Se gli autodemolitori continuano a bruciare inquinando l’ambiente è solo colpa dell’inerzia della politica

Nella capitale italiana gli incendi continuano a devastare il territorio, l’aria e l’ambiente locale. Questa volta hanno colpito dei demolitori nella zona di Centocelle. Ma perché si è verificato un episodio del genere? La risposta è una: l’inerzia della politica nel prendere delle decisioni per il bene dei cittadini.
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Francesco Castagna 12 Luglio 2022

Roma brucia, di nuovo. Per i cittadini romani non è una novità, ciò che non è a norma stavolta sono i livelli di sostanze inquinanti nell'aria.  Sabato 9 giugno hanno preso fuoco alcuni rottamatori nella zona Centocelle-Palmiro Togliatti. Come di consueto, si è verificato il solito scenario: prima l'intervento dei vigili del fuoco, poi l'allerta dell'Asl di Roma, dopo il monito del sindaco Roberto Gualtieri e successivamente l'intervento di Arpa Lazio.

Il monitoraggio dell'aria

L'Agenzia che si occupa di Prevenzione e protezione dell'ambiente della regione Lazio ha prontamente installato due colonnine per monitorare lo stato della qualità dell'aria. Strumenti che servono per controllare la presenza di sostanze inquinanti nell'aria, come idrocarburi policiclici e diossine. Questa volta, a differenza del rogo del Tmb2 di Malagrotta, i tecnici hanno rilevato dati decisamente più alti.

La prima stazione è stata installata in via Giuseppe Saredo, a 600 metri dall'incendio, l'altra vicino a l'aeroporto militare "Francesco Baracca" di Centocelle. Dai campioni prelevati da Arpa, i livello di PM10 nelle giornate del 9 e del 10 luglio è rispettivamente di 26 μg/m3 e 29 μg/m3. I valori più alti nel Comune di Roma, che però rientrano ancora nella media giornaliera, essendo inferiori ai 50 μg/m3.

La seconda centralina invece non ha riportato valori significativi, il livello di PM10 si è aggirato intorno ai 9 μg/m3.

Un altro discorso, ben più grave, riguarda l'analisi delle diossine. Il campionatore installato in via G. Saredo riporta per il 9 luglio un valore del 10,6 pg/m3. Il limite imposto dall'OMS è di 0,3 pg/m3. La qualità dell'aria attualmente è pessima. A tal punto che l'Asl di Roma ha consigliato di chiudere le finestre e di non uscire di casa, specialmente se si è soggetti fragili.

La paralisi istituzionale

Sulla questione sono intervenuti l'attuale sindaco di Roma Roberto Gualtieri e l'ex sindaca Virginia Raggi. Il primo ha parlato di una probabile "mano esterna" che ha provocato gli incendi. La seconda denuncia l'inerzia della politica nel prendere delle decisioni. Sotto il suo mandato l'ex sindaca Raggi aveva avviato l'iter per spostare gli autodemolitori al di fuori della città di Roma.

C'è da dire che la questione degli autodemolitori a Roma dura da 25 anni, tra rimpalli di responsabilità che coinvolgono Comune e Regione. Nel 2021 il Tar del Lazio riconosce che le competenze per autorizzare gli impianti di autodemolizione nel territorio di Roma Capitale spettano alla Regione e non al Comune. Così il tempo passa e situazioni come quelle di sabato 9 luglio continuano a verificarsi.

Il danno è sociale, politico, ma soprattutto ambientale. Le carcasse di macchine, le gomme e tutti i materiali che compongono le vetture se lasciate al caldo senza alcun tipo di trattamento possono bruciare ed esplodere. I danni sono visibili agli occhi di tutti, due palazzi sono stati fatti evacuare e i residenti di Centocelle combattono da anni per la rimozione degli autodemolitori dal quartiere. Solo nel 2021 sono state raccolte circa 1300 firme per richiedere il ripristino dei luoghi e la delocalizzazione. Questo a fronte di anni, dal 2018 per la precisione, di richieste ai proprietari degli autodemolitori di presentare dei progetti di riqualificazione. Progetti bocciati perché non corrispondevano ai requisiti di tutela ambientale.

Cosa prevede la normativa europea

Ma c'è qualcosa che va oltre alla paralisi istituzionale di cui abbiamo parlato. In realtà l'Unione Europea si era già espressa sul corretto smaltimento delle autovetture. Secondo la direttiva UE dovremmo riciclare il 95% di tutto il materiale che proviene da una vettura, per reimpiegarlo. Ciò è previsto anche dal DL 209, che chiede agli autodemolitori di riutilizzare il più possibile i materiali che entrano in questi centri di smaltimento.

In effetti, siamo abituati a pensare agli autodemolitori come a veri e propri luoghi di inquinamento. In realtà con pratiche come la vagliatura, la deferrizzazione, la separazione a correnti indotte e la cernita manuale questi centri potrebbero diventare delle vere e proprie fonti di economia circolare. L'Italia è indietro dal 2015 nel raggiungimento degli standard richiesti dall'Unione europea. Tra gli ostacoli c'è soprattutto il fatto che le auto continuano a essere progettate con materiali che non sono facilmente riciclabili.