“Qui le capre possono muoversi in autonomia”: Riccardo e la sua sfida in alta quota

Tra i monti della Lombardia abita un giovane, Riccardo, che con il suo gregge sta realizzando il suo sogno. Il suo è uno stile rigoroso con sveglie scandite dagli orari della mungitura. Inizialmente ha studiato florovivaismo, ma ha compreso presto che il suo futuro era altrove. Ecco come l’ha trovato.
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Emanuele La Veglia 12 Giugno 2021

Riccardo Mocellin è un giovane che, come tanti, ha amici e interessi, ma accade, a un certo punto, che qualcosa in particolare prenda il sopravvento. Un giorno decide di trasferirsi a 1000 metri di altitudine, in provincia di Varese, per dedicarsi completamente alla cura delle capre. Un cambio di vita che ci racconta con entusiasmo, spiegandoci quali sono le motivazioni che lo animano.

Quali sono i ricordi più belli della tua infanzia?

Sono cresciuto con la possibilità di sfogare le mie energie e di esercitare la curiosità. Giocando nei boschi dietro casa ho iniziato ad apprezzare le meraviglie della natura. Devi sapere che i miei nonni hanno sempre avuto l'orto e spesso mi portavano a visitare le aziende vicine, dove il bestiame era trattato in maniera etica. I miei genitori, dal canto loro, mi hanno trasmesso la passione per la montagna ed io amo molto stare all'aria aperta.

Come è arrivata la svolta?

È maturata nel tempo, attraverso gli stage che ho fatto tramite la scuola superiore di agraria. Allora ho capito che, nell'infinito mondo dell'agricoltura, il mio posto non era in serra a coltivare piante, dove mi immaginavo inizialmente. Un percorso che mi ha portato, successivamente, ad acquistare una struttura rurale nel comune di Maccagno con Pino e Veddasca. Lì il metodo è cambiato drasticamente, passando da un allevamento in stalla ad ettari di pascolo incontaminato che migliorano notevolmente il benessere generale e la qualità dei prodotti.

Cosa caratterizza la tua scelta?

Credo che sia radicale perché va in contrapposizione con lo stereotipo che magari si può avere dei ventenni e trentenni di oggi. Le mie giornate sono lunghissime, con orari non molto agevoli. Eppure, tra intemperie e piccole disavventure, la montagna è in grado di farci capire che non è l'uomo a farla da padrone.

Cosa consiglieresti a chi vuole seguire il tuo esempio?

Di documentarsi il più possibile, seguire corsi e fare esperienza sul campo. Si tratta di un mestiere che è cambiato rispetto a decenni fa, bisogna tenersi aggiornati, essere competenti. È importante mantenere rispetto e attenzione per i segnali che ci circondano e per il territorio in cui ci si trova. Si possono incontrare difficoltà burocratiche e, per districarle, può essere sicuramente di aiuto rivolgersi a professionisti del settore.

Cosa cerchi di assicurare agli animali?

Spazi liberi, un'alimentazione sana e il senso di responsabilità nei loro confronti. Senza di loro non saremmo arrivati dove siamo adesso e non avremmo davanti tutti i sogni e progetti che stiamo portando avanti. Un impegno speciale riguarda la capra nera di Verzasca, razza a forte rischio di estinzione che vorrei salvare.

Foto di Riccardo Mocellin