
Ci sconvolge più un quadro imbrattato o il quadro della situazione climatica? Questa è la domanda che il team di Ohga si è posto da quando sono iniziate le prime azioni di protesta di alcuni gruppi di attivisti ambientalisti.
Anche se le prove della crisi climatica in atto sono ormai evidenti, c'è ancora chi prova forti dubbi sugli effetti disastrosi che sta provocando in tutto il mondo e nel nostro Paese.
In mezzo a una moltitudine di persone, c'è chi partecipa agli scioperi per il clima, chi digiuna per protesta e chi ha deciso di compiere degli atti di disobbedienza civile non violenta, praticando dei blocchi stradali o utilizzando la vernice per macchiare i vetri che proteggono alcune opere da parte. Un gesto forte, che risveglia le coscienze delle persone, in positivo o in negativo. "Purché se ne parli", rispondono gli attivisti, che hanno ricevuto negli ultimi mesi un messaggio di sostegno anche dall'ICOM, il Consiglio Internazionale dei Musei, "la scelta dei musei come sfondo per queste proteste climatiche come testimonianza del loro potere simbolico e rilevanza nelle discussioni sull'emergenza climatica".
"Ma perché andare proprio nei musei?", questa è la domanda che molte persone si sono poste quando hanno letto la notizia delle azioni degli attivisti. Perché l'arte ha un legame più che stretto con la natura, pensa a tutti i quadri in cui vengono rappresentati dei paesaggi. E poi quelli più antichi, la Primavera del Botticelli, i Girasoli di Vincent Van Gogh o Il giardino dell’artista a Giverny di Claude Monet.
Ma perché teniamo più al nostro patrimonio culturale che a quello ambientale? Come proteggeremo le nostre opere d'arte in un mondo minacciato dal riscaldamento globale? Dobbiamo cominciare a fare un quadro della situazione e metterci nei panni degli artisti: a quale natura ci si può ispirare in piena crisi climatica? Cosa dipingerebbe un artista se vivesse oggi il cambiamento climatico?
Pensaci bene: sarebbe ancora possibile dipingere la bellezza della natura ai giorni nostri? Abbiamo quindi provato a ripensare alcune opere d'arte molto conosciute, per immaginarci come sarebbero state se avessero dovuto rappresentare il cambiamento climatico.
Ecco che il "Viandante sul mare di nebbia" di Caspar David Friedrich diventa il "Viandante sul mare di smog". Senza più la possibilità né la speranza di perdersi nell'infinito del paesaggio, il pittore romantico Caspar David Friedrich è costretto a rappresentare soltanto gas di scarico e polveri sottili. Secondo l'ultimo rapporto dell'European Environment Agency, durante il 2020 nell'Unione Europea il 96% della popolazione urbana è stato esposto a livelli di particolato fine superiori ai limit stabiliti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.
E che dire di questo inverno così anormale? È vero che in passato al sud Italia a qualcuno è venuta l'idea di farsi un bagno, sfidando la stagione, ma queste temperature ormai sono decisamente fuori i limiti. Pensa che a ottobre nel meridione alcune zone hanno toccato i 27°C, non proprio delle temperature normali. Ne avevamo parlato già in passato, quando ti avevamo avvisato che il 2022 è stato l'anno più caldo di sempre, dato confermato anche dal Cnr.
La temperatura media globale per il 2023 sarà compresa tra 1,08°C e 1,32°C al di sopra della media del periodo pre-industriale. Se il trend sulla temperatura dovesse confermarsi, allora sarà il decimo anno di seguito in cui le temperature superano i livelli pre-industriali di almeno 1°C.
Allora i Bagnanti ad Asnières di Georges Seuart diventano I Bagnanti a Novembre, con 27°C in una giornata un po' calda.
E che dire dei fenomeni di estinzione delle specie? Se un artista del futuro dovesse rappresentare "La dama con l'ermellino" di Leonardo Da Vinci siamo sicuri di poter ammirare ancora la bellezza di quest'animale? Ecco allora che il quadro diventa "La dama senza l'ermellino", a causa della sua molto probabile estinzione.
A confermare la rapidità di questo fenomeno è uno studio pubblicato su Biological Review, che afferma come negli ultimi 500 anni si sia verificata l’estinzione di circa il 10% di tutte le specie viventi. Tra queste, secondo uno studio pubblicato su PNAS, ci sono: Il rinoceronte di Sumatra, lo scricciolo dell’isola di Clarion. la tartaruga gigante spagnola, la rana arlecchino. Chi sarà il prossimo?
Quante volte ti abbiamo parlato di innalzamento del livello del mare? "Il quadro della situazione" è la campagna adatta per ricordarci quanto sia importante comunicare a più persone possibili la necessità e l'urgenza di pretendere un cambiamento dai nostri governi internazionali, a partire dal nostro. Questo perché siamo lo Stato che nel Mar Mediterraneo è, o meglio, dovrebbe essere il più interessato ad adottare misure per contrastare l'innalzamento del livello del mare. Secondo la Nasa infatti, tra 79 anni nel caso migliore l’innalzamento sarà di 30 centimetri mentre nel peggiore raggiungerà gli 80 centimetri.
Sei ancora sicuro di volertela prendere con chi manifesta, oppure vuoi fare insieme a noi un quadro della situazione?