
Il 2 luglio trona il Palio di Siena dell'Assunta, l'evento che ogni anno costringe i cavalli partecipanti a sfidarsi in una corsa estenuante. Sebbene sia lodata da molti come una tradizione antichissima, questa ricorrenza, così come qualsiasi altro palio, implica un costo in termini di sofferenza e dolore per gli animali inaccettabile. Sono diversi i motivi per cui dovremmo dire basta a usanze di questo tipo, noi ne abbiamo riassunti cinque
Come ogni 2 luglio, anche quest'anno torna il Palio di Siena dell'Assunta, la tradizionale corsa tra cavalli, che affonda le proprie origini nel lontano Medioevo.
Sebbene molti senesi rivendichino il valore culturale di questo evento come parte fondante dell'identità della città toscana, ogni anno questa gara ha un costo elevatissimo per i cavalli costretti a parteciparvi. Un costo, in termini di sofferenza e morte, che non siamo più disposti ad accettare.
Pur rispettando il valore delle tradizioni, infatti, crediamo che eventi come il Palio di Siena abbiano un tasso di rischio per la vita degli animali inaccettabile, oltre a incarnare una concezione del rapporto uomo-natura ormai superata, o, quanto meno, da superare.
Qui di seguito abbiamo riassunto cinque buoni motivi per cui dovremmo dire basta al Palio di Siena – e in genere agli altri palii – nella loro versione attuale.
"I palii – spiega la Lav – sono corse di cavalli spinti al massimo delle loro velocità su tracciati urbani caratterizzati da curve strette, a volte con presenza di spigoli (Palio di Siena), protezioni rigide, fondo asfaltato o lastricato".
L'intensità di queste corse estenuanti porta molto spesso gli animali a cadere e a infortunarsi. A volte anche in modo irreversibile: non di rado i cavalli che restano feriti nella corsa vengono poi abbattuti, lontano dagli occhi degli spettatori.
Secondo i dati indicati dalla Lav, a causa del Palio di Siena – che si svolge due volte l'anno, il 2 luglio e il 16 agosto – dal 1979 al 2015 sono morti circa 50 cavalli. Un dato che non tiene conto delle vittime degli ultimi anni.
Ovviamente non parliamo solo del Palio di Siena. Basta andare qualche giorno indietro nella cronaca nazionale per scoprire che nemmeno un mese fa, a inizio agosto, una cavalla è stata abbattuta dopo essersi infortunata durante la Giostra della Quintana di Ascoli Piceno.
Pur rispettando l'attaccamento che molti senesi hanno per questa tradizione, il Palio di Siena, come qualsiasi altro evento che implichi la presenza di animali, è una forma di sfruttamento, resa ancora più grave dall'assenza di una reale necessità per l'uomo.
Inoltre, le associazioni di animalisti hanno più volte denunciato la somministrazione nei cavalli di farmaci dopanti, come vasodilatatori, antidolorifici o broncodilatatori, per rendere migliori le loro prestazioni in gara.
Sempre la Lav segnala come proprio l'uso di questi farmaci renda spesso gli animali difficili da domare, con rischi anche per la sicurezza e la vita dei fantini che li montano.
Una delle ultime tragedie sfiorate risale allo scorso 25 aprile quando durante il Palio di Sant'Anselmo, a Bomarzo, nel Viterbese, un fantino, Rocco Betti, è caduto da cavallo ed è stato travolto dal cavallo che lo precedeva: fortunatamente la ferita alla testa che ha riportato non è stata mortale per lui.
Un altro motivo per cui dovremmo dire basta a eventi come questo risiede nella stessa concezione del rapporto uomo-natura di cui sono simboli.
Ormai la crisi climatica ci ha mostrato in modo innegabile come l'uomo abbia danneggiato forse in modo irreversibile il Pianeta e le specie viventi che lo abitano, assecondando l'idea per cui quest'ultimi non fossero altro che una sua proprietà da usare a piacimento. Non possiamo più permetterci di assecondare ancora quest'illusione.
Proprio alla vigilia del Palio la ministra del Turismo Daniela Santanchè ha dichiarato che sarà presente all'evento, definendolo "cruciale per l'economia di un territorio e per il turismo".
L'aspetto economico non può essere liquidato come superfluo, è vero, ma non si può pensare di sacrificare ogni altro aspetto sul l'altare del dio denaro.
Il rispetto della tradizioni conta, ma ci auguriamo che possa esistere un altro modo per onorarle, senza rinnovare ogni anno ciò che del passato ci fa meno onore.
(Scritto da Maria Teresa Gasbarrone il 16 agosto 2023;
modificato da Francesco Castagna il 2 luglio 2024)