Sarai sicuramente contento di sapere che l'emergenza siccità potrebbe attenuarsi nelle prossime settimane. Sono infatti previste piogge e in alcuni casi anche nevicate, come non se ne vedono al Nord Italia ormai da mesi. Eppure, anche queste precipitazioni potrebbero non bastare a risolvere i numerosi problemi causati da questa situazione. Anzi, in alcuni casi rischiano anche di fare ulteriori danni.
Di tutto questo abbiamo parlato con Ramona Magno, ricercatrice dell'istituto di BioEconomia e responsabile dell'Osservatorio Siccità del Cnr. Le sue parole ti aiutano a capire le conseguenze di uno stato di siccità che, in regioni come il Piemonte, va avanti da più di cento giorni. L'abbiamo intervistata per fare il punto della situazione e capire cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi tempi.
Dottoressa Magno, a che punto siamo con l'emergenza siccità?
La situazione peggiore la stiamo vivendo al Centro-Nord, in particolare in Piemonte e Lombardia, ma anche lungo il corso del Po e in Veneto. Si sta parlando di più di 100 giorni di assenza di pioggia in Piemonte. Oltre a questa siccità perdurante, va sottolineato che in concomitanza c'è stata anche una stagione autunno-inverno particolarmente calda. La temperatura è stata di un grado superiore alla media, in alcune aree anche di due. Questo vuole dire che all'assenza di pioggia si è unita l'evaporazione dell'umidità del suolo, cosa che ha reso ancora più secco il terreno. Ci sono state poi scarse nevicate, il 50% in meno in Piemonte e Lombardia, oltre ad episodi di Fohn, quel vento caldo e secco che arriva in Italia scavalcando le Alpi.
E anche la stagione estiva 2021 non è stata ricca di precipitazioni.
Certo, non abbiamo avuto scarsità di pioggia solo d'inverno, ma sin dall'estate, per quanto si tratti di una stagione normalmente più secca. Ma se in autunno e inverno non ci sono precipitazioni, si aggrava anche la situazione dovuta all'estate: non si ricaricano le falde acquifere sotterranee, così come i letti dei fiumi e i laghi.
Chi subisce maggiormente le conseguenze di questa situazione?
L'agricoltura è il settore più impattato. Ora sta ripartendo la coltivazione del grano, un bene fondamentale che ha però bisogno di molta acqua per la sua produzione. C'è poi un problema energetico: avere i livelli degli invasi ai minimi, quasi ai livelli estivi, non favorisce la produzione di energia idroelettrica, importante per i consumi del nostro Paese. Molte centrali alpine sono praticamente spente, non hanno acqua per azionare le turbine. Stanno poi esaurendosi le falde superficiali in zone come il Piemonte, l'acqua la si va a prendere quindi sempre più giù in profondità. Oltre ad agricoltura e energia, se la situazione prosegue su questa strada ci potrebbero essere in futuro conflitti tra gli utenti della risorsa idrica. I gestori potrebbero dover intervenire per distribuire in maniera equa la poca acqua che c'è. Per esempio tra aziende agricole, o a livello urbano, per fare arrivare l'acqua nelle case.
Ci potrebbe essere anche un rischio razionamenti?
Soprattutto per gli abitanti delle aree servite da piccoli bacini idrici, in caso perduri questa siccità non sono da escludere. Se infatti i bacini fossero in secca, difficilmente ci sarebbero soluzioni diverse dal portare l'acqua con le autobotti.
Ma è vero che anche piogge intense potrebbero non risolvere la situazione?
Partiamo dal presupposto che a livello di clima Italia e area mediterranea sono zone particolari. I ricercatori hanno evidenziato come nonostante a livello annuale le precipitazioni non diminuiscano in quantità, sia però cambiato il modo in cui piove. Abbiamo periodi di siccità molto lunghi, intervallati a fenomeni precipitativi abbastanza intensi: entrambi possono essere nocivi. Se arrivassero a breve, diversi giorni di pioggia potrebbero alleviare la richiesta d'acqua a livello agricolo per irrigare, potrebbero essere utili dunque. Se però le precipitazioni dureranno solo qualche giorno, non riusciranno a colmare il deficit di questi mesi, quantomeno al Centro-Nord. L'altro rischio è che in presenza di temporali intensi e concentrati, arrivando l'acqua su un suolo compatto e secco, gran parte di questa pioggia potrebbe non infiltrarsi nel terreno e ‘ruscellare' via. Su colline e monti potrebbero crearsi fenomeni di erosione, o nei casi più gravi di smottamenti. Questo ovviamente in caso di piogge intense e abbondanti.
Ma abbiamo idea di come pioverà nelle prossime settimane?
I modelli europei di previsione a uno, due e tre mesi dicono che nei prossimi tempi le precipitazioni saranno sotto le medie, mentre le temperature rimarranno molto elevate. Queste previsioni vanno prese con le molle, essendo stagionali, ma già il fatto che numerosi modelli concordino può voler dire che la situazione non si risolverà presto. Se non ci saranno piogge in maniera costante tra aprile e maggio, probabilmente il deficit nelle zone più in crisi potrebbe dunque non colmarsi del tutto.
In ultimo, come possiamo agire su questa situazione?
Noi suggeriamo di cambiare mentalità, passando dalla gestione della crisi alla gestione del rischio. Non dobbiamo arginare un problema che si è già affacciato, ma piuttosto pensare a soluzioni che anticipino i problemi che possono verificarsi. Per il settore agricolo serve puntare sullo sviluppo tecnologico: molti agricoltori spingono verso un'agricoltura di precisione, che utilizzi strumenti per cui, in base al grado di crescita e sviluppo della coltura, si dia acqua solo dove serve. Serve poi migliorare la gestione idrica, aumentando il numero dei piccoli bacini lungo il territorio. Questa è un'opzione che ha valenza in caso di siccità di breve durata, dato che in assenza di pioggia può aiutare gli agricoltori, ma in caso di siccità perdurante non è altrettanto efficace. Serve infine integrare le varie politiche: la siccità coinvolge diversi settori sociali ed economici, quando si fanno scelte sulle politiche di gestione dell'acqua serve farle alla luce di quelle relative ad agricoltura, ambiente e assetto del territorio urbano.