Sostanze perfluoro alchiliche. Così, il loro nome potrebbe dirti poco ma se li chiamo Pfas, ecco che subito la spia comincia a lampeggiare nella tua mente: pericolo.
Prodotte dalle attività industriali uomo, i Pfas sono sostanze complesse ed estremamente persistenti al punto che sono stati tristemente ribattezzati “inquinanti eterni”.
Soprattutto, però, sono sostanze tossiche per qualsiasi organismo vivente, compreso ovviamente l’uomo.
Numerosissimi studi, infatti, hanno confermato che i Pfas possono avere gravi effetti negativi sulla nostra salute, favorendo per esempio danni al fegato, malattie della tiroide, obesità e tumori ma anche alterando i processi ormonali nel nostro organismo, con pesanti conseguenze sullo sviluppo e sulla fertilità.
Il grosso problema è che ormai queste sostanze popolano gran parte dell’ambiente che ci circonda, dal terreno fino alle falde acquifere finendo inevitabilmente per arrivare nei cibi che mangiamo e portiamo sulle nostre tavole.
Quali sono, dunque, gli alimenti che oggi si contraddistinguono per un’alta concentrazione di Pfas?
L’acqua rappresenta una pericolosa fonte di Pfas, soprattutto a causa della vicinanza a zone e luoghi in cui è attiva la lavorazione e la produzione di queste sostanze. Gli scarichi di fabbriche e stabilimenti infatti hanno purtroppo contribuito ad inquinare i corsi d’acqua e le falde acquifere da cui viene tratta l’acqua potabile.
Ciò ha insomma innescato un meccanismo drammatico tale per cui queste sostanze sono finite nei campi coltivati attraversi l’irrigazione, quindi agli animali assetati, quindi agli allevamenti, quindi all’uomo.
L’acqua è dunque la principale fonte di esposizione ai Pfas e ciò significa che tutti gli alimenti correlati all’utilizzo di risorse idriche contaminate rappresentano potenziali fonti di rischio: frutta, verdura e prodotti di origine animale.
Guardando con attenzione, l’inquinamento da Pfas interessa le falde acquifere tanto quanto i corsi d’acqua dolce, i fiumi e i laghi e per questo il pesce e altri prodotti delle attività di pesca rappresentano alcuni degli alimenti con la più alta presenza di sostanze perfluoro alchiliche.
Recentemente lo ha confermato anche uno studio dell'Environmental Working Group insieme alla Nicholas School of the Environment dell'Università Duke.
I ricercatori avevano preso in considerazioni campioni di pesce prelevato tra il 2013 e il 2015 da fiumi e laghi statunitensi e i dati avevano dimostrato che la contaminazione dei pesci d'acqua dolce era così elevata che consumarne anche solo uno equivaleva a trascorrere un mese intero a bere acqua con concentrazioni altissime di Pfas.
Anche sostenere diete ricche di prodotti a base di carne lavorata possono contribuire al rischio di esposizione ai Pfas. Mi riferisco soprattutto alle interiora e al fegato, alla carne di maiale oppure a prodotti ulteriormente lavorati e tipici di un’alimentazione meno sana, come quella utilizzata per i prodotti da fast food.
Potrebbe sorprenderti ma una ricerca pubblicata sulla rivista Environment International ha dimostrato che un significativo consumo di tè freddo corrisponderebbe ad aumentati livelli di Pfa snel sangue. Per di più, in maniera modo direttamente proporzionale alle quantità assunte: più ne si consuma, più le concentrazioni di alzerebbero.
Alla lista degli alimenti maggiormente caratterizzati dalla presenza di Pfas ci sono anche le uova. A confermarlo c’è uno studio danese dell’Istituto DTU secondo cui le uova biologiche sarebbero contaminate a causa dei mangimi dati alle galline, composti con farina di pesce.
Fonti | Efsa; Arpa Liguria; European Environment Agency