
L'Italia ha una biodiversità straordinaria, ce lo siamo detti tante volte: da nessuna altra parte in Europa si trova una varietà di specie animali e vegetali come nel nostro Paese. La natura però va tutelata in maniera adeguata, e oggigiorno gli animali e le piante devono essere difesi pressoché quotidianamente da diverse minacce, come la perdita di habitat, il cambiamento climatico, l'inquinamento, l'eccessivo sfruttamento delle risorse, l'attività antropica e, non ultimo, i crescenti impatti delle specie aliene invasive.
Emergono così luci e ombre dal nuovo dossier "Fauna selvatica a rischio", pubblicato da Legambiente in occasione della giornata mondiale della fauna selvatica (World Wildlife Day) lo scorso 3 marzo. L'associazione ambientalista si è concentrata in particolare su 12 specie a rischio nel nostro Paese di elevato valore conservazionistico, analizzandone lo stato di salute: ci sono mammiferi come l'orso bruno marsicano e la lontra, uccelli come il grifone, insetti come le farfalle e gli altri impollinatori, pesci come la trota mediterranea, e poi c'è la fauna marina in pericolo come il delfino comune e la tartaruga Caretta Caretta.
Le specie che abbiamo appena citato sono a rischio estinzione o comunque classificate come particolarmente vulnerabili; per una come il tritone crestato italiano (un anfibio caudato appartenente alla famiglia dei Salamandridi) è stata richiesta, per esempio, una protezione rigorosa. Ma altre possono tirare (per il momento) un sospiro di sollievo, come il lupo e il camoscio appenninico: il merito è soprattutto dei progetti LIFE e del costante impegno dei nostri parchi nazionali. Un'altra notizia positiva è infine rappresentata dai recenti avvistamenti, anche sulle coste italiane, di foca monaca, un animale che da 50 anni sembrava ormai sparito dal mar Mediterraneo.
In generale, la situazione della fauna selvatica appare nel complesso delicata e preoccupante. L'Unione Europea ci ricorda che la biodiversità del Pianeta si è ridotta del 60% negli ultimi 40 anni e un milione di specie rischiano addirittura l’estinzione. Il punto è che la crisi della biodiversità e la crisi climatica vanno a braccetto: una aggrava l'altra in un circolo vizioso che rischia di essere fatale per gli ecosistemi. Per questo sono richieste azioni incisive di mitigazione entro il 2030, ed è essenziale ripristinare le foreste, i suoli e le zone umide, oltre a incrementare gli spazi verdi anche nelle città.
"Il declino della biodiversità è uno dei maggiori problemi ambientali che l’umanità si trova ad affrontare", spiega Antonio Nicoletti, responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente. "Malgrado ciò, la portata e la gravità delle conseguenze di questo declino non sono ancora percepiti dal grande pubblico e dalla gran parte dei decisori politici. Nel nostro Paese manca ancora la capacità di pianificare le priorità e le scelte per mettere in sicurezza il nostro capitale naturale. Mancano gli strumenti, sia i Piani d’azione delle specie a rischio che le risorse per continuare a operare in questo campo, e manca la capacità di concertare e decidere in maniera appropriata anche questioni spinose come nel caso dell’incomprensibile ritardo nell’approvazione del Piano di gestione e conservazione del lupo. Per questo è importante adottare un approccio integrato alla risoluzione dei problemi e mitigare la perdita di biodiversità, riducendo l’impatto della crisi climatica".