla gestione dei rifiuti, ma il sistema è riuscito a tenere, evitando situazioni emergenziali, e anzi mostrando capacità di adattamento e continuando a garantire le diverse fasi di raccolta, trattamento e riciclo.

Dando un'occhiata più nel dettaglio ai dati contenuti del rapporto, notiamo che nel 2019, in un contesto quindi non ancora influenzato dalla pandemia, l'Italia ha raggiunto un complessivo tasso di riciclo del 70% sull’immesso al consumo. I tassi di recupero dei rifiuti d’imballaggio si sono assestati ormai su livelli di avanguardia in Europa: 82% per l'acciaio, 81% per la carta, 77% per il vetro, 70% per l'alluminio, 63% per il legno e 46% per la plastica.

Ancora non centrano gli obiettivi europei la raccolta dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (i cosiddetti Raee) che ha raggiunto il 38%: anche se in crescita del 10%, rimaniamo distanti dall’obiettivo del 65% fissato per il 2019. Stesso discorso vale per la raccolta delle pile, dove siamo fermi al 43%, due punti sotto il target europeo. Mostrano trend in crescita la filiera dei rifiuti tessili (+10% della raccolta differenziata), quella dei rifiuti da costruzione e demolizione (tasso di recupero arrivato al 77%), gli oli minerali (raccolta al 47%) e gli oli vegetali esausti (riciclo a +9% rispetto al 2018). Aumenta anche il recupero della frazione organica (+7,5%), cioè l'umido, la principale porzione dei rifiuti urbani in termini di peso. Per quanto riguarda gli pneumatici fuori uso, la raccolta ha raggiunto l’obiettivo nazionale, avviando a recupero di materia 151 mila tonnellate e a recupero energetico 116 mila tonnellate.

Come sappiamo però il 2020 è stato contrassegnato dall'emergenza Covid-19 e dalle conseguenti misure adottate per contenere la trasmissione del virus. Sommando i dati dei primi 4 mesi di quest'anno, compresi quindi circa due mesi di lockdown, si è registrato, rispetto allo stesso periodo del 2019, un incremento di oltre il 7% della raccolta differenziata dei rifiuti d’imballaggio domestici, connesso anche con la crescita dell'e-commerce..

Riduzioni importanti (superiori al 10%) hanno subito, invece, tutte le filiere collegate ai conferimenti presso le isole ecologiche (quindi Raee e imballaggi in legno) e quelle legate al comparto industriale-commerciale che hanno dovuto interrompere la loro attività o hanno subito una significativa riduzione delle importazioni. Durante il lockdown anche il rifiuto organico è diminuito complessivamente di circa il 15%: l’aumento del rifiuto domestico è stato controbilanciato dalla diminuzione di quello proveniente dalle utenze collettive (mense, ristoranti, pubblici esercizi). L'equilibrio si è ristabilito in parte solo a partire da maggio-giugno con la ripresa di tutte le attività produttive, incluse quelle collegate al settore del turismo.

Inoltre, dal rapporto emerge che la riduzione degli sbocchi esteri, come chiusure e rallentamenti doganali, e di quelli nazionali per via del blocco/crisi di alcuni settori produttivi (per esempio l’automotive e l’edilizia) ha determinato un crollo della richiesta di materie prime riciclate e una maggiore competizione da parte delle materie prime vergini, che hanno visto calare i loro prezzi. Per centrare gli obiettivi di economia circolare stabiliti a livello europeo, le imprese chiedono allora una semplificazione amministrativa e normativa e misure di sostegno al mercato dei prodotti riciclati, da attivare anche sfruttando i fondi che arriveranno con il piano per la ripresa Next Generation EU.

"È necessaria in particolare la rapida definizione dei decreti nazionali per le diverse filiere End of Waste", sottolinea Paolo Barberi, presidente di Fise Unicircular. "L’emergenza ha evidenziato alcune carenze di dotazione impiantistica, soprattutto per la frazione organica e la frazione residuale non riciclabile, e la necessità di nuove tecnologie di riciclo per alcune tipologie di rifiuti, come le plastiche miste e alcuni Raee. Il sistema italiano del riciclo è in grado di affrontare i nuovi e più ambiziosi target europei per l’economia circolare purché si facciano ulteriori sforzi per migliorare la qualità delle raccolte e di conseguenza dei materiali da riciclo, venga promosso l’uso dei prodotti circolari e siano recuperati i ritardi e le carenze impiantistiche ancora presenti in alcune zone del Paese".