
Erano partiti per il Kenya con un obiettivo ben chiaro in testa: tentare di risolvere il problema dei rifiuti in plastica e delle discariche a cielo aperto. Sono finiti per dare vita a Project Circleg e ideare così un innovativo sistema per realizzare protesi in plastica riciclata. È la straordinaria storia di due designer svizzeri, Fabian Engel e Simon Oschwald. Purtroppo in Africa il numero di persone costrette a subire un'amputazione, o per ferite riportate in zone di guerra o a causa di incidenti stradali, è molto elevato. E sono altrettanto numerose le persone che non hanno abbastanza denaro per permettersi una protesi. Secondo le stime del'Organizzazione Mondiale della Sanità, nel mondo 35-40 milioni di individui hanno bisogno di una protesi o di un'ortesi.
Una piaga che non ha lasciato indifferenti Fabian e Simon. Da creativi quali sono, hanno trovato il modo di realizzare un apparecchi ortopedici a un prezzo contenuto e con le risorse del luogo, in questo caso la plastica buttata nella maxi discarica di Dandora, a pochi chilometri dalla capitale del Kenya Nairobi. I primi a testare i prototipi sono stati gli stessi designer elvetici (beninteso, tutti i loro arti sono a posto e perfettamente funzionanti) che poi hanno sperimentato la loro creazione su persone con arti mancanti.
A livello di accessibilità, la soluzione di Fabian e Simon è a metà strada tra la stampella di legno e una protesi hi tech costosissima. Prezzo basso e massima funzionalità, è questo il perfetto connubio in grado di cambiare la vita delle persone più sfortunate, che ritengono quasi uno stigma sociale il fatto di non avere più un arto, e che può aiutarle nella ricerca di un lavoro o a compiere con più naturalezza alcuni gesti quotidiani. Senza considerare poi il riutilizzo di materiali che altrimenti andrebbero a inquinare l'ambiente. È il caso di dirlo, siamo davanti a uno splendido esempio di economia circolare.