Quella plastica in fondo al mar Tirreno è una bomba ad orologeria: il ministro Costa invoca lo stato di emergenza

Dopo un esposto di Greenpeace alla Corte dei Conti contro la Regione Toscana sulla vicenda delle ecoballe di rifiuti abbandonate nelle acque protette del Santuario dei cetacei, precisamente nel golfo di Follonica, è previsto nei prossimi giorni un incontro tra il ministro dell’Ambiente Sergio Costa e il capo del dipartimento della Protezione civile Angelo Borrelli per un’eventuale dichiarazione dello stato di emergenza.
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Federico Turrisi 29 Giugno 2020

Una situazione grave, che non può più essere trascurata. Nei fondali del golfo di Follonica, in provincia di Grosseto, c'è una bomba rappresentata da tonnellate di rifiuti di plastica pronta ad esplodere e a contaminare un ecosistema di grandissimo valore. Le acque in questione sono infatti quelle del Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano e del Santuario dei cetacei, un'area marina protetta internazionale istituita nel 1999 grazie ad un accordo tra Italia, Francia e Principato di Monaco.

A lanciare l'allarme non sono stati solo gli ambientalisti (in particolare gli attivisti di Greenpeace, che hanno presentato un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale nei confronti della Regione Toscana), ma anche lo stesso ministro dell'Ambiente Sergio Costa. Intervistato dal quotidiano toscano La Nazione, il ministro ha affermato che "per quanto riguarda le ecoballe stiamo vivendo con una bomba ad orologeria. Ho chiesto, anche formalmente, come ha fatto anche la Regione Toscana, l’istituzione di uno stato di emergenza nazionale: è da lì che passa la velocità dell’azione, necessaria ad affrontare questo problema enorme".

Qual è il problema enorme a cui allude il ministro Costa? Per capire meglio questa vicenda dobbiamo riavvolgere il nastro. È il 23 luglio 2015, quando la nave cargo Ivy salpa da Piombino diretta a Varna, in Bulgaria, con un carico di 1.888 balle di rifiuti di plastica da avviare all'incenerimento. A causa di un’avaria, poco dopo la partenza il comandante della nave ordina di abbandonare in mare una parte del carico. E così 56 ecoballe contenenti 65 tonnellate di plastica finiscono in fondo al mar Tirreno.

Nel corso di cinque anni alcuni rifiuti sono stati recuperati accidentalmente dai pescatori della zona, mentre altri sono stati portati a riva dalla corrente. La maggior parte dei rifiuti si trova però ancora sul fondale. Nonostante la nomina di un commissario straordinario (l'ammiraglio Aurelio Caligiore) e la dichiarazione dello stato di crisi ambientale da parte dell'Ispra lo scorso maggio, non ci sono ancora certezze sulle operazioni di rimozione delle ecoballe. E nell'attesa il rischio di un disastro ambientale nel cuore del Santuario dei cetacei aumenta.

Costa ha ricordato che "l’articolo 3 al comma tre della legge della Protezione civile contempla proprio un caso come questo per poter dichiarare lo stato di emergenza. Dobbiamo fare presto. Se le ecoballe si aprissero, sarebbe una tragedia per tutto il Tirreno". Nei prossimi giorni dovrebbe tenersi un incontro tra il ministro e il capo del dipartimento della Protezione civile Angelo Borrelli per discutere su questo tema. Spetta infatti alla Protezione civile il compito di dichiarare lo stato di emergenza, che consentirebbe l'avvio di un intervento più tempestivo.