Quali sono le lezioni del Covid-19 che ci devono guidare nelle prossime pandemie?

Gli Ecdc hanno sviluppato un manuale con gli insegnamenti di Covid-19 che dovremo fare nostri per prepararci a rispondere al meglio ad una possibile nuova pandemia. Tra i punti cardine il rafforzamento della “forza lavoro” della sanità pubblica, un efficace sistema legislativo di gestione di una crisi, la comunicazione del rischio e la necessità di un coinvolgimento attivo della popolazione.
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Kevin Ben Alì Zinati 5 Maggio 2023
* ultima modifica il 05/05/2023

Mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità valuta se dichiarare finito o meno lo stato di emergenza globale proclamato lo scorso 30 gennaio 2020, gli Ecdc si concentrano sull’altro lato della medaglia della pandemia.

Archiviare Covid-19 vuole dire liberarsi di tre anni di rischi e paure, è vero, ma non vuol dire cancellare tutto. Non deve e non può significare perdere ciò che questi tre anni ci hanno insegnato.

Perché sì: sebbene terrificante, tragica e drammatica, è innegabile che la pandemia abbia rappresentato (anche) un’occasione unica per imparare e crescere. Per evolvere.

Un esempio per tutti: pensa alle potenzialità della nuova velocità burocratica appena scoperta grazie alla rapidissima sequenza di sviluppo, test, approvazione e diffusione dei vaccini anti-Covid.

Ecco perché l’ultimo documento firmato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie è intitolato, evocativamente, «Lessons from the Covid-19 pandemic». Questi tre anni ci hanno fornito un insieme di lezioni che possiamo – dobbiamo – fare nostre per affrontare le prossime pandemie. Perché purtroppo – un’altra lezione dovremmo aver appreso – non è una questione di se ma di quando.

“La pandemia di Covid-19 ci ha insegnato lezioni preziose ed è importante rivedere e valutare le nostre azioni per determinare cosa ha funzionato e cosa no. Dobbiamo essere meglio preparati per le future crisi di salute pubblica e questo dovrebbe essere fatto attraverso azioni in diversi settori” ha spiegato Andrea Ammon, direttore dell’ECDC puntando l’attenzione in particolare su quattro aree strategiche che richiedono impegno organizzativo e politico interconnesso:

  • Investimenti nella forza lavoro della sanità pubblica
  • Prepararsi alla prossima crisi di salute pubblica
  • Comunicazione del rischio e coinvolgimento della comunità
  • Raccolta e analisi di dati e prove

Vediamoli insieme.

Forza lavoro nella sanità

Abbattendosi con violenza e una buona dose di imprevedibilità sul nostro sistema sanitario, l’emergenza Covid ha messo in chiara evidenza quanto sia strettamente necessario investire e rafforzare la «forza lavoro» della sanità pubblica, depauperata, dicono gli Ecdc, dai pensionamenti, dalla crisi economica e finanziaria 2008-2014 e dal burnout dovuto all’aumento della pressione e ai lunghi orari di lavoro in un ambiente di crisi prolungata.

È di vitale importanza – ribadiscono – reclutare, formare e trattenere professionisti della sanità pubblica – medici, infermieri, operatori sanitari e specialisti come virologi ed epidemiologi – e attrarre soprattutto giovani dal momento che “l’attuale forza lavoro della sanità pubblica sta invecchiando.

Migliorare quest’aspetto vorrebbe dire pianificare la capacità di risposta a una crisi, rafforzare la sorveglianza delle malattie infettive, la pianificazione della preparazione e la necessità di un processo decisionale formalizzato e di una struttura di gestione delle emergenze.

Prepararsi alla prossima crisi di salute pubblica

Secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, la maggior parte dei paesi avrebbe mostrato necessità di stabilire un ruolo formale per gli istituti di sanità pubblica”, gli unici deputati a fornire consigli basati su prove ed evitarne la politicizzazione. “È necessaria una migliore rappresentanza delle competenze in materia di sanità pubblica ai livelli più alti negli organi decisionali e nelle strutture di gestione delle crisi”.

L’inevitabile mancanza di dati certi, priorità e il susseguirsi di misure restrittive ma contrastanti insieme a ruoli poco chiari e la frammentazione del sistema sanitario hanno complicato il processo decisionale durante la pandemia, con pesanti ripercussioni anche sulla popolazione.

Questo significa, in sostanza, che dovrebbe essere fatta una chiara distinzione tra decisioni politiche e pareri di esperti.

Per affrontare la prossima crisi di sanità pubblica serve poi una legislazione sulle emergenze, sulle pandemie e sul controllo delle malattie trasmissibili in grado di guidarci durante situazioni di crisi. Diversi Paesi avrebbero ammesso che i loro quadri giuridici e la legislazione che disciplinano la risposta alla pandemia erano obsoleti o inesistenti e che lo sviluppo di nuove leggi durante la crisi ha aggiunto una pressione significativa”.

Allo stesso modo, sarà importante promuovere comportamenti virtuosi e decisivi per la nostra salute – come la frequente igiene delle mani, celebrata oggi da una giornata mondiale ad hoc – sviluppare e mantenere scorte di dispositivi di protezione individuale (DPI), farmaci, tamponi e tutte quelle altre attrezzature la cui carenza, specialmente nei primi mesi di pandemia, ha rappresentato un serio problema.

Comunicazione del rischio e coinvolgimento della comunità

Uno dei punti più determinanti – e che ci interessa di più – è l’attenzione a una sana comunicazione del rischio e al coinvolgimento della comunità: elementi decisivi in tempi di crisi e, tuttavia, tra i punti deboli delle azioni di risposta di molti paesi.

“Gli istituti di sanità pubblica devono rafforzare la loro capacità di comunicare. Il personale dovrebbe essere formato in anticipo per sviluppare e trasmettere messaggi quando parla alle conferenze stampa e ai media” commentano gli Ecdc, spiegando che durante una crisi sono necessari leadership nella comunicazione, un buon coordinamento tra le varie parti interessate e soprattutto messaggi sviluppati e veicolati da team multidisciplinari esperti anziché conferenze stampa frequenti (anche quotidiane) capitanate da miscugli di professionisti della sanità pubblica e responsabili politici.

La mancanza di una comunicazione univoca, sana e trasparente determina una scarsa fiducia nei governi e nelle istituzioni e, a sua volta, una debole adesione agli orientamenti nazionali.

Raccolta e analisi di dati e prove

Utili alla comunicazione e ovviamente al monitoraggio e alla sorveglianza sono, infine, i sistemi integrati di raccolta dati e analisi: per la valutazione microbiologica, l’evoluzione dell’emergenza nel tempo, i progressi nel trattamento e nella gestione clinica.

Il tutto supportato da una digitalizzazione solida ed efficace che nel settore sanitario tanto quanto in altri ambiti è stata considerata un problema in molti paesi.

Fonte | Ecdc 

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