Sono sicuro che capita anche a te. Quando scarabocchi in modo disinteressato su un foglio mentre ascolti l’amico parlare dall’altra parte del telefono, anche tu probabilmente disegni cuori.
Uno singolo e grosso, tanti e di forme diverse, non importa: sono certo che in automatico anche la tua mano disegnerà un cuore. È normale: è una delle forme più riconoscibili e utilizzate al mondo che impariamo a conoscere fin da quando siamo piccoli.
Ormai da tempo immemore è riconosciuto come il simbolo universale per dare forma all’amore e all’affetto ma l’origine di questa forma ti sorprenderà.
E non solo perché non assomiglia in alcun modo al muscolo cardiaco umano vero e affonda le proprie radici in periodi storici antichissimi, che tornano indietro fino addirittura ad Aristotele.
A dispetto di quello che potresti pensare, la forma del cuore non si basa sulle sembianze di un cuore umano reale, con il quale ha davvero poco in comune. I contorni del cuore che oggi conosciamo, infatti, sembrano derivare piuttosto da un’antichissima pianta chiamata silfio.
Si tratta di una particolare specie di finocchio gigante che era solito crescere lungo le coste nordafricane, specialmente nella zone di Cirene. Fu così importante per l'economia della città che la sua immagine venne anche impressa sulle proprie monete. In epoche antiche questa pianta era molto apprezzata dagli antichi Greci e dai Romani che ne facevo un largo uso sfruttando le sue proprietà medicinali e come contraccettivo.
Se oggi però disegniamo il cuore così lo si deve al suo seme. Vari studiosi hanno scoperto che la sua forma effettivamente ricorda molto quella del cuore moderno, quindi con due archi superiori che si incontrano in un punto centrale per poi chiudersi in una sorta di triangolo tagliato a metà.
Secondo molti, dunque, questa somiglianza avrebbe contribuito alla diffusione del simbolo del cuore come lo intendiamo noi, come rappresentazione della sessualità e più in generale dell’amore.
Ci sono anche altre teorie dietro la nascita di questo simbolo risiederebbe nei disegni anatomici di studiosi come Galeno o lo stesso Aristotele.
All’epoca si pensava che il cuore umano fosse un organo composto da tre camere con una piccola rientranza al centro e tentando di dargli una forma concreta, crearono dunque immagini che somigliavano proprio alla forma del cuore che conosciamo oggi.
Anche il fisico italiano Guido da Vigevano, nel XIV secolo, realizzò una serie di disegni anatomici che raffiguravano un cuore. E tutte assomigliavano molto a quello descritto da Aristotele.
Tra le incertezze, una cosa sembra certa: il simbolo del cuore è antichissimo e fa parte della nostra storia.