Fino a qualche anno fa vedere uno scoiattolo nei parchi italiani non era così facile, oggi invece nei giardini di Torino e Milano gli scoiattoli sono ormai una presenza fissa, con tanto di bambini festanti intorno. Eppure la loro presenza è tutt'altro che una buona notizia per la biodiversità e per gli equilibri del nostro ecosistema.
Quello che vediamo nelle città del Nord Italia non è infatti lo scoiattolo autoctono dei territori italiani, il cosiddetto scoiattolo rosso europeo, ma lo scoiattolo grigio nordamericano. Il suo nome scientifico è infatti "Sciurus Carolinensis". Il problema è proprio questo: l'arrivo – non naturale – di una nuova specie "aliena" può infatti implicare numerosi rischi per la biodiversità del luogo in cui è stato introdotto perché si rompono gli equilibri che regolano l'ecosistema considerato. Vediamo perché.
"L'introduzione di questa specie – spiega Nicola Ferrari, studioso di Medicina veterinaria e scienze animali dell'Università degli studi di Milano – non è stata un fatto naturale, ma il risultato di una conseguenza dell'uomo".
Quando una specie è introdotta dall'uomo in un ambiente diverso dal suo habitat naturale, si parla di "specie alloctona" o "specie aliena". "Non si tratta dello spostamento naturale di una specie che autonomamente arriva nel nuovo territorio – cosa che può accadere in natura – ma di un'introduzione prodotta dall'azione dell'uomo", spiega il professor Ferrari.
Si definiscono aliene invasive "le specie di animali e di piante – si legge sul sito del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica – originarie di altre regioni geografiche (volontariamente o accidentalmente introdotte sul territorio nazionale), che hanno sviluppato la capacità di costituire e mantenere popolazioni vitali allo stato selvatico e che si insediano talmente bene da rappresentare una vera e propria minaccia".
Lo scoiattolo grigio è stato introdotto a fine degli anni '40 nelle vicinanze di Torino e da lì si è diffuso a macchia d'olio verso il basso. Da qualche anno però è presente anche in Lombardia. Qui però la diffusione sta seguendo modalità diverse. "A differenza di quando accaduto in Piemonte – spiega Ferrari – in Lombardia lo scoiattolo grigio non si sta espandendo a macchia d'olio, ma a macchia di leopardo, ovvero in tante piccole aree distanziate. Ma man a mano questi piccoli punti cresceranno e a un certo punto si congiungeranno".
Non è la prima volta che gli equilibri di un ecosistema vengono stravolti dall'arrivo di una specie aliena a causa dell'intervento dell'uomo. In Italia ad esempio in questo modo sono state introdotte le nutrie, ormai perfettamente inserite nel territorio, ma anche le zanzare tigri.
Difatti "l'introduzione da parte dell'uomo – prosegue lo studioso – può avvenire attraverso diverse modalità, volontarie e meno". Un caso tipico dell'introduzione involontaria è quella che si verifica attraversi gli scambi commerciali, come accaduto per le zanzare tigri.
Tutt'altro discorso va fatto per le introduzioni volontarie: "In passato non era così raro che si decidesse di inserire in un certo territorio specie animali aliene. Questo è accaduto soprattutto per scopi economici. Per fare un esempio non troppo lontano le nutrie sono arrivate in Italia per essere impiegate nella produzione della richiestissima – un tempo fortunatamente – pelliccia di "castorino". Poi, o perché l’interesse commerciale era finito o per la fuga di qualche esemplare, le nutrie si sono inserite nell'ambiente fino a colonizzare il territorio in cui erano state portate" .
Lo scoiattolo grigio rientra invece nel caso delle introduzioni di animali classificati come "pet": "Si tratta – spiega l'esperto – di animali piacevoli d’aspetto che vengono appositamente introdotti come animali d’affezione".
L'introduzione di specie aliene potrebbe implicare dei rischi importanti per la conservazione della biodiversità tipica del luogo in cui viene inserito. La progressiva scomparsa dello scoiattolo rosso in seguito all'arrivo del suo simile nordamericano ne è un caso emblematico.
"La prova del destino che spetta allo scoiattolo rosso, laddove si inserisca nel suo ambiente, lo scoiattolo nordamericano sta nella storia, oltre che negli studi scientifici". Il prof. Ferrari si riferisce a quanto accaduto in Gran Bretagna, dove la diffusione di quest'ultimo, introdotto a metà Ottocento, "ha determinato la sostanziale scomparsa dello scoiattolo europeo in tutta l'isola, fatta eccezione per alcune aree della Scozia".
La stessa fine potrebbe toccare in sorte allo scoiattolo rosso presente in Italia, "con la differenza che l'Italia non è un'isola e il rischio è che lo scoiattolo grigio possa espandersi in tutto il continente".
Quello che scatta tra le due specie è infatti un vero e proprio meccanismo di competizione, cioè di sottrazione delle risorse. In sostanza, lo scoiattolo grigio mangia di più, quindi sottrae risorse alimentari allo scoiattolo rosso. In queste condizioni ostili, quest'ultimo si riproduce meno, fino ad abbandonare il territorio.
L’Italia è uno dei Paesi europei più colpiti dalle invasioni biologiche. Il ministero dell'Ambiente ha stimato che nell'Italia continentale sono presenti 1.516 specie alloctone, 243 in Sicilia e 302 in Sardegna.
Si tratta di un problema etico, ambientale, ma anche economico:
"Queste specie, oltre ad entrare in concorrenza diretta con alcune delle nostre specie, possono alterare lo stato degli habitat e degli ecosistemi naturali, e a volte provocare ingenti danni economici alle attività produttive, quali l’agricoltura e lo sfruttamento di risorse silvo-pastorali", spiega ancora il ministero dell'Ambiente.
Ad esempio le specie esotiche invasive nella sola Gran Bretagna hanno causato danni per 2 miliardi di euro solo nel 2015.
La questione è così complessa che anche europea la Commissione europea si è espressa attraverso il Regolamento 1143/2014, che ha definitivamente stabilito che gli Stati Membri devono impegnarsi a prevenire la diffusione delle specie invasive ed eventualmente intervenire attuando azioni di controllo.
Le opzioni sono diverse: "A volte – aggiunge Ferrari – si prova a rendere meno idonei gli habitat, altre volte si ricorre alla cattura, altre ancora si decide per la soppressione. Si è tentata anche la strada della sterilizzazione, ma con scarsi risultati".
Ovviamente a volte queste misure non sono così semplici da attuare, anche per l'impatto emotivo che alcune azioni – come la cattura o la soppressione – hanno sull0opinione pubblica, soprattutto se riguardano animali recepiti come "d'affezione" – per intenderci, nessuno protesterebbe per la rimozione delle zanzare tigri.
Eppure il problema esiste e non può essere lasciato a se stesso. Stiamo parlando di una delle prime cause di perdita di biodiversità. L'ennesimo esempio di come a pagare il prezzo degli errori – e paradossalmente anche delle soluzioni trovate per rimediare a quest'ultimi – finisca per essere, in ogni caso, la natura.