“Sbloccare gli investimenti in rinnovabili, inaccettabile metterci 7 anni ad autorizzare un impianto”. Intervista a Toni Federico di ASviS

Serve produrre più energia da fonti rinnovabili, “sbloccando gli investimenti fermi e dando nuovi incentivi”. Potremmo liberarci di circa il 20% delle nostre importazioni di gas “se riuscissimo a generare nuovi 60GW di energia rinnovabile nei prossimi tre anni, come il settore privato si è detto pronto a fare”. A parlare dello stato delle energie green in Italia è Toni Federico, responsabile del gruppo di lavoro Energia e Clima di Asvis, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile.
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Michele Mastandrea 4 Marzo 2022
Intervista a Toni Federico Responsabile del gruppo di lavoro Energia e Clima di Asvis

"In Italia, per installare un impianto di produzione di energie rinnovabili, ci vogliono in media sette anni. Sono quelli necessari a ottenere l'autorizzazione per partire con i lavori. È inaccettabile". Toni Federico è il responsabile del gruppo di lavoro su energia e clima dell'Asvis, Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile. Le sue parole si concentrano sulla necessità di sbloccare prima possibile gli investimenti sulle energie rinnovabili. "I regolamenti europei del piano ‘Fit for 55' dicono che non si dovrebbe andare entro l'anno. Dobbiamo necessariamente riuscire a rispettare queste regole, così come a fare gli impianti entro i 24-36 mesi successivi all'autorizzazione", prosegue Federico.

Devi sapere che in Italia la produzione di energia complessiva è di circa 120GW. La generazione da fonti non rinnovabili è rimasta stabile negli ultimi anni, e ammonta a poco oltre la metà del totale. Per quanto riguarda invece l'energia da fonti rinnovabili, "produciamo internamente oggi circa il 47% del totale, coprendo così il 19% dei nostri consumi. La quota del fotovoltaico è cresciuta, ed è pari a circa 22GW. L'eolico vale circa 11GW. Se il 42% del totale della nostra energia da fonti rinnovabili arriva ancora dall'idroelettrico, al 20% c'è il fotovoltaico è al 16% l'eolico", spiega Federico. La quota da queste ultime due fonti può crescere molto rapidamente. E deve farlo.

Centrare gli obiettivi europei

Come sai, l'Italia si è infatti impegnata nell'ambito di accordi europei a ridurre le emissioni di CO2 del 55% entro il 2030. Per centrare questo obiettivo, vincolante per legge, dobbiamo quindi raddoppiare circa la nostra capacità di produzione di energia rinnovabile. "Oggi generiamo circa 60GW annui di energia da rinnovabile. Ma da alcune fonti, come l'idroelettrico, non possiamo produrre di più. Serve dunque investire su solare ed eolico", spiega Federico.

Il settore elettrico privato, prosegue, "è pronto a investire 85 miliardi di euro in tre anni per installare 60GW di potenza. Ovvero quasi tutto ciò che serve per centrare gli obiettivi europei, creando nel frattempo circa 80mila posti di lavoro". I benefici, secondo Federico, sarebbero notevoli e immediatamente chiari. "Potremmo risparmiare circa 15 miliardi di metri cubi di gas ogni anno. Una cifra pari a circa il 20% delle attuali importazioni di gas, comprese quelle dalla Russia. Sette volte di più di quanto potremmo ricavare da nuove estrazioni di gas nostrano".

Per Federico, si tratta "di una disponibilità ingente da autorizzare prima possibile, non c'è ragione di ritardare ancora. Pensiamo poi che la domanda di nuove installazioni a Terna, l'ente che valuta le richieste, arriva fino a 150GW". Insomma, sbloccando gli iter burocratici avremmo ragionevoli possibilità di liberarci di gran parte delle importazioni di gas, oltre che di avere ricadute favorevoli sull'economia.

Puntare su smart grid e accumuli

Va detto che non siamo sempre stati così lenti sul piano delle produzione di energia rinnovabile. "Dal 2010 in avanti abbiamo rallentato moltissimo", spiega Federico, "mentre fino a quell'anno eravamo all'avanguardia, con anche 10-11 GW di nuove installazioni all'anno. Questo avveniva anche grazie a incentivi generosi, da riprendere in considerazione". L'Italia rimane comunque un paese all'avanguardia in Europa nell'energia rinnovabile, di cui è attualmente il terzo produttore con una quota del 10%. Eppure, a causa di consumi molto alti, rimaniamo dipendenti dal gas. Ma riusciremo a liberarci in tempi brevi da questa fonte? Non del tutto, almeno secondo Federico. "Il gas continuerà ad avere un ruolo in futuro, per quanto scendendo come quota percentuale. Ma raddoppiare le rinnovabili sarà una svolta importante per ridurre la nostra dipendenza".

Anche perché alcuni provvedimenti, spiega Federico, vanno nella direzione giusta: "Il governo ha eliminato ieri ogni vincolo autorizzativo a mettere impianti di fotovoltaico sui tetti, quindi rendendo prive di valore le opposizioni di condomini o di altro tipo. Questo sblocco, insieme alla crescita del ruolo delle comunità energetiche, dovrebbe dare la spinta importante che auspichiamo da tempo. Quella che ci porterebbe di fatto in un mondo diverso, liberi da questa enorme dipendenza che abbiamo dagli altri paesi".

Servirà inoltre puntare sulla smart grid, ovvero sull'intelligenza della rete elettrica, "diventando capaci di trasmettere energia in entrambi i versi, dalla rete generale alla singola casa, ma anche dalla singola casa verso la rete generale, se si ha un impianto fotovoltaico installato". Ma anche sui sistemi di accumulo dell'energia, sulle batterie insomma "tema necessario di fronte all'intermittenza delle fonti rinnovabili, che vanno e vengono". Nelle prossime settimane, secondo Federico, "ci sarà una violenta spinta allo sviluppo delle fonti rinnovabili e alla ricerca per sviluppo di nuove tecnologie". La speranza è che questa enfasi sull'indipendenza energetica si accompagni a una seria spinta alla transizione nei fatti.