Stop all’allevamento di visoni in Italia per tutto il 2021: il ministro Speranza firma l’ordinanza

Il ministro della Salute ha prorogato fino al prossimo 31 dicembre la sospensione delle attività degli allevamenti di visoni (che sarebbe scaduta il 28 febbraio) su tutto il territorio italiano, per il timore di ulteriori focolai di Covid-19. Esultano gli animalisti, che adesso chiedono per l’Italia un divieto permanente.
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Federico Turrisi 2 Marzo 2021

Possibile che ci volesse il Covid-19 per chiudere (per il momento solo temporaneamente) gli allevamenti di visoni in Italia? Questi ultimi si sono infatti rivelati dei pericolosi serbatoi del SARS-CoV-2, visto che i mustelidi rinchiusi in gabbia sono suscettibili all'infezione e possono trasmettere il coronavirus mutato anche agli esseri umani. Insomma, la chiusura di questi stabilimenti era diventata una questione di salute pubblica, e già lo scorso novembre il ministro della Salute Roberto Speranza aveva bloccato per precauzione gli allevamenti di visoni fino al 28 febbraio. Nella sera del 26 febbraio è arrivata la notizia che Speranza ha firmato un’altra ordinanza con la quale viene prorogata a tutto il 2021 la temporanea sospensione dell’attività di allevamento dei visoni su tutto il territorio nazionale, che sarebbe scaduta per l'appunto l'altro ieri.

Nei sei allevamenti ancora presenti in Italia resteranno dunque soltanto i riproduttori (circa 7 mila visoni), che non potranno essere utilizzati per l'avvio di un nuovo ciclo produttivo. E questo significa molto, perché per la prima volta nel nostro Paese viene bloccata la fase degli accoppiamenti prevista nel mese di marzo. Tra aprile e maggio sarebbero dovuti nascere circa 35 mila cuccioli di visone, destinati a rimanere rinchiusi in minuscole gabbie di rete metallica per 8-9 mesi e poi a essere uccisi per diventare pellicce.

Esulta la LAV (Lega Anti Vivisezione), che da tempo si batte per la chiusura definitiva degli allevamenti di animali da pelliccia nel nostro Paese. Ed è proprio un divieto permanente quello che chiede al governo l'associazione animalista: un provvedimento che renda anche l'Italia, seguendo il modello di altri Paesi europei (come le vicine Austria e Slovenia, tanto per citarne un paio), fur free.