
Ormai da tempo tutti odiano l’olio di palma. Le immagini dei poveri orango abbandonati moribondi senza cibo né acqua tra le sterpaglie di quella che un tempo era la loro casa, depredata e distrutta per far spazio alle piantagioni di palme da olio hanno sconvolto il mondo, e milioni di persone sono corse ad aderire alle decine di campagne per eliminare questa componente da cibi e prodotti di uso quotidiano. Così, da un giorno all’altro, abbiamo iniziato a cercare tra gli scaffali dei supermercati la rassicurante dicitura “senza olio di palma” sui dolci, sulle scatole dei biscotti, insomma su tutto ciò che avremmo messo nel carrello della spesa. C’è un prodotto, però, che ci siamo sempre dimenticati di controllare in merito alla presenza o meno dell’olio killer di oranghi e foreste. Un prodotto che, molto probabilmente, apprezzi per la sua natura green e amica dell’ambiente, e che ritieni vada incentivato per migliorare la vita del pianeta e di coloro che ci vivono. Sto parlando, naturalmente, del biocarburante. Quel biocarburante che proviene da fonti rinnovabili, pulite, e che ci salverà dalle emissioni di CO2 che ci stanno lentamente soffocando. Ma se ti dicessi che il biodiesel prodotto in Italia che tanto apprezzi, è composto per il 95% da olio di palma?
All’interno degli alimenti e dei prodotti per la casa, la presenza dell’olio di palma si è ridotta all’osso, grazie alla rivolta da parte dei consumatori, ma parallelamente il suo utilizzo nella produzione di biodiesel è quadruplicato. Forse questo non lo sapevi, ma non preoccuparti. Secondo un'indagine Ipsos, fai parte di quell’87% della popolazione italiana che fino a oggi è rimasta completamente all’oscuro del fatto che lo stesso prodotto che da anni rifiuta categoricamente di portarsi in cucina in realtà lo versa a litri dentro il motore dell’automobile. Per questa ragione, Legambiente ha scelto di aderire alla campagna europea messa in campo da un gruppo di Ong ambientaliste #NotInMyTank, lanciando l’appello #SAVEPONGO per sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni al fine di bandire la produzione di olio di palma e bloccare la decisione dell’Unione Europea di elargire sussidi per questa pratica. Infatti, l’Italia rappresenta il secondo maggior produttore di biodiesel da olio di palma in tutta Europa e nel 2017, assieme a Spagna e Paesi Bassi, ne ha affinato l’83%.
L’olio di palma, quindi, continua a mietere vittime, in modo sempre più silenzioso. Legambiente segnala che ogni giorno 25 orango muoiono a causa della deforestazione e dell’espansione delle coltivazioni di palma da olio che soppiantano milioni di ettari di foreste pluviali e, quindi, tutta la fauna che le abita. Tra cui diverse specie in estinzione, come appunto gli orango, che rischiano di scomparire perché non sanno più cosa mangiare e se si avvicinano alle palme vengono uccisi. Eppure, questo biocarburante viene definito green, ecosostenibile e amico dell’ambiente, contribuendo a una riduzione consistente delle emissioni e quindi proteggendo il pianeta dal soffocamento. Al prezzo, però, della distruzione di un’intera parte di mondo e della vita che contiene. La soluzione, comunque, c’è. Ed è rappresentata da tutti quei biocarburanti prodotti con scarti in un’ottica di economia circolare. Perché non per forza per salvare una parte del Pianeta è necessario sacrificarne un’altra.
E tu, da che parte stai?
Qui la petizione –> #NotInMyTank