Un viaggio indietro nel tempo. Anzi, un ponte temporale che colma un vuoto di milioni di anni.
Anzi. Il professor Daniel Field del Dipartimento di Scienze della Terra di Cambridge ha un’immagine ancora più precisa nella mente: “È un tassello fondamentale nel puzzle dell'evoluzione del cervello degli uccelli”.
Il professor Field sta parlando del modello tridimensionale e digitale del cervello di un uccello preistorico, vissuto quasi 80 milioni di anni fa, ricostruito dal suo team grazie a un fossile unico e incredibilmente ben conservato.
Il risultato, descritto sulla rivista Nature, è di straordinaria importanza perché, nelle parole dei ricercatori inglesi, potrebbe rappresentare una sorta di “stele di Rosetta” per comprendere le origini del cervello degli uccelli.
Raccontando l’evoluzione dell’intelligenza di questi animali, il modello digitale del cervello di questo antichissimo volatile potrebbe infatti colmare una lacuna di conoscenza estremamente vasta.
Fino ad ora non sapevamo infatti come si fossero evoluti i cervelli e l’intelligenza degli uccelli moderni: che cosa fosse successo, insomma, tra l’Archaeopteryx, il primo dinosauro conosciuto simile ad un uccello e risalente e di 150 milioni di anni fa, e gli esemplari che vediamo oggi. Il mistero, ora, è svelato.
Se i ricercatori sono riusciti a ricostruire digitalmente il cervello di questo antico uccello lo devono a un fossile straordinariamente ben conservato, più o meno delle dimensioni di uno storno, appartenente all’era mesozoica. Il cranio è stato conservato quasi intatto ed è una rarità, specialmente per un fossile così antico.
Le sue condizioni di fatto perfette hanno permesso ai ricercatori dell’Università di Cambridge insieme a un team del Natural History Museum della contea di Los Angeles di ricostruire digitalmente il cervello dell’uccello, che è stato ribattezzato Navaornis hestiae in onore del suo scopritore, William Nava, che ritrovò il fossile in Brasile nel 2016.
Il risultato mostra che l’uccello Navaornis aveva un cervello più grande di quello di Archaeopteryx. Un indizio, spiegano i ricercatori, del fatto che probabilmente Novaornis avesse delle capacità cognitive più avanzate.
Molte aree del cervello, come il cervelletto, erano invece meno sviluppate e questo proverebbe che non avesse ancora messo a punto i complessi meccanismi di controllo del volo che possiedono gli uccelli moderni.
“Gli uccelli moderni hanno alcune delle capacità cognitive più avanzate nel regno animale, paragonabili solo a quelle dei mammiferi – ha concluso il professor Field – Ma gli scienziati hanno faticato a capire come e quando si sono evoluti il cervello unico e la straordinaria intelligenza degli uccelli: il settore attendeva la scoperta di un fossile esattamente come questo".