
Rispettare l'ambiente utilizzando per la pesca prodotti sempre meno inquinanti. Con questo obiettivo uno studio è stato realizzato dai ricercatori della Cornell University e pubblicato sulla rivista Journal of the American Chemical Society, che si sono soffermati sul valore della plastica a basso impatto ambientale. Grazie alla ricerca è stato possibile realizzare un polimero che si degrada velocemente grazie alle radiazioni ultraviolette: questa novità potrebbe essere fondamentale per costruire attrezzature da pesca ecosostenibili.
Le attrezzature si realizzano in genere con materiali altamente inquinanti deleteri per il mare visto che spesso e volentieri si perdono negli abissi marini. L'idea è quella di costruire un prodotto che si degradi più velocemente e quindi inquini molto meno il mare rispetto alla classica plastica: già ti avevamo parlato di un'iniziativa simile con le reti di rame.
Le reti da pesca e le corde sono i rifiuti principali che si trovano in mare e sono composti da polimeri che difficilmente si degradano, se non con il tempo. Gli scienziati vorrebbero usufruire delle caratteristiche chimiche di questo prodotto per creare una plastica degradabile con particolare attenzione all'ossido di polipropilene isotattico – chiamato anche iPPO – realizzato alla fine degli anni Cinquanta. Il materiale vanta una qualità su cui è bene porre l'attenzione ovvero il fatto di scomporsi una volta esposto alla luce del sole (radiazioni ultraviolette).
Dagli esperimenti condotti in laboratorio si è scoperto che il prodotto esposto alla luce ultravioletta dopo 30 giorni diminuiva la lunghezza di un quarto rispetto alla sua dimensione originaria.