“Siamo in un incubo, ma la rivoluzione ecologica è più veloce di quanto sembri”. Intervista a Rossano Ercolini, coordinatore di ZeroWaste Italia

Economia circolare, raccolta differenziata e riduzione degli scarti come mezzo per realizzare la rivoluzione ecologica. Le modalità di gestione dei rifiuti di Capannori, in provincia di Lucca, si sono estese a macchia d’olio negli ultimi 15 anni. Dopo aver bloccato nel 1997 il progetto di costruzione di un nuovo inceneritore, la comunità ecologista della città toscana ha portato il Comune ad aderire alla strategia ‘RifiutiZero’, patrimonio oggi di più di 330 enti locali e oltre 7 milioni di persone. Un’esperienza importante da ricordare nel giorno in cui si celebra la giornata della Terra 2022: proprio per questo abbiamo intervistato Rossano Ercolini, storico attivista di Capannori, vincitore del Goldman Environmental Prize nel 2013 e coordinatore oggi di ZeroWaste Italia.
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Michele Mastandrea 22 Aprile 2022
Intervista a Rossano Ercolini Attivista ecologico, vincitore del Goldman Environmental Prize 2013 e coordinatore di ZeroWaste Italia

Se non hai mai sentito parlare di Rossano Ercolini, ti manca un pezzo importante di storia del movimento ecologista italiano. Maestro elementare, 67 anni, Ercolini è infatti uno dei più importanti attivisti ambientali del nostro Paese. Il suo impegno contro la costruzione di un nuovo inceneritore a Capannori, in provincia di Lucca, lo portò agli onori delle cronache a fine anni novanta.

Vinta questa battaglia, Ercolini si dedicò alla realizzazione di un piano alternativo di gestione dei rifiuti. Divenne dunque promotore della strategia ‘RifiutiZero‘, improntata alle idee di docenti-attivisti americani come Barry Commoner e Paul Connett: puntare tutto sull'economia circolare e sul rendere di massa pratiche come la raccolta differenziata, la riduzione preventiva degli scarti e il ritiro porta-a-porta.

Proprio Capannori è stato il primo comune italiano nel 2007 a sottoscrivere ufficialmente la delibera RifiutiZero, seguito poi da centinaia di altri comuni nel corso degli anni, per un totale che arriva oggi a comprendere 7 milioni e mezzo di persone. Se l'Italia è tra i Paesi più virtuosi in Unione Europea per raccolta differenziata ed economia circolare, lo si deve senza dubbio anche ad Ercolini e a quanto successo negli ultimi venti anni a Capannori. Azioni ritenute meritevoli anche dalla giuria del Goldman Environmental Prize, una sorta di premio Nobel per l'Ambiente, che lo ha insignito di questo prestigioso riconoscimento nel 2013.

Ercolini dirige oggi il Centro di Ricerca Rifiuti Zero, che si occupa di diffondere e di aiutare a estendere il più possibile le pratiche di economia circolare adottate a Capannori. Abbiamo intervistato Ercolini in occasione della Giornata della Terra 2022, per fare il bilancio dell'esperienza di Capannori, ma anche per parlare di tutela dell'ambiente e di come rispondere alla crisi climatica.

Ercolini, perché la Giornata della Terra 2022 è un'occasione importante per parlare delle condizioni del nostro pianeta?

Dopo la Cop26 di Glasgow sembrava si fosse capito che la politica ambientale era il tema fondamentale del futuro. Ora siamo però come in un imbuto, in cui la guerra ci ha nuovamente spinto. Si parla di carbone, di nucleare…siamo tornati in un incubo. Se vogliamo ancora dare una chance alla civilizzazione non ci sono però alternative dal passare attraverso la riconversione ecologica. Non c'è modo di intendere l'evoluzione dell'umanità in un modo diverso da quanto fatto emergere anche dai movimenti legati a Greta. Ma resto positivo. Forse la rivoluzione ecologica è più veloce di quanto sembri: la restaurazione non è possibile, chi pensa di tornare a carbone o altre vecchie soluzioni è già morto.

Come valuta gli ultimi report dell'Ipcc sul riscaldamento globale?

Mi sembra che parlino chiaro. E non tengono nemmeno conto di temi come l'inquinamento della plastica dei mari, o del livello insostenibile dei consumi in tutti i settori. La crisi ambientale non riguarda purtroppo solo l'aumento della temperatura. Il messaggio è comunque chiaro: se non riusciamo entro i prossimi 8 anni, da qui al 2030, a contenere le emissioni, la temperatura aumenterà entro fine secolo oltre gli 1,5 gradi, e ci saranno conseguenze pesanti. Sarà sempre più difficile riuscire a invertire la rotta. Bisogna almeno dimezzare subito le emissioni climalteranti, o esporremo le future generazioni a una situazione insostenibile. Non è terrorismo, è realtà. Purtroppo la situazione attuale non sembra deporre a favore di una presa di coscienza collettiva di quanto rischiamo. Speriamo nello spirito di sopravvivenza e nel lavoro di tutti noi, in particolare dei giovani, che devono far sentire la propria voce.

A che punto è il progetto ZeroWaste dopo anni e anni di attività?

I passi avanti fatti in questi venti anni sono giganteschi. Possiamo esibire numeri importanti, nonostante spesso ci abbiano provato a marginalizzare. Si parla di più di 330 comuni, dove vivono quasi 7 milioni e mezzo di persone, che hanno deliberato l'adesione alla strategia Rifiuti Zero. E gran parte di questi comuni sta mantenendo fede agli impegni presi, solo una piccola parte va richiamata al dovere. Ma oltre i nostri risultati, oltre alla nostra capacità organizzativa, vediamo che l'Italia fa meglio anche della Germania per economia circolare. Inoltre, siamo secondi per differenziata in Europa. Noi e tanti altri abbiamo solo dato un contributo, messo poi in pratica da milioni di persone. Ci sono stati tanti segnali positivi di responsabilità, poi la partita si gioca però su scala globale. L'economia circolare è il sentiero da prendere, Rifiuti Zero è solo l'incipit. Serve continuare a trasformare rifiuti in risorse, sottraendoli allo smaltimento e usandoli nell'agricoltura, nella manifattura. È importantissimo.

Possiamo fare ancora meglio a livello di Paese per quanto riguarda l'economia circolare?

La novità importante è il Pnrr. Dai nostri monitoraggi, il bilancio è ambivalente. I fondi stanziati non sono così rilevanti rispetto alle attese, anche se si parla di cose importanti come la realizzazione di piattaforme per il riciclo. Manca forse un discorso su un settore strategico come quello dei Raae, i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. L'economia sarà sempre più basata sull'elettricità e sulle batterie, le cui materie prime sono sempre più scarse. Avendo la seconda industria manifatturiera d'Europa dobbiamo prendere le materie prime che ci servono dai rifiuti. Ci attendevamo più progetti in tal senso. Purtroppo non ci risulta che sia stata usata questa opportunità. Bisogna poi tenere conto che la politica più si allontana dal livello locale, andando verso le Regioni, verso Parlamento e Governo, si allontana dalla tematica ambientale. È facile trovare comuni sensibili, mentre invece ai livelli alti si parla, si ragiona, si allude…ma poi si ricade nell'inerzia di sempre. Non sono né ottimista né pessimista, serve continuare a puntare sulle buone pratiche  – come quelle che abbiamo costruito con RifiutiZero –  ma poi bisogna applicarle. Non solo ai rifiuti urbani, ma anche a quelli speciali, a quelli elettronici e così via.

E a 15 anni dall'inizio del progetto a Capannori, che bilancio ne trae?

La storia di Capannori è ormai bella lunga. Nasce nel 1995 con l'opposizione ai due inceneritori che Regione Toscana voleva costruire in provincia di Lucca, di cui appunto uno a Capannori. Nel 1997 vinciamo la battaglia e poi nel 2007, sull'onda di quelle discussioni, arriva l'adesione comunale alla strategia RifiutiZero. Applicata per la prima volta a Capannori, quel primo sassolino è poi diventato una montagna. Milioni di cittadini, sulla base dei risultati raggiunti da Capannori, hanno applicato il nostro metodo. E ci sono regioni e comuni che hanno fatto ancora meglio di noi, che abbiamo oggi un tasso di differenziata all'88%. A dispetto di quello che si diceva negli anni novanta, di target massimi al 25% di differenziata, si è costruito un messaggio dirompente. Ora è un progetto attraente, addirittura ‘fashion', perché è vincente. In tanti vengono a osservarci da fuori, anche a livello mediatico. In tempi in cui tutto sembra negativo, la storia di Capannori e dei suoi 47mila abitanti fa scuola e sta oltrepassando i confini. Sono grandi soddisfazioni, un segnale che si possono risolvere i problemi.