
Il prosciutto di Parma, simbolo del Made in Italy e spesso gustoso alimento di salvezza per una cena dell'ultimo minuto, è di nuovo al centro di un'inchiesta. Il problema sono sempre gli allevamenti in cui vengono cresciuti i maiali utilizzati poi per produrre il salume d'eccellenza: alcuni di questi sono dei veri e propri lager. Lo svelano, di nuovo, delle immagini riprese di nascosto da Essere Animali, associazione animalista da tempo impegnata sul fronte delle denunce di maltrattamenti nei sistemi intensivi, all'interno di un allevamento in provincia di Cuneo che fa parte proprio della rete del Consorzio del Prosciutto di Parma. A raccontare quanto emerso durante l'indagine, la giornalista Selvaggia Lucarelli.
Suini e suinetti percossi ripetutamente, mutilati in modo illegale e sopressi senza rispettare le norme previste dal regolamento. E ancora, spazi talmente angusti da aumentare il rischio di cannibalismo e il livello di stress degli animali. Pensa che le scrofe sono "rinchiuse in gabbie grandi quanto il loro corpo e costrette a estenuanti cicli di inseminazione artificiale e riproduzione". Nei video si vedono gli esemplari sfregarsi continuamente e ossessivamente contro le sbarre, forse nel tentativo di evadere in qualche modo da quelle celle.
I suinetti invece vengono subito castrati e gli viene tagliata la coda, tutte operazioni effettuate senza anestesia né alcun tipo di sedazione e senza nemmeno rispettare le normali pratiche igieniche. Perché viene eliminata la coda? Perché è una delle prime parti che gli altri suini addentano durante gli episodi di cannibalismo, che negli allevamenti intensivi sono molto frequenti. I tagli sistematici, che la normativa europea vieta espressamente, vengono praticati sul 95% dei maiali presenti sul territorio italiano, denunciano nell'inchiesta.
Una delle scene più drammatiche di tutto il video riguarda proprio l'uso di uno strumento non abbastanza affilato per asportare una coda e il conseguente aumento di dolore e stress per l'animale sottoposto a questa pratica cruenta. Un'altra invece ritrae un adetto ai lavori mentre sopprime un cucciolo sbattengolo contro il cancelletto di una gabbia parto. Un metodo che, come ben potrai immaginare, non segue assolutamente i regolamenti ed è del tutto illegale.
Gli animali costretti in questi recinti chiusi senza spazio vitale diventano aggressivi e non a caso dalle scene emerge chiaramente come siano ricoperti da graffi e ferite. Ferite che si posso infettare, soprattutto quando non vengono rispettate le norme igieniche, e pregiudicare dunque la sicurezza della carne anche per chi poi la potrebbe mangiare. Anche perché Essere Animali ha documentato l'assenza di lettiere nelle gabbie.
È importante però capire che queste pratiche non riguardano solamente l'allevamento di Cuneo dove l'associazione è riuscita a infiltrarsi, in seguito alla segnalazione di un ex lavoratore dell'azienda. Solo in Italia, vivono in queste condizioni circa 10 milioni di maiali. Cinquecento mila scrofe passano metà della loro esistenza rinchiuse in gabbie così piccole da impedirgli anche il minimo movimento.
La carne di questi animali finisce poi in diverse filiere che, sotto forma anche di eccellenze e prodotti DOP, arrivano fino alla tua tavola. Essere Animali attraverso la campagna SOS Pig ha lanciato una petizione rivolta alle aziende alimentari, ma anche tu poi fare qualcosa per contrastare gli allevamenti intensivi. Mangiando meno carne e prodotti derivati, seguendo ad esempio quanto prevede la dieta mediterranea, e cercando di acquistare direttamente da aziende piccole e biologiche.
Nonstante tutte le inchieste che hanno mostrato le condizioni terribili in cui vivono gli animali negli allevamenti intensivi e nonostante numerosi studi dimostrino che tutto ciò si ripercuote anche sulla nostra salute, non esiste ancora una legge efficace per contrastare queste pratiche. Sarebbe bene ricordarlo quando il governo impone divieti alla carne coltivata, sostenendo che lo fa per difendere salute e made in Italy.