
Per la prima volta, è stata utilizzata la capsula Sarco per il suicidio assistito. A ricorrere a questo dispositivo controverso è stata una donna statunitense di 64 anni, affetta da una grave malattia autoimmune. La sua morte è avvenuta in Svizzera, nel Canton Sciaffusa, all'interno di una foresta vicino a Merishausen, con l'assistenza dell'organizzazione per l'eutanasia The Last Resort.
Nonostante il suo utilizzo, la capsula Sarco non è attualmente legale in Svizzera. Il Ministero della Salute elvetico, attraverso la ministra Elisabeth Baume-Schneider, ha chiarito che il dispositivo non è conforme alle normative vigenti, e ne ha vietato immediatamente l'uso in via cautelativa dopo la diffusione della notizia.
La vicenda ha innescato un'indagine penale. La polizia svizzera ha eseguito diversi arresti, mentre la Procura ha aperto un fascicolo per incitamento e assistenza al suicidio. Altri reati potrebbero essere contestati nel corso dell’inchiesta.
Nonostante ciò, le autorità confermano che la donna ha effettivamente scelto il suicidio. All'interno della capsula è presente un pulsante di attivazione: una volta premuto, rilascia azoto nella camera, abbattendo i livelli di ossigeno. Il processo porta a perdita di coscienza in pochi secondi e alla morte senza sofferenza né panico.
Come funziona la capsula Sarco per l’eutanasiaUn dispositivo futuristico per la “dolce morte”
La capsula Sarco, abbreviazione di "sarcofago", è stata progettata dall’australiano Philip Nitschke, ex medico e attivista per l’eutanasia, insieme al designer olandese Alexander Bannink. Il design richiama una navicella spaziale e punta a trasmettere l’idea di un “viaggio” verso la morte.
Il funzionamento della Sarco si basa sul rilascio di azoto gassoso. La capsula contiene un serbatoio con 4 litri di gas, che una volta rilasciati, riducono la concentrazione di ossigeno al 5% in circa 60 secondi. La persona perde conoscenza e muore in circa 5 minuti per ipossia, senza bisogno di farmaci.
Secondo Nitschke, l'uso dell’azoto permette di evitare la cosiddetta risposta ipercapnica, ovvero il senso di soffocamento causato dall’accumulo di anidride carbonica nel corpo. Il risultato sarebbe una morte serena e indolore, come descritto dal fondatore su X (ex Twitter): “Una morte pacifica e idilliaca in una foresta svizzera”.
Nonostante le dichiarazioni dei sostenitori, la morte tramite azoto è oggetto di forti critiche scientifiche ed etiche. Negli Stati Uniti, l'eutanasia con azoto è vietata per gli animali, in quanto osservazioni cliniche hanno rilevato angoscia, convulsioni e disorientamento.
Uno studio pubblicato su PLOS ONE ha documentato che nei topi l’esposizione all’azoto provoca ansia, panico e sofferenza, sollevando dubbi sull’impiego dell’azoto anche nell’ambito umano. Il caso ha attirato ulteriore attenzione internazionale dopo la condanna di Kenneth Smith, avvenuta con una metodologia simile.