
Il 4 febbraio iniziano le Olimpiadi invernali di Pechino, a nemmeno un anno di distanza da quelle estive di Tokyo, dove l'Italia ha vinto 40 medaglie, 10 delle quali d'oro, in un'estate indimenticabile per lo sport italiano.
Ai Giochi cinesi potremo dire la nostra, soprattutto nello sci alpino, ma anche nello snowboard, nel biathlon e in altre discipline, sperando che Sofia Goggia, una delle punte di diamante della Nazionale azzurra, recuperi in tempo dal recente infortunio.
In ogni caso, purtroppo, non sono qui per parlarti delle ambizioni azzurre, ma di crisi climatica, e di come la crescita costante della temperatura globale metta a rischio il futuro delle Olimpiadi invernali.
I Giochi olimpici invernali di Pechino, per cominciare, saranno i primi a svolgersi interamente su neve artificiale. Le immagini dall'alto dell'area delle gare di sci sono eloquenti: una spruzzata di neve in mezzo a delle montagne verdi e marroni.
Nella zona scelta per i giochi, insomma, non nevica. Purtroppo, però, si tratta di un problema destinato a diventare comune a quasi tutte le future Olimpiadi: secondo uno studio pubblicato di recente, solamente una delle precedenti 21 città sedi dei Giochi invernali potrebbe ospitarle senza nessun problema entro il 2080, se le emissioni di gas serra continuassero sulla strada attuale.
Lo studio, curato dalla University of Waterloo e intitolato Climate change and the future of the Olympic Winter Games, ha interpellato 339 tra alteti e coach d'elite negli sport invernali, grazie ai quali ha individuato quattro parametri su cui valutare la sicurezza e l'integrità dei Giochi sicuri: temperature troppo alte o basse, pioggia, neve fresca e copertura nevosa insufficiente.
Confrontando questi parametri con le proiezioni del riscaldamento globale, già dal 2050 la maggior parte delle città delle Alpi sedi di Olimpiadi, compresa Torino, non sarebbero più affidabili per ospitarle di nuovo, se si guarda allo scenario con più alte emissioni.
A livello globale, invece, guardando al 2080, in quell'anno solamente Sapporo (in Giappone), sede dei Giochi del 1972, sarà ancora affidabile per accogliere gli sport invernali, se il trend di emissioni rimane quello attuale, mentre saranno 9 su 21 le città ancora pienamente in linea se dovessero essere rispettati gli accordi di Parigi.
«Nessuno sport può sfuggire agli impatti della crisi climatica. Raggiungere i target dell'accordo di Parigi è fondamentale per salvare gli sport invernali come li conosciamo e far sì che ci saranno posti nel mondo per ospitare le Olimpiadi invernali», ha detto Daniel Scott, il principale firmatario dello studio. Il Guardian, partendo dallo studio, ha realizzato delle mappe interattive con cui visualizzare l'affidabilità presente e futura delle città ospitanti.