Ci sono i capi d'abbigliamento sportivi, ma anche gli asciugamani che promettono un'asciugatura portentosa, le spugne per pulire casa… La microfibra è ormai ovunque nelle nostre abitazioni e nei nostri armadi. Ma c'è una cattiva notizia: la microfibra inquina moltissimo, e non è un'affermazione senza fondamento.
Ecco dunque tutto ciò che c'è da sapere sulla correlazione tra la microfibra e le microplastiche che infestano i mari, insieme alle scelte che puoi compiere per evitare molto di questo inquinamento.
La microfibra è un tessuto artificiale in commercio da parecchi anni, realizzato a partire da sue stoffe altrettanto artificiali e derivate dalla plastica, il poliestere e il poliammide. Rispetto al più classico cotone è molto sottile e liscia, ma anche resistente e assorbente. Per questo motivo la si utilizza spesso per gli indumenti e gli accessori sportivi come i teli per la piscina e gli accappatoi.
Uno studio pubblicato su Environmental Science & Technology (Microfiber Masses Recovered from Conventional Machine Washing of New or Aged Garments, ovvero Le masse di microfibra provenienti da nuovi e vecchi capi recuperate dalle normali lavatrici) spiega come le microfibre di questo tessuto siano state trovate sia sulla terra che in acqua, addirittura sul fondo dell'Oceano Indiano, fino ad arrivare ai terreni delle fattorie negli Stati Uniti.
Il motivo? Ad ogni lavaggio, un capo in microfibra perde in media 1,174 milligrammi di tessuto, che dalla lavatrice o dal lavandino passano nell'acqua di scolo e infine nei mari e negli oceani. Le microfibre, infatti, viaggiano per tutte le falde acquifere ed è per questo che le ritroviamo in fiumi, laghi e oceani, così come nei terreni coltivati.
Al posto della microfibra basterebbe scegliere tessuti più naturali e sostenibili. Il cotone biologico, ad esempio, è traspirante e assorbente, seppur non quanto la microfibra, e basterebbe riabituarsi ad esso per tornare ad una gestione della casa più green.