
Se ti dicessi cosa ha scritto il poeta Eugenio Montale, probabilmente tra tutte le poesie ti ricorderesti "almeno un milione di scale". Quello che forse non sai è che Montale fu uno dei primi ambientalisti a combattere contro l'imperversare dell'abusivismo edilizio nel nostro Paese. Nell'opera "I grattacieli", scritta a macchina nel retro di una traduzione precedente, l'autore già denunciava il primo caso di abuso edilizio: lungo la costiera Amalfitana era stato costruito l'hotel Fuenti, a Vietri su Mare, poi distrutto soltanto nel 1999. Se ne parla da qualche mese perché la docente e ricercatrice Ida Duretto ha ritrovato nell'archivio pavese uno scritto inedito, proprio sul retro di una traduzione montanina di Yeats.
Pensa che il neologismo "ecomostro" è stato coniato proprio in riferimento a questo episodio, quando nel 1968 lo stabile era stato oggetto di numerose valutazioni statali e da parte dei ministeri. Legambiente infatti coniò questo termine proprio per la struttura: 34 mila metri cubi di cemento, 150 di lunghezza e sette piani. L'edificio è stato costruito tra il 1968 e il 1971, a picco sul mare tra Vietri e Amalfi.
Pur avendo suscitato l'indignazione della popolazione locale e dei turisti, l'illegittimità della costruzione in quel paesaggio naturale è stato abbattuto solamente trent'anni dopo. "Elena vorrebbe che mi opponessi/ con tutte le mie forze all’imminente/ scomparsa della splendida costiera…", si legge nell'incipit della poesia. Si capisce dunque che lo scritto sia stato dedicato alla figlia di Benedetto Croce, scrittrice e ambientalista, storica attivista a difesa della tutela del territorio.
Ma Montale non fu l'unico a denunciare un abuso del genere. Assieme a lui, anche illustri letterati del suo tempo denunciarono il fatto: il regista Franco Zeffirelli, il giornalista Indro Montanelli, lo scrittore Italo Calvino. Ma anche Natalia Ginzburg e Franco Soldati. Per citare un passaggio di questo manifesto ambientalista ante litteram, Montale scriveva: "Pare che prima o poi / anzi prima che poi / sugli Aliscampi che splendono / tra Amalfi e Vietri si vedranno enormi / grattacieli e già sorge dalla cintola insù / l’intellighenzia, con suoi alti piati. / Ma saranno sprecati; grattare il cielo / è ciò che resta a chi non creda più / che un cielo esista".