Se in Africa gli elefanti nascono senza zanne la colpa è dell’uomo e del bracconaggio

La guerra civile in Mozambico, tra gli anni ’70 e ’90, ha portato a veri e propri massacri di elefanti maschi dal momento che l’avorio rappresentava una preziosa risorsa economica per i rifornimenti bellici. La sopravvivenza di sole femmine sprovviste di zanne ha determinato la trasmissione di questo patrimonio genetico alle generazioni successive.
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Kevin Ben Alì Zinati 7 Giugno 2021

Non serve essere degli artisti: se ti chiedessi di usare l’immaginazione e rappresentare un elefante su un foglio di carta, anche tu disegneresti una figura grossa e imponente, con quattro grandi zampe, una maestosa proboscide e, ovviamente, due elegantissime zanne bianche.

Ora però prendi in mano una gomma e cancella una di queste peculiarità. Indeciso? Ti aiuto: togli le zanne. Fatto? Ecco, in questo modo hai fatto sul tuo pezzo di carta esattamente ciò che l’uomo ha combinato in natura.

È una provocazione, certo, ma non andiamo tanto distanti dalla realtà dal momento che il continuo e sfrenato bracconaggio perpetrato negli ultimi anni in Africa avrebbe lasciato come eredità sempre più elefanti sprovvisti di zanne.

I numeri che ti riporto qui sotto sono stati raccolti da esperti e ricercatori dell’African Wildlife Foundation e dell’organizzazione ElephantVoices. Partendo dal Mozambico per arrivare a diversi altri territori africani, sarebbero l’ennesima testimonianza di come troppo spesso l’azione dell’uomo non sia solo distruttrice ma anche in grado di influenzare l’evoluzione di alcune specie animali.

Le zanne

Forse non lo sapevi, ma le zanne degli elefanti sono dei veri e propri denti che possono arrivare anche 2-3 metri di lunghezza. Non tutti gli elefanti le hanno. Le zanne caratterizzano entrambi i sessi dell’elefante africano, che è il più grosso mammifero al mondo ma non le femmine del suo "cugino" più piccolo, l'elefante asiatico.

Le zanne appresentano gli strumenti con cui questi grandi pachidermi affrontano la propria vita quotidiana. Vengono utilizzate per scavare la terra e cercare dell’acqua, staccare la corteccia gli alberi per trarne cibo e per difendersi.

Questi enormi "denti" crescono dopo il primo anno di vita e tendono a svilupparsi a ritmi costanti, quasi 20 centimetri all’anno.

Vedere elefanti “naturalmente” senza zanne non è impossibile. La loro perdita è un fenomeno normale nell’arco della vita di un esemplare ma è comunque un evento piuttosto raro.

Nella stragrande maggioranza dei casi, invece, un elefante senza zanne è colpa del bracconaggio. Queste, infatti, sono costituite da dentina, di cui l’avorio è una varietà e come sai, negli anni il loro commercio, soprattutto illegale, è diventato uno dei più grandi affluenti del mercato nero di tutto il mondo.

La guerra colpisce anche gli elefanti

Se la mancanza di zanne è un fenomeno naturale ma raro, che in genere colpisce tra il 2 e il 6% dei neonati, soprattutto femmine, nel Gorongosa National Park in Mozambico è invece una peculiarità: qui la mancanza di zanne sfiora percentuali superiori al 30%.

Secondo la biologa Joyce Poole, etologa di elefanti, co-direttrice di ElephantVoices ed ex ricercatrice dell'AWF, si tratta di uno dei lasciti della guerra civile che ha sconvolto il paese.

L’avorio delle zanne rappresentava una risorsa economica determinante per i rifornimenti di cibo e armi e così tra il 1977 e il 1992 il conflitto portò con sé disordini, repressioni, vittime e veri e propri massacri di elefanti.

Nel mirino sono finite le grandi zanne degli esemplari maschio, che nel giro di 15 anni, hanno visto la propria popolazione ridursi quasi del 90%. Le femmine che ne erano sprovviste sono state invece risparmiate.

L'equazione è presto fatta: la sopravvivenza di esemplari sprovvisti di zanne ha determinato la trasmissione di questo patrimonio genetico portando, così, all’aumento di elefanti senza zanne.

Secondo i dati riportati dal National Geographic, se il parco di Gorongosa prima era popolato da oltre 4mila esemplari, ora sarebbero rimaste circa 200 femmine adulte: il 51% di quelle sopravvissute alla guerra non hanno più le zanne così come il 32% di quelle nate successivamente al conflitto.

Non si tratterebbe di selezione naturale, dunque.

Non solo il Mozambico

La tendenza, se così possiamo definirla, di elefanti senza zanne non è circoscritta al Mozambico. Anche in altri paesi il bracconaggio ha inciso in questo senso sulla popolazione femminile.

In Sud Africa, per esempio, come racconta il AWF, nel 2000 quasi il 98% delle 174 femmine di elefante del Parco Nazionale Addo Elephant non avevano le zanne.

Stesso discorso per gli esemplari del Parco Nazionale Queen Elizabeth in Uganda e del Parco Nazionale Ruaha e della Riserva Selous in Tanzania.

Nel Ruaha National Park, sembra che oltre il 20% delle femmine di oltre cinque anni sono senza zanne.

Nei suoi anni di ricerca nel North Luangwa, nello Zambia, il dottor Michael D. Kock avrebbe osservato che il 60% degli elefanti sopravvissuti era privo di zanne sebbene le azioni di protezione e conservazione abbiano aiutato la popolazione a tornare alla normalità.

Conseguenze

Che cosa significa, per un elefante nascere e vivere senza zanne? Per Ryan Long, ecologista comportamentale dell'Università dell'Idaho e National Geographic Explorer gli elefanti hanno un ruolo determinante nell’ecosistema di tanti animali.

Abbattendo alberi e scavando buche alla ricerca di acqua, per esempio, favoriscono la proliferazione di altre specie, come le lucertole, che troverebbe negli arbusti caduti un ottimo luogo dove costruire il proprio rifugio.

Senza zanne questi cicli naturali verrebbero meno, gli habitat degli elefanti continuerebbero a subire trasformazioni e questi cambiamenti su larga scala impatterebbero sul resto dell’ecosistema.

A questo punto, però, potresti ribattere che la sempre minor presenza di zanne di elefanti potrebbe anche avere un piccolo lato positivoScarseggiando l'avorio, infatti, il bracconaggio non avrebbe più materia prima da ricercare e le operazioni di caccia non avrebbero dunque più alcun interesse. Giusto, forse, ma fino a un certo punto.

L’ha sentenziato il dottor Long: quando una specie perde uno dei suoi tratti caratteristici per colpa dell’uomo, c’è comunque poco da festeggiare.