
Un inseguimento virtuale di quasi 200 km nelle campagne emiliane ha portato al ritrovamento di 45 arnie sottratte a un apicoltore ferrarese per un valore di 20mila euro. Un ritrovamento reso possibile grazie un sistema di monitoraggio con GPS di una start up di Cesena.
“Il giorno in cui è avvenuto il furto ho capito che qualcosa non andava perché l’allarme del dispositivo GPS continuava a suonare – ha raccontato l'apicoltore di Ferrara -. All’inizio non gli avevo dato importanza perché era capitato più volte che, a causa del vento o di qualche animale che toccava le arnie, l’allarme iniziasse a suonare. Preso il furgone per recarmi sul posto e dare un’occhiata, ho trovato un apiario quasi vuoto con solo cinque o sei casse rimaste".
"Sono andato subito a denunciare il furto dai carabinieri di Bondeno, poi ho sentito i ragazzi di AntifurtoArnia, che nell'offrirmi assistenza immediata erano comunque straniti del fatto che non venisse più trovata la posizione attraverso GPS – continua l'apicoltore -. Quando finalmente il GPS ha rintracciato la zona in cui potevano trovarsi le arnie, sulle colline di Piacenza, abbiamo avvisato i carabinieri che si sono messi in collegamento con la caserma del posto e in 20 minuti, non solo sono state ritrovate le arnie, ma anche chi le aveva rubate. La sensazione al ritrovamento è stata una delle più belle considerato che, pur trattandosi di una modesta quantità di arnie, il valore delle arnie era di circa diecimila euro”.
Purtroppo il fenomeno del furto delle api è sempre più diffuso, e quest’ultimo caso non può considerarsi un furto sporadico. Secondo i dati del FAI ogni stagione si verificano oltre 22 mila furti, in un settore che conta quasi 64mila attività di apicoltura e oltre un milione e mezzo di arnie.
Per far fronte a questo fenomeno una startup di Cesena ha progettato un sistema che permette di monitorare l’arnia e tracciarne lo spostamento, ma anche di controllare lo stato di salute delle api tramite un’analisi dell'umidità e della temperatura dell'arnia. Abbiamo incontrato Roberto Pasi, CEO di AntifurtoArnia, per approfondire ulteriormente il fenomeno.
In generale, le api sono abbastanza colpite dal cambiamento climatico perché questi insetti vivono ad una temperatura costante fondamentale per regolare i processi di produzione, ma anche per la gestione del miele perché lo deumidificano. Il cambio di temperatura non incide solo sulle api, ma su tutto l’ecosistema: un ricercatore mi raccontava che alcuni fiori negli ultimi tempi hanno cambiato tonalità e, passando dal rosso al rosa, mettono in difficoltà le api che fanno fatica a riconoscerli.
Il cambiamento climatico incide molto, ma ci sono anche i fenomeni antropici che hanno il loro peso: basti pensare che le api sono gestite dagli esseri umani in spazi non completamente intatti. Le api in campagna, per esempio, quelle che pensiamo siano le più normali, in realtà si trovano in un campo agricolo dove è inevitabile che l’industrializzazione abbia un impatto. A volte anche solo le tecniche agricole utilizzate possono influire sulla vita delle api: 300 ettari di monocoltura di albicocche dove lascio crescere anche dei fiori può sembrare anche molto bello, ma quello stesso luogo, dal punto di vista della biodiversità, è sterile, perché sarà fiorito solo solo per un periodo dell’anno. In questo caso, l’effetto dannoso è più legato al fatto che ho forzato la natura, che non all’utilizzo di sostanze chimiche. A questo si aggiunge che alcuni apicoltori, magari in difficoltà, finiscono per rubare alcune arnie.
In tutta Italia è diffuso in maniera omogenea e, negli ultimi sette, otto anni è anche un fenomeno in crescita. Ciò dipende in parte da quello che è stato il cambiamento subito dalle api che negli ultimi vent'anni hanno avuto una vita più dura a causa della combinazione di tanti elementi: l'impiego di prodotti chimici, le tecniche agricole, senza contare la comparsa della varroa, un acaro che colpisce molto le api e che fino agli anni Novanta non esisteva in Italia. Tutto questo ha reso difficile la vita dell’apicoltore.
Nel momento in cui ho ereditato una decina di cassette di arnie da mio nonno, sono diventato un apicoltore anche io. Anni fa lavoravo in un’accelerazione di start up, erano gli anni in cui tutto iniziava ad essere connesso e con Gabriele, mio socio nella startup, ci siamo resi conto di come nell’era dell’internet non ci fossero ancora degli strumenti innovativi per aiutare gli apicoltori.
Da lì l’idea di concentrarci su una serie di prodotti per monitorare le api, dalla misurazione della temperatura e dell’umidità dell'arnia a quella di altri parametri per controllare lo stato di salute delle api, oltre ad altri strumenti come le bilance per monitorare la produzione di miele. C'è poi la questione che gli apicoltori hanno apiari molto lontani tra loro e quindi gran parte del loro tempo la usano per spostarsi; in questo caso poterli monitorare da remoto, oltre a essere utile, gli fa risparmiare anche molto tempo.
La localizzazione con GPS è utile in caso di furto, ma anche in caso di esondazione di un fiume, o nel caso un animale come un orso rovesci qualche arnia per mangiare. Il sensore è in grado di monitorare lo stato dell’arnia, nel caso venga ribaltata o spostata. Nascosto all’interno dell’arnia, in una particolare configurazione del legno, il sensore lavora con un'applicazione sviluppata da noi che invia notifiche attraverso un allarme in tempo reale, ogni volta che c’è uno spostamento o che cambia il peso dell’arnia.
Almeno l'80 per cento degli alimenti consumati quotidianamente dagli esseri umani dipende dalle api, ma anche da tanti altri insetti impollinatori, tra cui le api sono solo delle portabandiera.
Biodiversità è la parola chiave. Diventa assolutamente necessario tutelare questo enorme patrimonio che è il mondo. perché questo pianeta ha tutto un suo funzionamento che l’azione degli uomini sta scombussolando. Dovremmo tutti vivere in modo integrato con la natura. Tra i nostri prodotti, per esempio, abbiamo anche delle arnie da città, il cui scopo è quello di restituire in parte le città proprio a piante e animali. D'altronde, lo dimostrano tantissimi studi: vivere integrati nella natura alla lunga è soprattutto salubre per l'uomo, mentre noi siamo arrivati a livelli di urbanizzazione estremi.