Se un asteroide fosse diretto verso la Terra, sapremmo cosa fare? La risposta è sì, anche “grazie” a qualche film

L’ipotesi che un asteroide punti dritto verso la terra è remotissima, ma non inesistente. Tuttavia la scienza ha già messo in campo diverse strategie, alcune anche molto “cinematografiche” come sparsali contro oggetti a tutta velocità o bombardarlo con armi atomiche.
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Kevin Ben Alì Zinati 27 Settembre 2024

A volte guardi un film e te lo chiedi anche tu: ma può succedere davvero?

Con la fantascienza il gioco spesso viene meno perché registi e sceneggiatori sono capaci di immaginarsi tecnologie, mondi e forme di vita davvero fuori dalla realtà. Altre volte però tra noi e ciò che vediamo sullo schermo non c’è poi così tanta distanza.

Prendi il caso di Armageddon, il film del 1998 in cui Michael Bay s’immagina un enorme asteroide diretto verso la Terra e un gruppo di trivellatori spaziali mandati per bucarlo e disintegrarlo con una bomba atomica.

Può sembrarti uno scenario surreale e inventato, degno solo delle pagine di una sceneggiatura di Hollywood e invece è tutto scientificamente possibile è pure ipotizzato, indagato, studiato, sperimentato.

Gli asteroidi esistono, galleggiano nello spazio e le possibilità che entrino in collisione con altri corpi celesti, e quindi anche con la Terra, sono reali: remotissime, ma impossibili da escludere.

Secondo i calcoli, per esempio, nel 2029 l’asteroide Apophis passerà a soli 32mila chilometri di distanza dal nostro Pianeta e sarà così vicino che in alcune zone del mondo sarà visibile anche a occhio nudo.

Vicino, dunque, e non contro la Terra. Uno studio dell’Università dell'Ontario Occidentale tuttavia ha calcolato che se Apophis venisse colpito da un corpo celeste abbastanza grande – diciamo un frammento di almeno tre metri e mezzo – potrebbe davvero deviare la propria traiettoria e puntare la Terra.

La possibilità di una collisione tra lui e noi, secondo l’autore dello studio, l’astronomo canadese Paul Wieger, è una su un miliardo. Di fatto, è quasi impossibile che un corpo celeste che vaga nello spazio si schianti contro la Terra ma margini di rischio simili, seppur minimi e invisibili, hanno spinto le agenzie spaziali a sviluppare strategie per prevenire incidenti o disastri.

Negli ultimi decenni sono state messe sul tavolo tante idee. Alcune sono state provate per davvero mentre altre sono così sofisticate che sfiorano la fantascienza. Tra queste, in effetti, c’è anche l’opzione nucleare.

Il tema è tornato attuale nel settembre 2024, quando Wiegart ha pubblicato i risultati di una serie di studi incentrati proprio sulla traiettoria di Apophis, quell’asteroide scoperto nel 2004, largo 375 metri e catalogato tra gli asteroidi “near-Earth”, capaci insomma di avvicinarsi molto al nostro Pianeta.

Secondo le sue stime, perché Apophis cambi direzioni e incroci la nostra strada dovrebbe prima susseguirsi una complicata serie di coincidenze, come la collisione con uno se non due altri asteroidi. Scenario improbabile visto che da oggi al 2029 Apophis incontrerà solamente un altro asteroide – chiamato 4544 Xanthus – e tra di loro vi sarà una distanza di lamento 10mila chilometri.

Le contromosse, tuttavia, non ci mancano. Un’idea per esempio prevede di lanciargli contro un oggetto a grandissime velocità per fargli cambiare rotta: provocare insomma un piccolo impatto per  alterarne la traiettoria. E in effetti potrebbe funzionare.

Nel 2022, infatti, la Nasa ha guidato nello spazio profondo la sua sonda spaziale DART – un veicolo semiautonomo grande quanto un furgone contro – fino a farla schiantare alla velocità di 22.530 km/h contro l’asteroide Dimorphos, una corpo celeste che si trovava a oltre 10 milioni di chilometri dalla Terra e che mostrava dimensioni paragonabili alla Grande Piramide di Giza.

Lo schianto ha avuto successo perché la Nasa è riuscita a modificare la traiettoria dell’asteroide alterandone pure la forma. È la prova insomma che un’opzione simile potrebbe aiutare davvero a proteggere la Terra da un eventuale rischio collisione.

Questo tentativo tuttavia coinvolgeva Dimorphos e l’altro asteroide con cui si sposta, Didymos, che rispettivamente aveva una larghezza di circa 170 metri e un diametro di circa 780 metri. Con corpi celesti più grandi questa strategia però potrebbe non funzionare o non essere del tutto sufficiente per salvare la Terra.

Per questo, la scienza ha messo sul tavolo l'energia nucleare. L’esplosione di una testata abbastanza potente potrebbe infatti sviluppare  la quantità di energia per frantumare un asteroide e scongiurare il rischio collisione con la Terra.

Uno studio pubblicato oggi su Nature Physics, per esempio, ha dimostrato che bombardare la superficie di un asteroide con gli stessi raggi X generati da una detonazione atomica potrebbe davvero vaporizzare un corpo celeste.

L’ideale comunque sarebbe deviarne la traiettoria, per evitare il rischio che frammenti provocati dall’esplosione finiscano comunque per impattare con il nostro Pianeta. E anche in questo caso potremmo affidarci al nucleare, con un ordigno fatto detonare così vicino all’asteroide da spingerlo su una direzione diversa.

Un’altra idea, molto concreta, è quella di utilizzare della vernice. Sì, hai capito bene: della vernice in polvere lanciata contro la superficie di un asteroide.

Colpita dai raggi del sole, si trasformerebbe in uno strato liscio e denso e, soprattutto, di colore nero, capace quindi di assorbire più radiazioni solari e far aumentare il centro di massa dell’asteroide. Questo mutamento sarebbe sufficiente per alterarne la traiettoria e quindi, in quel caso, salvare la Terra.

A questo punto, la domanda è lecita: è venuta prima la scienza o la fantascienza?