
È un accessorio fondamentale per la tua vita e probabilmente trascorri la maggior parte del nostro tempo tenendolo in mano. Per chiamare, inviare messaggi, informarti. Lo smartphone è la nostra nuova finestra, il nostro collegamento con il mondo esterno. È il nostro canale di comunicazione, il nostro giornale del mattino, il nostro computer, la nostra agenda, il nostro televisore, il nostro stereo, la nostra cucina. Con un cellulare in mano, noi facciamo tutto. Impensabile romperlo e non riacquistarlo subito dopo, impossibile dimenticarlo da qualche parte o tenerlo in borsa con la batteria scarica.
Ma preso atto dell’importanza fondamentale che questo oggetto ormai ricopre nella vita di (quasi) tutti, ti renderai conto che tutta questa costante attività digitale deve pur avere un costo. E no, non sto parlando della bolletta del wi-fi o dell’abbonamento al tuo operatore telefonico. O meglio, non solo. Il costo cui mi riferisco riguarda quello ambientale, l’impatto sul Pianeta che il tuo telefono ha ogni volta che viene utilizzato per compiere una qualunque operazione di routine, come guardare un video divertente mentre viaggi verso casa seduto in metro.
La carbon footprint del telefono non è un fenomeno da sottovalutare. E lo sanno bene le aziende produttrici di smartphone come Apple, che ha deciso di smettere di inserire all’interno delle confezioni del nuovo iPhone e di alcune versioni precedenti caricabatterie e auricolari, così da ridurre il volume di ingombro del packaging di almeno il 70% e risparmiando, a suo dire, almeno 2 milioni di tonnellate di emissioni ogni anno. Anche se non si può evitare di pensare che l’assenza di questi accessori nella confezione potrebbe obbligare i consumatori ad acquistarli a parte, nel caso in cui non abbiano mai avuto quel tipo di telefono o volessero cambiarli o ancora averne di nuovi, obbligando la produzione di ulteriore packaging e il trasporto di un volume ancora maggiore di prodotto.
Questo discorso però non può fermarsi soltanto al trasporto. Infatti, tonnellate e tonnellate di CO2 equivalente (l’unità di misura per calcolare il livello di tante emissioni diverse utilizzando come parametro la CO2) vengono emesse anche durante il semplice utilizzo dello smartphone, e soprattutto durante i processi di produzione e nel ciclo di vita.
A supportare quest’ultima tesi è un rapporto del European Environmental Bureau del 18 settembre 2019 in cui viene calcolato che soltanto in Europa, l’intero ciclo di vita dei dispositivi elettronici come smartphone o computer è responsabile del rilascio in atmosfera di 14 tonnellate di emissioni equivalenti ogni anno, esattamente come l’intero stato della Lettonia nel 2017. Lo stesso studio ha calcolato che se il ciclo di vita di questi strumenti venisse allungato di appena un anno si potrebbe risparmiare al Pianeta il corrispettivo di 2 milioni di emissioni equivalenti, come se si togliesse lo stesso numero di automobili in circolazione. Se invece il ciclo di vita si allungasse di cinque anni, il risparmio equivarrebbe all’eliminazione di 5 milioni di automobili dalle strade per un intero anno. In numeri, si parla di 10 milioni di tonnellate di emissioni equivalenti all’anno entro il 2030.
La chiamano Carbon Thumbprint, perché riguarda il movimento delle tue dita che si muovono sapientemente sul touchscreen colorato. Si tratta dell’impatto ambientale che viene innescato per attivare tutte le infrastrutture che consentono al tuo smartphone di funzionare come dovrebbe. Per ogni video che guardi, ogni canzone che ascolti, ogni messaggio che mandi, infatti, qualcosa si muove. E solitamente si tratta di un server che lavora ogni giorno tutto il giorno senza sosta producendo emissioni, calore e consumando energia.
Se vuoi conoscere la tua Carbon Thumbprint puoi sempre provare a utilizzare l’omonima app da poco lanciata da Belong, un provider australiano carbon-neutral che ha sviluppato questo strumento in grado di aiutare gli utenti di telefonia a calcolare e valutare l’impatto in termini di emissioni dell’utilizzo del loro smartphone.