Rimodulazione PNRR: quale futuro per i soldi destinati a proteggerci dalle alluvioni?

A 2 mesi dai fatti dell’Emilia-Romagna, la rimodulazione del PNRR taglia fuori gli interventi per le alluvioni. Quale futuro per miliardi di euro di interventi?
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Andrea Di Piazza Geologo specializzato in Green Management
3 Agosto 2023 * ultima modifica il 03/08/2023

Sin dall’inizio del 2023, l’Italia ha avviato un’importante fase di ricognizione dello stato di attuazione del PNRR che ha riguardato tutte le misure e linee di intervento previste. La ricognizione ha portato all’individuazione di diversi gruppi di criticità tra cui, l’effettiva capacità di impiego e spesa delle risorse, la capacità amministrativa dei soggetti attuatori, le difficoltà di rendicontazione e di gestione degli interventi, la presenza di investimenti originariamente basati su altre fonti di finanziamento – che hanno rappresentato un freno all’attuazione del PNRR – nonché l’aggiornamento degli obiettivi alla luce dell’implementazione delle riforme stesse.

La tabella di marcia dello strumento, già di per sé molto stringente, è stata duramente messa alla prova dal mutato contesto geo-politico internazionale con delle ripercussioni non di poco conto, soprattutto sull’attuazione degli investimenti. Con il fine di raggiungere gli obiettivi del Piano e di garantire l’attuazione degli interventi, il Governo ha proposto una rimodulazione del Piano, avviato d’intesa con la Commissione europea e connesso con la stesura del nuovo capitolo dedicato all’iniziativa RepowerEU. La rimodulazione ha tagliato però fuori alcuni finanziamenti importanti, anche alla luce dei recenti effetti dei cambiamenti climatici in corso. Vediamo di che si tratta.

Garantire l’attuazione degli interventi

Gli eventi eccezionali e non prevedibili che si sono verificati nell’ultimo anno (es. guerra in Ucraina, aumento dei prezzi, la scarsità delle materie prime) hanno reso necessario la revisione di alcuni interventi del PNRR che sono risultati non più in linea con gli obiettivi dello strumento. L’analisi del Governo ha individuato alcune misure da definanziare totalmente o parzialmente per un ammontare complessivo di 15,9 miliardi di euro. La scelta è stata effettuata per garantire la completa attuazione degli interventi, eliminando quei progetti che comunque non sarebbero stati completati entro le stringenti tempistiche del PNRR, che prevedono la chiusura dei lavori al 30 giugno 2026 (meno di tre anni), pena la perdita dei finanziamenti.

Tra le misure coinvolte dalla rimodulazione vi sono gli “interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni” (definanziata completamente per 6 miliardi di euro), le “misure per la gestione del rischio alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico (rimodulati a circa 1,2 miliardi di euro dai 2,5 miliardi di euro iniziali previsti) e “l’utilizzo dell’idrogeno in settori hard-to-abate” (1 miliardo di euro).

Di contro è stata rafforzata la misura “Asili Nido” (con un incremento di 900 milioni di euro) e sono state introdotte nuove misure finalizzate al perseguimento degli obiettivi del REPowerEU per un ammontare massimo complessivo di 19,2 miliardi di euro che deriveranno in parte dal contributo a fondo perduto REPowerEU assegnato all’Italia (2,7 miliardi) e risorse aggiuntive dell’aggiornamento del contributo UE PNRR per effetto della variazione del PIL (150 milioni di euro), e dalla rimodulazione del PNRR.

La tabella di sintesi delle misure PNRR definanziate parzialmente o totalmente con relativa proposta in euro.

Le critiche alla rimodulazione

La recente alluvione dell’Emilia-Romagna e le cronache meteorologiche impressionanti che si sono registrate in tutta la Penisola, hanno acceso certamente i riflettori sulla scelta del Governo di decurtare il finanziamento degli interventi per il rischio alluvione e per la mitigazione del rischio idrogeologico. Il nostro Paese, si sa, è molto fragile da questo punto di vista, gli eventi climatici ce lo ricordano ormai quasi quotidianamente, quindi investimenti per la messa in sicurezza dei territori e delle aree abitate sono fondamentali. Il tema rischio idrogeologico tra l’altro era anche incluso nel pacchetto degli interventi dedicati alla resilienza dei Comuni, misura questa completamente definanziata.

Il Ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR Raffaele Fitto, ha spiegato alla Camera dei Deputati, in una comunicazione sul tema rimodulazione PNRR, che molti di questi interventi sarebbero stati irrealizzabili entro l’orizzonte temporale previsto dal Piano visto che si trattava di interventi in piani e misure passate e dunque pensati con regole e criteri completamente diversi da quelli messi in campo dalla Commissione Europea per il PNRR (es. il tema del DNSH, “non recare un danno all’ambiente” con tutto ciò che ne consegue a livello di rendicontazione). Secondo il Ministro, l’inclusione di questi interventi metterebbe in discussione la loro realizzazione e dunque il finanziamento. “Dobbiamo sottolineare che, – spiega l’On. Fitto nel corso della sua comunicazione – nell'ambito dei 291 miliardi di euro relativi alle risorse del PNRR, 67 miliardi sono di progetti precedenti, che erano stati già finanziati e che sono stati spostati dentro il PNRR, con tutte le difficoltà che ciò comporta”.

Quale futuro per gli investimenti stralciati?

Non è chiaro se si possano trovare risorse ulteriori o aggiuntive, fuori dal perimetro e dagli orizzonti temporali del PNRR, per l’attuazione di queste misure oggettivamente importanti (tra le altre il potenziamento di servizi e infrastrutture sociali di comunità, la rigenerazione urbana, i piani urbani integrati). La relazione del Servizio Studi del Parlamento sulla rimodulazione del PNRR escluderebbe questa possibilità, sottolineando come “il rapporto del governo non specifichi quali saranno gli strumenti e le modalità attraverso i quali sarà mutata la fonte di finanziamento delle risorse definanziate dal PNRR”.

Tuttavia, nel momento in cui si scrive, la risoluzione di maggioranza è stata approvata dal Parlamento con uno specifico riferimento a salvaguardare gli interventi esclusi dal PNRR all'esito dell'aggiornamento del Piano, utilizzando altre fonti di finanziamento nazionali disponibili, anche mediante la riprogrammazione del Piano nazionale complementare, e ricorrendo alle risorse messe a disposizione dalla programmazione 2021-2027 dei Fondi strutturali e del Fondo sviluppo e coesione 2021-2027. La proposta di revisione ora sarà trasmessa alla Commissione Europea da cui si attenderà l’esito di verifica. Staremo a vedere.

Dopo una laurea in Geologia ed un dottorato di ricerca presso l'Università degli Studi Roma Tre, ha lavorato come ricercatore presso altro…