
Fare sport in montagna è benefico e consigliato: si respira aria pulita, si fa attività sportiva per tutti i livelli, si lascia correre lo sguardo lontano, ci si immerge nella natura e si fa incetta di vitamina D. Ma le esperienze in montagna devono comunque essere rispettose della natura e della fauna autoctona. Il rischio, infatti, è quello di disturbare un habitat sconvolgendo i suoi equilibri, anche in maniera inconscia e anche con tutte le migliori intenzioni.
Come sta accadendo per esempio con le aquile: una sezione della Lipu ha osservato il comportamento di questi volatili negli ultimi tempi ed è arrivata ad una conclusione piuttosto preoccupante. Le aquile, infatti, sembrano essere particolarmente sotto stress e questo può compromettere la nascita di nuovi aquilotti.
Sì: anche le nostre montagne hanno le loro aquile, anche aquile reali, che vivono sulle pareti rocciose e che nidificano in quota, tra i 900 e i 1200 metri d'altezza. E così la sezione di Vittorio Veneto della Lipu, la Lega Italiana Protezione Uccelli, ha deciso di seguire per un centinaio di giorni i loro spostamenti e i loro comportamenti, riferendo i risultati durante un convegno Lipu organizzato nei giorni scorsi.
Ciò che i volontari hanno osservato è un aumento dello stress di questi volatili, che hanno mostrato comportamenti che suggeriscono un pericolo: se lo sport in montagna non diminuisce, la sopravvivenza delle aquile potrebbe essere a rischio.
A causare lo stress delle aquile sulle Prealpi è, di fatto, la presenza massiccia di esseri umani che praticano sport d'alta quota, tra cui il deltaplano, la Mountain bike e le escursioni. E anche le operazioni di soccorso e le esercitazioni non fanno per niente bene: come hanno registrato i volontari lo scorso 4 marzo 2022, gli elicotteri in volo hanno disturbato uno dei due nidi che stavano monitorando, mettendo in allarme le aquile in una fase delicata e preziosa del loro ciclo riproduttivo.
Situazioni, queste, estremamente pericolose. Le aquile spaventate, preda di stress e paura, possono infatti addirittura abbandonare i propri nidi, mettendo a repentaglio la nascita di nuovi cuccioli, a causa del raffreddamento delle uova.
Ad allarmare le aquile tuttavia non sono solo gli elicotteri, come accennato. Anche i deltaplani che passano vicinissimi alle pareti rocciose, i parapendii, le persone intente a scalare e gli escursionisti rumorosi che sostano troppo a lungo nei pressi dei nidi spaventano gli uccelli, facendo sì che non tornino al nido per moltissime ore.
Ciò che possiamo carpire da questi avvisi della Lipu sono i comportamenti rispettosi che andrebbero quindi adottati in montagna, soprattutto nelle zone rocciose in cui le aquile nidificano. Accanto, naturalmente, a quelli che già conosciamo, di buon senso: essere sempre attrezzati al meglio, riportare sempre indietro i propri rifiuti, evitare di urlare e cantare…
Prima di tutto, sarebbe opportuno evitare di affollare i luoghi montuosi e naturali, scegliendo periodi meno battuti in modo da distribuire meglio la presenza umana nella natura.
I deltaplani e i parapendii dovrebbero quindi cercare di allontanarsi il più possibile dai luoghi della nidificazione, sorvolando gli spazi montuosi più da lontano.
In generale, quindi, sarebbe bene tenere sempre un tono di voce basso, sostare il meno possibile in punti precisi (non sapendo mai dove potrebbe trovarsi un nido) e segnalare eventualmente alla Lipu dove si trovano i nidi, in modo che possano monitorarli per evitare spiacevoli episodi di abbandono delle uova da parte di aquile spaventate, proteggendoli.