Scoperta la causa della crisi vulcanica tra il 2021 e il 2023 a Vulcano, nelle Isole Eolie

Forti emissioni di gas, rigonfiamento del suolo, evacuazione, ricordate? Oggi i ricercatori hanno individuato la causa dei fenomeni che ha fatto temere il peggio.
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Andrea Di Piazza Geologo specializzato in Green Management
17 Gennaio 2024 * ultima modifica il 17/01/2024

Ricordate la "crisi" che ha colpito l'Isola di Vulcano qualche anno fa? Emissioni di gas, aumento delle temperature fumaroliche, manifestazioni gassose a mare, ordine di evacuazione per alcune settimane, una situazione complicata che ha fatto pensare al peggio: la riattivazione del vulcano che si erge nella porzione più giovane dell'isola. Oggi, un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dell’Istituto per il rilevamento elettromagnetico dell'ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Irea) ha tracciato la mappa della sorgente vulcanica dell’isola di Vulcano per la crisi 2021 e delineato chiaramente le implicazioni di questa scoperta per la sicurezza dell'area. I risultati del lavoro, il cui focus principale è stato la comprensione della riattivazione vulcanica e la stima della pericolosità associata, sono stati pubblicati su Geophysical Research Letters.

I risultati dello studio

Partendo dai dati di Interferometria radar satellitare (InSAR), dai segnali sismici e dalle anomalie geochimiche registrate nel corso del 2021, è stato possibile individuare una sorgente compatibile con l'espansione di fluidi del sistema idrotermale ad una profondità di circa 500 metri nel cuore del vulcano la Fossa, il cono che si erge difronte l'approdo principale dell'isola. Causa principale di questo fenomeno è stato un aumento dell'input di fluidi magmatici dal sistema di alimentazione profondo del vulcano.

In particolare, gli eventi hanno visto una progressiva pressurizzazione del sistema sotto l'impulso dei fluidi profondi (una sorta di "sudore" del magma che rimane in profondità) che ha reagito espandendosi vistosamente tra agosto e ottobre del 2021 e rilasciando gas e specie volatili che hanno raggiunto la superficie del vulcano. La pressurizzazione è stata accompagnata dai tipici segnali sismici detti "Very Long Period" (VLP) a supporto dell'aumento di dilatazione del settore, prontamente registrati dalle reti di monitoraggio dei ricercatori. Nel corso dell'autunno 2021 si è assistito ad un progressivo indebolimento del fenomeno, mentre è proseguito il rilascio dei fluidi anche da settori più periferici del vulcano.

Evoluzione della sorgente vulcanica durante l’unrest di Vulcano tra agosto 2021 e dicembre 2021 (Da Di Traglia et al., 2023)

Il rischio di esplosioni freatiche

Deformazioni localizzate sui vulcani attivi, come quelle misurate alla caldera di La Fossa dell'Isola di Vulcano tra l'inizio di agosto e la fine Ottobre 2021, possono essere molto rilevanti perché spesso riflettono la pressurizzazione dei sistemi idrotermali e possono dunque essere segni precursori di esplosioni freatiche. Si tratta di esplosioni provocate dal rilascio istantaneo di gas accumulati nel sistema idrotermale che, deflagrando, distruggono parte della copertura rocciosa. Sono fenomeni molto pericolosi perché, pur non essendoci coinvolgimento di magma, avvengono senza particolare preavviso e possono avere entità e dunque conseguenze devastanti.

Il lavoro delinea un quadro periferico di pericolosità, focalizzandosi sulle esplosioni freatiche e limitando le valutazioni attuali a tali scenari. I prossimi passi saranno indirizzati allo studio delle proprietà elastiche delle rocce del cono de La Fossa per valutare i livelli di pressione necessari per esplosioni freatiche, aprendo una nuova frontiera nella comprensione e nella prevenzione di potenziali rischi vulcanici”, precisa Francesco Casu, dirigente di ricerca del Cnr-Irea che ha partecipato allo studio.

Il cono de La Fossa insiste del resto in un'area urbanizzata, quella di Vulcano Porto, che ha vissuto già alcuni episodi di "crisi" vulcaniche negli ultimi 50 anni, ma che è stata soprattutto bersagliata dai prodotti eruttivi dell'ultima eruzione avvenuta nel 1888-1890. Bisogna considerare tuttavia che all'epoca vi erano pochissimi edifici rispetto ad oggi e, a dispetto delle poche centinaia di persone che potevano gravitare nell'area di Vulcano Porto, oggi, soprattutto in estate, si parla di decine di migliaia di presenze.

L'ultima eruzione

La notte del 3 agosto 1888, il cielo delle Eolie fu illuminato a giorno da una densa nube eruttiva, luccicante di fulmini, dalla quale venivano proiettati enormi blocchi di magma incandescente. L'isola di Vulcano fu scossa da boati e tremori: iniziò così l'eruzione de La Fossa dopo un lungo periodo di "sonno" vulcanico, fenomeni che si susseguirono per quasi due anni, fino al marzo del 1890, con un comportamento intermittente e ripetitivo. Le esplosioni, a frequenza variabile, erano caratterizzate spesso dal lancio di enormi brandelli di magma che ricaddero non solo nell'area craterica ma anche nella zona dell’attuale Porto di Levante, con il danneggiamento di case poste anche a più di un chilometro dal cratere, e la caduta di lapilli di taglia centimetrica fino all’adiacente isola di Lipari.

Fotografia istantanea di A. Silvestri scattata il 14 febbraio 1889 attorno alle 4 di pomeriggio (da Ingv–Vulcani).

L'attività attirò gli scienziati dell'epoca tra cui Giuseppe Mercalli (sì, proprio "quello" della famosa Scala con cui si valuta l'intensità di un terremoto!) che proprio per la peculiare attività coniò qui il termine di "eruzione vulcaniana", poi usato anche per descrivere altre eruzioni di vulcani del mondo. Il geologo racconta in una cronaca appassionata le sue osservazioni del gigante di fuoco: «Mentre io mi trovavo sul fondo del cratere sentivo forti rumori sotterranei simili a quelli che si sentono stando vicino al cratere terminale del Visuvio quando è in eruzione stromboliana. Anche lo Spallanzani nel 1788, essendo Vulcano in istato di semplice emanazione, avvertiva un forte strepito nell’ interno della gola di Vulcano, che descrive così – «Sottovia a quel fondo ci pare di udire un fiume che corra, o a dir meglio, un combattimento di onde agitate, che s’incontrano e impetuosamente cozzino insieme…».

I fenomeni di "unrest"

Dall'ultima eruzione, Vulcano è entrato in una sorta di stato di quiescenza caratterizzato però da periodi in cui i parametri geochimici e geofisici hanno mostrato degli andamenti anomali. Per esempio, a seguito di un terremoto di magnitudo 5.5 avvenuto nella zona, nel 1978, è stato osservato un aumento dell'attività fumarolica ma anche un aumento della temperatura dei gas della zona sommitale del vulcano. Variazioni nei parametri geochimici e talvolta anche geofisici sono state osservate anche nel periodo 1987-1990, durante il quale addirittura il rigonfiamento del cono provocò un distacco di roccia che generò un mini-tsunami nella zona del porto, poi ancora nel 1996-1998 e nel periodo 2004-2005.

La crisi del periodo 2021-2023 è stata una delle più intense considerando la comparsa di microsismicità legata alla circolazione di fluidi, deformazioni del suolo (seppur limitate all’area craterica), variazioni significative della composizione e della temperatura delle fumarole sul bordo craterico ed un incremento del degassamento diffuso dal suolo nelle aree limitrofe al cratere. Fenomeni che hanno portato il Dipartimento di Protezione Civile a innalzare per la prima volta il livello d'allerta di Vulcano da verde a giallo nell'autunno del 2021, mentre l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha ulteriormente implementato la rete di monitoraggio con nuovi sensori.

Vistoso degassamento del cratere de La Fossa di Vulcano il 1 ottobre 2021 (Foto da Gazzetta del Sud)

Negli ultimi mesi i parametri geofisici e geochimici sono gradualmente tornati a delle condizioni di equilibrio, per cui è stato disposto il ritorno al livello di allerta verde. La Fossa rimane comunque un vulcano attivo per cui è bene proseguire nel monitoraggio e nella sorveglianza vulcanica da parte della comunità scientifica per cogliere eventuali variazioni significative della situazione, valutarne e darne tempestiva comunicazione alle Istituzioni.

Dopo una laurea in Geologia ed un dottorato di ricerca presso l'Università degli Studi Roma Tre, ha lavorato come ricercatore presso altro…