
Negli ultimi anni, potresti aver sentito qualcuno parlare di economia circolare, senza però coglierne il significato reale. Questo sistema intende ridurre al minimo la quantità di rifiuti prodotti, allungando la vita dei prodotti utilizzati, che sono composti da materiali ai quali è possibile dare una seconda chance attraverso la loro reintroduzione nel ciclo economico. Questo concetto è applicabile anche agli scarti alimentari: quante volte sprechiamo del cibo ancora buono? Molte.
Dare una seconda opportunità a questi residui alimentari può contribuire alla salvaguardia dell’ambiente, evitando la creazione di rifiuti inutili e soprattutto non scartando del cibo che potrebbe essere buono e commestibile a tutti gli effetti, oppure trasformato in concimi o fertilizzanti naturali.
I residui alimentari in Italia si riferiscono ai prodotti alimentari scaduti o non più utilizzabili, agli scarti di cibo e ai rifiuti generati durante la produzione, distribuzione e consumo degli alimenti.
In Italia, come in tanti altri Paesi, la gestione dei residui alimentari è una questione rilevante sia per motivi ambientali sia per ragioni economiche e sociali. Se non viene gestito correttamente lo spreco alimentare rappresenta una perdita di risorse ingenti e contribuisce all'inquinamento ambientale. Pertanto, sono state implementate diverse iniziative e normative per ridurre i residui alimentari e promuovere il riciclo e la valorizzazione degli scarti attraverso il compostaggio e altre tecniche di gestione sostenibile.
Da un singolo prodotto, possono essere generati dei “sottoprodotti” ovvero degli scarti usati come materie prime secondare per dare vita a dei prodotti completamente nuovi, evitando di generare inutili sprechi. La gestione dei sottoprodotti è regolamentata da una normativa: si tratta del Regolamento (CE) n.1069/2009, che stabilisce le procedure per il trattamento, il controllo e l’eliminazione dei sottoprodotti alimentari.
I sottoprodotti alimentari non sono scarti, contrariamente a quanto si possa pensare, ma sono residui dai quali si possono ricavare nuovi alimenti. Ci sono varie tipologie di sottoprodotti come: scarti di frutta e verdura, scarti di pasticceria e panetteria, sottoprodotti di macellazione e sottoprodotti lattiero-caseari.
Non sai come riutilizzare gli scarti che produci in casa? Buccia di mandarino, arance, mela e banana? Ecco dei validi consigli per limitare gli sprechi in cucina trasformandoli in qualcosa di estremamente utile. Partiamo.
Se tagli a metà una arancia e ne togli la polpa, puoi riutilizzarla per cuocere in forno dei muffin al cioccolato da leccarsi i baffi! Altrimenti, questo vale per arance, mandarini e limoni, puoi pensare di utilizzare le scorze per creare uno sgrassante naturale fai da te. Metti in ammollo le scorze con 50ml di aceto di vino bianco, 50ml di alcol bongusto e mezzo litro di acqua. Lascia macerare così per due settimane ricordandoti di tanto in tanto di abbassare le scorze verso il basso e il gioco è fatto!
Forse non lo sai ma con le bucce di banana si può preparare un favoloso fertilizzante naturale. Lasciamo le bucce a macerare in acqua per una notte e il giorno dopo travasiamo il tutto in un contenitore spray. Il giorno dopo utilizziamo sulle nostre piante per vederle tornare rigogliose in men che non si dica!
Butti l'acqua di cottura di ceci e legumi? Lo sai che si può riutilizzare e sprecarla sarebbe un vero peccato? Infatti questa appena tolta dal frigo si può montare a neve con le fruste esattamente come faresti con gli albumi. In questo caso però devi solo pazientare un poco di più del solito e aspettare che si monti continuando a frustare per circa 10 minuti. Una volta pronta questa nuvola di aquafaba la potrai riutilizzare per tantissime ricette vegane. Si può usare infatti per fare le meringhe, per cucinare torte oppure pancakes senza uova semplicemente deliziosi. E il sapore di ceci? Niente paura, una volta cotto non si sentirà affatto e vi sembrerà davvero di mangiare le solite vecchie meringhe!