Ristoranti anti-spreco: l’idea rivoluzionaria per consumare il cibo invece di buttarlo via

Una cucina che usa come materie prime prodotti poco attraenti o vicini alla scadenza. Lo svedese Erik Anderssen ha scelto di aprire un ristorante per combattere lo spreco alimentare. E i modelli virtuosi, in tutto il mondo, non mancano.
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Sara Del Dot 16 Ottobre 2018

Un’idea tanto logica quanto rivoluzionaria, un altro piccolo passo per contrastare lo spreco alimentare di cui ogni giorno ci rendiamo protagonisti. Ogni anno, nel mondo, un terzo del cibo prodotto viene letteralmente sprecato. Parliamo di 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti buttati via, per un valore complessivo di circa 750 miliardi di euro.

In Europa, di quello che compriamo il 42% finisce nella spazzatura perché non consumato in tempo. Soltanto in Italia, sono 142 i chili di cibo che ciascuno di noi fa finire nell’immondizia ogni anno. E questo è, prima di ogni altra cosa, un enorme problema culturale.

Quante volte vai al supermercato convinto che un determinato prodotto ti serva assolutamente e poi lo ritrovi qualche settimana dopo abbandonato in fondo allo scaffale del frigo, ormai inutilizzabile? Capita a tutti, non preoccuparti. Ma proprio perché non è un problema soltanto tuo sarebbe opportuno farci un po’ più caso. E incentivare le iniziative che cercano di porre un freno a questa tendenza a sprecare che, diciamocelo, freni non ne ha da molto tempo. Tra nuove applicazioni, siti di delivery e privati che si attrezzano, mi piacerebbe farti conoscere le esperienze di chi, con la lotta allo spreco, ha creato una vera e propria impresa gastronomica.

Spill: il ristorante anti-spreco di Erik Anderssen

È un giovane imprenditore, Erik Anderssen, ma le idee molto chiare. Nel suo ristorante Spill, in centro a Malmö, in Svezia, prepara piatti utilizzando esclusivamente ingredienti che rischiano di essere buttati dai supermercati perché prossimi alla scadenza, seppur in buone condizioni. Il ristorante va a gonfie vele, molto frequentato soprattutto da persone sensibili al tema dello spreco e, in un’intervista, Erik ha dichiarato di sperare di poter chiudere entro 5 o 6 anni. In pratica, il giovane imprenditore vorrebbe veder fallire la propria attività grazie alla generale riduzione dello spreco alimentare.

Instock: la catena olandese del cibo scartato

Cibo brutto da vedere, poco invitante, quasi scaduto o in esubero. Tutti i prodotti alimentari che normalmente verrebbero buttati o lasciati a marcire, vengono trasformati da ottimi chef in deliziosi manicaretti. Tutto questo accade nei locali di Instock, la catena olandese di ristoranti presente ad Amsterdam, Utrecht e l’Aia, che ha fatto del cibo “brutto” il proprio punto di forza.

Quattro anni fa, Instock era soltanto un piccolo ristorante pop-up nel centro di Amsterdam, fondato da Freke Van Nimwegen, Bart Roetert e Selma Seddik, che lavoravano in qualità di assistenti dei gestori di una catena di supermercati. La stessa catena che iniziò a rifornire Instock di tutto il cibo che, altrimenti, avrebbe buttato via. Il progetto crebbe sempre di più e oggi Instock salva dallo spreco circa 2500 kg di cibo a settimana, oltre ad aver sviluppato produzioni proprie come birre artigianali create utilizzando patate in eccesso e vecchio pane.

Italia solidale

L’Italia, dal canto suo, pullula di iniziative contro lo spreco alimentare, quasi sempre improntate su tematiche sociali, indirizzate ai meno fortunati. Tra le tante, di certo spicca quella dello chef modenese Massimo Bottura e della moglie Lara Gilmore, Food for Soul, che hanno scelto di lanciare un movimento internazionale per offrire pasti di qualità alle persone meno fortunate, usando solo cibo rimasto invenduto in supermercati e ristoranti.

Ma c’è anche il progetto Ristorante Solidale, lanciato da JustEat in collaborazione con Caritas Ambrosiana e Pony Zero, che mira alla redistribuzione ai più bisognosi delle eccedenze alimentari delle decine ristoranti aderenti all’iniziativa. Inoltre, sempre in ottica di lotta allo spreco, oltre 1000 ristoranti italiani hanno avviato un utilizzo sistematico della doggy bag, ovvero la possibilità di portare gli avanzi del pranzo o della cena a casa, senza lasciarli al tavolo per essere buttati.