Sull’Everest c’è una scia di batteri super resistenti: è stata lasciata dagli scalatori

Il passaggio dell’uomo lascia sempre delle tracce: possono essere impronte nel terreno, rifiuti o germi. Lo ha dimostrato uno studio dell’Università del Colorado che ha trovato germi intrappolati nei ghiacci dell’Everest, ovvero prove microbiche dell’impatto umano sulla natura.
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Valentina Rorato 31 Marzo 2023
* ultima modifica il 31/03/2023

Preservare l’ambiente è sempre importante e quando si fanno delle gite nella natura la prima regola è quella di non abbandonare i propri rifiuti. Lo sanno tutti, anche i bambini. Eppure il Monte Everest, montagna iconica per gli alpinisti, ha sviluppato una sfortunata reputazione come discarica per bombole di ossigeno vuote, tende a brandelli e tutto ciò che gli scalatori abbandonano durante il loro percorso. E, se questo non dovesse bastare, anche di germi.

I ricercatori dell'Università del Colorado hanno recentemente analizzato il terreno prelevato a circa 7900 metri sulla vetta più alta del mondo e hanno scoperto gli stessi batteri che potresti trovare in una classe della scuola materna o in un fazzoletto sporco. Secondo il loro studio, pubblicato sulla rivista Arctic, Antarctic, and Alpine Research, il DNA dei batteri Streptococcus e Staphylococcus è dormiente ma vivo, congelato nel ghiaccio e nelle rocce sui fianchi dell'Everest.

Questa ricerca è incredibile perché non solo evidenzia un impatto invisibile del turismo sull'Everest, ma espande anche quelli che erano ritenuti essere i limiti ambientali alla vita sulla Terra e su altri pianeti o lune ghiacciate. La maggior parte del Dna trovato nei campioni di suolo appartiene a microrganismi detti ‘estremofili‘, noti per la loro capacità di adattarsi a condizioni molto ostili, mentre l'organismo in assoluto più abbondante è risultato un fungo del genere Naganishia, che può resistere a livelli estremi di freddo e radiazioni UV.

Tra questi, però, i ricercatori guidati da Nicholas Dragone hanno rinvenuto anche microbi fortemente associati all'uomo: lo Stafilococco, uno dei più comuni batteri della pelle e del naso e lo Streptococco che si trova nella bocca. “C'è una firma umana congelata nel microbioma dell'Everest, anche a quell'altezza. Se qualcuno si è soffiato il naso o ha tossito, questo è ciò che è successo", ha affermato Steven Schmidt, ecologista microbico presso l'Università del Colorado Boulder e autore dello studio.  "Prevediamo che se campionassimo nelle aree più utilizzate dall'uomo sulla montagna potremmo trovare ancora più prove microbiche dell'impatto umano sull'ambiente". Sebbene non ci siano ripercussioni pericolose per la vita sulla proliferazione di germi sull'Everest, lo studio dimostra che alcuni microbi hanno la capacità di sopravvivere anche nelle condizioni più difficili. Questo può valere anche per il regno cosmico, poiché gli umani continuano a esplorare e cercare la vita su altri pianeti.

Fonte | Analisi genetica del microbioma congelato a 7900 m slm, sul Colle Sud del Sagarmatha (Monte Everest) pubblicato su Arctic, Antarctic, and Alpine Research il 16 febbraio 2023.

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